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Berlino il capitale simbolico diventa asset economico -

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Berlino il capitale simbolico diventa asset economico - Foto

  • –Silvia Anna Barrilà

Berlino continua ad essere uno dei più importanti luoghi di produzione ed esposizione dell'arte contemporanea. Nel giro di 25 anni, dalla caduta del muro a oggi (il prossimo 9 novembre si festeggia l'anniversario con un'installazione luminosa lunga 12 km fatta di palloncini sospesi lungo quello che era il percorso del muro), la città è riuscita ad attirare un incredibile numero di artisti e gallerie: le stime parlano di 5.000 artisti (più di 9.000 se si includono designer e artigiani) e 400 gallerie, seppure il costante aumento del costo della vita e di affitti di case e atelier seguito alla diffusione della fama di Berlino come città creativa sta mettendo in difficoltà gli stessi artisti rischiando di allontanarli. Allo stesso tempo le gallerie, sebbene siano ammirate a livello internazionale (si pensi che sono al secondo posto per numero di presenze ad Art Basel dopo New York) non sono riuscite a sviluppare un mercato dell'arte in grado di dar da vivere a tutti questi player.

Di mercato dell'arte a Berlino si è parlato nei giorni scorsi in occasione della settimana dell'arte (Berlin Art Week, 16-21 settembre), che ha visto il susseguirsi di una lunga serie di appuntamenti in musei, fiere, gallerie e istituzioni. Per la prima volta se ne è parlato anche nell'ambito di una conferenza sul rapporto arte-finanza intitolata ArtFi, che si è svolta il 17 settembre nella sede del quotidiano Der Tagespiegel - una scelta coraggiosa quella delle fondatrici, le galleriste israeliane Shiri Benartzi e Aya Shoham, di portare la conferenza a Berlino dopo le prime due edizioni a Tel Aviv in considerazione della tendenza piuttosto radicata a Berlino di non parlare di mercato dell'arte. Da quando, infatti, il sindaco Klaus Wowereit l'ha definita "povera ma sexy" ("arm aber sexy"), la città ha fatto di questo ruolo uno strumento di self marketing. Come Isabelle Graw, docente di Teoria dell'arte e Storia dell'arte, ha spiegato in un saggio pubblicato di recente sulla rivista tedesca Texte zur Kunst, a Berlino l'apparente distanza dal mercato, l'identificazione della città con l'arte autentica e dell'artista con il bohemien trasgressivo sono diventate caratteristiche distintive del luogo che sono molto richieste nel mondo attuale, che esige creatività e flessibilità: "un capitale simbolico che diventa asset economico".

Questa apparente distanza dal mercato si riflette anche nel formato della fiera ABC - Art Berlin Contemporary, l'appuntamento centrale della settimana che si è concluso domenica con 28.000 visitatori (18-21 settembre). Le gallerie, infatti, non espongono all'interno dei classici stand, ma presentano opere di un solo artista distribuite liberamente nello spazio (un po' come all'interno della sezione Unlimited di Art Basel). Questo layout piace perché permette di concentrarsi su un singolo artista e l'ambiente risulta simile a quello di una mostra, ma d'altro canto fa talvolta dimenticare che si tratta di un'occasione commerciale. L'ABC, infatti, non è considerata tanto una fiera in cui si vende, quanto una fiera di presentazione e di scoperta dei nuovi talenti. Alcune vendite, comunque, ci sono state, seppure non per tutti, anche grazie ai prezzi contenuti che variavano tra le poche migliaia di euro e qualche decina di migliaia per le opere più grandi. L'immagine di una mostra di ricerca è indotta anche dalle regole di partecipazione: le gallerie presenti (solo su invito) spendono 4.000 euro per presentare un solo artista; in questo prezzo non sono incluse le pareti, che costano all'incirca altri 2.000 euro, per cui le gallerie tendono a presentare installazioni che sono, però, anche più difficili da vendere e più costose in termini di produzione e trasporto.

Ad ogni modo si tratta di un evento in cui la qualità cresce ogni anno e che attira anche collezionisti internazionali (seppure il Gallery Weekend a maggio sia considerato l'evento più importante e veramente internazionale). All'ABC di quest'anno hanno partecipato 111 gallerie con 115 artisti; tra gli artisti più affermati c'erano la coreana Haegue Yang presentata da Wien Lukatsch; il tedesco Christian Jankowski presentato da Lisson Gallery con una serie di neon da 18.000-22.000 euro e un lavoro sulla critica d'arte composto da recensioni mai pubblicate sigillate in bottiglie (30.000 euro per 83 piccole fotografie in ed. di 5 e 60.000 euro per le bottiglie, opera unica); Tobias Rehberger, ora in mostra al Macro, presentato da Neugerriemschneider con opere su carta e stampe a 2.000 euro al pezzo (secondo Artnet News); il fotografo irlandese Richard Mosse, noto per le sue fotografie a infrarossi dei gruppi ribelli in Congo, presentato da Carlier Gebauer (da 9.500 in su, sempre secondo Artnet News); Charlotte Posenenske, le cui sculture minimaliste presentate da Konrad Fischer www.konradfischergalerie.de e Mehdi Chouakri erano distribuite in più punti della fiera.

Tra gli emergenti, invece, c'era il giovane Benja Sachau, un artista che esplora i nessi tra scienza e mistica, tra scienza e teorie del complotto, presentato da Soy Capitán, (17.000 euro per un'installazione di grandi dimensioni); il fotografo e videoartista tedesco Sebastian Stumpf, presentato da Thomas Fischer, che compie azioni nello spazio urbano ed esplora il rapporto tra uomo e architettura (4.700-7.000 euro per il video e 2.400-3.000 euro per le fotografie); lo svizzero Karsten Födinger, presentato da RaebervonStenglin, www.raebervonstenglin.com che disloca strutture architettoniche in nuovi contesti; e Yves Scherer, di cui la galleria Guido Baudach ha presentato una statua Emma Watson realizzata con un complicato sistema di stampa in 3D con foto trovate su internet - un tema molto attuale dopo il discorso dell'attrice all'Onu e le minacce degli hacker nei suoi confronti.
Tra le italiane, infine, c'erano Brand New Gallery da Milano e Collicaligreggi da Catania con l'artista ungherese Tamás Kaszás, che esprime la sua critica sociale e politica attraverso l'architettura modernista (sculture per 5.000-6.000 euro).

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