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Inchiesta sul Polo fiorentino: garantiva un agente plurimandatario

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Inchiesta sul Polo fiorentino: garantiva un agente plurimandatario

  • –di Marlilena Pirrelli

Si svela il nome dell'agente assicurativo che ha garantito le opere in occasioni di trasporti all'estero per mostre ed esposizioni di opere del Polo museale fiorentino dal 2006 al 2013: è la CS Insurance Service sas di Ciullini Marco & C., società di intermediazione assicurativa con sede a Scandicci che opera con diverse compagnie italiane ed estere. Ciullini in quanto plurimandatario lavorava come un broker con diverse compagnie, tra cui Axa-Art e Synkronos Italia S.r.l. della Reale Mutua. Nel sito della società si scopre che collaborava nel settore delle assicurazioni di opere d'arte con diversi enti: i responsabili del Polo museale fiorentino nel 2008 e della Soprintendenza di Pisa e Livorno nel 2010 firmavano due lettere che autorizzavano Ciullini, attraverso la sua società, a proporre agli enti proprietari di opere nel territorio di competenza delle rispettive Soprintendenza a proporre convenzioni assicurative sul modello di quelle in essere nelle rispettive soprintendenze. Altre lettere di accredito venivano scritte dalla Soprintendenza di Modena e Reggio Emilia, dell'Opera di S. Maria del Fiore di Firenze, del Centro internazionale d'arte e di cultura di Palazzo Te. Insomma l'agente plurimandatario dimostra sul suo sito di essere più che conosciuto e accreditato nel settore ed elenca diversi musei e Soprintendenze come suoi partner.

Nel caso del Polo fiorentino però la compagnia di assicurazione, secondo l'accusa del pm Luigi Bocciolini, è stata scelta dalla Soprintendenza nel 2006 quand'era diretta da Antonio Paolucci e confermata successivamente dall'Acidini con affidamento diretto, violando il codice degli appalti, che prevede il ricorso a bandi di gara per somme superiori ai 40mila o, se la cifra non supera i 200mila euro, che vengano consultati almeno cinque operatori del settore. Da qui l'accusa di abuso d'ufficio ai due storici dell'arte. Sempre secondo l'accusa, tale disposizione sarebbe stata violata usando come "escamotage" il frazionamento degli importi. Oltre ad Acidini e a Paolucci è indagato il segretario del sovrintendente fiorentino e segretario del cda del Polo, Marco Fossi, nonché responsabile della Concessione temporanea in uso degli spazi museali e dell'Ufficio mostre.
In risposta a quanto accaduto oggi Paolucci ha voluto scherzare : "Ebbene sì, ho avuto un avviso di garanzia per un gravissimo reato, abuso d'ufficio. Ammetto la colpa e sono pronto a subire le conseguenze penali del mio atto. Sono sicuro che data la mia età avanzata non andrò in galera: sarò affidato ai servizi sociali come Berlusconi e spiegherò ai vecchietti la storia dell'arte". L'attuale direttore dei Musei Vaticani ha commentato così all'AdnKronos, l'avviso di garanzia ricevuto appunto per abuso d'ufficio nell'ambito di una inchiesta della Procura di Firenze per una convenzione assicurativa, a copertura della spedizione di opere d'arte all'estero, stipulata senza gara. Paolucci conclude la 'confessione': "Nella mia carriera ho avuto quattro avvisi di garanzia sempre per abuso d'ufficio e tutti sono finiti con l'archiviazione. Ritengo che anche in questo caso sia una stupidaggine. L'inquisitore evidentemente ritiene che possa essere stata superata la soglia di importo che obbliga ad indire una gara, ma io non ho firmato per degli importi, mi sono limitato ad avviare un rapporto a livello sperimentale con Axa-Art, numero uno al mondo nell'assicurazione di opere d'arte.

L'ho fatto alla vigila della pensione, se delle somme per singole operazioni hanno superato il limite questo è successo dopo, non è dipeso da me" aggiunge Paolucci che spezza poi una lancia per Cristina Acidini ("al di sopra di qualsiasi sospetto", dice), che ieri ha reso noto di avere rassegnato le dimissioni lo scorso 5 settembre e di essere in attesa della loro accettazione da parte del Mibact, specificando che la sua scelta non è in relazione alle indagini. "Se il magistrato ha dei dubbi non poteva fare altro che inquisirmi – ha proseguito Paolucci -, ma sono sicuro che depennerà la mia posizione, così come avverrà per Acidini che è al di sopra di qualsiasi sospetto di malversazione", che conclude: "la Acidini va via perché stanno disarticolando il Polo Fiorentino che io ho costruito e poi consegnato a lei".
Da parte sua l'Acidi oggi ha dichiarato di aver: "chiesto di poter entrare in quiescenza, di andare in pensione con un lieve anticipo rispetto alla scadenza anagrafica o contributiva. Avrei avuto ancora un anno di lavoro, ho chiesto solo di anticipare". La richiesta ha preceduto di circa 15 giorni la notifica giudiziaria. E attacca: «Mi si accusa di essere un'affarista, di condurre i musei in maniera manageriale, ma dalla parte politica si preferisce che i manager subentrino agli storici dell'arte. Ci vogliamo decidere?" si domanda a proposito della riforma di Franceschini. Così la soprintendente dimissionaria ha risposto a chi le ha chiesto se ci sia un nesso tra le sue dimissioni per le indagini sulla copertura assicurativa delle opere d'arte in prestito e le sue dimissioni, in polemica con la riforma voluta dei Beni culturali. «Si creano contrapposizioni anche un po' troppo drastiche, troppo rigide - ha aggiunto -. È vero che la riforma contiene elementi di grande interesse, come l'autonomia dei musei. Il museo italiano sottoposto ad un ufficio di coordinamento com'è la sovrintendenza ha meno visibilità, meno identità, meno risalto di quello che può avere un grande museo straniero e quindi è un adeguamento ad uno standard internazionale. Che poi questo accada in un ministero, provato dalle numerose riforme e anche dai mutamenti legislativi che sono stati in atto a partire dal 1998 e un ministero che sta vedendo purtroppo, contrarre le risorse umane e finanziarie, questo può avere degli effetti che si preannunciano abbastanza problematici".

"La mia richiesta di uscire dal servizio non significa affatto che non condivida la riforma. Quindi diffido dal far circolare interpretazioni improprie di questo mio gesto. Non c'è nessuna polemica e nessuna sfiducia nei confronti della riforma, ma la ragionevole proiezione degli effetti della riforma, la quale, se ci limitiamo al quadro fiorentino, poiché non sono interessata ad acquisire altre opportunità in altre città d'Italia, vede letteralmente scomparire la struttura, da me adesso guidata, del polo museale". Ai cronisti chi le hanno chiesto se delle dimissioni avesse parlato con il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, Acidini ha risposto di "no". Con la riforma recentemente approvata, "da quella che oggi è una competenza unificata, 24 musei in gestione diretta e la tutela territoriale del patrimonio della città di Firenze, si passerà ad una gestione - ha spiegato Acidini - che vede presenti non meno di cinque soggetti: Uffizi, Accademia, Bargello, Polo regionale, tutela territoriale. Non era mia intenzione candidarmi per un quinto delle responsabilità che, adesso ricopro interamente". Con la riforma ha aggiunto Acidini: "si conclude l'epoca dell'unitarietà delle gallerie fiorentine e della tutela, che ha visto protagonisti Giovanni Poggi, Ugo Procacci, Luciano Berti, Antonio Paolucci e, a conclusione di questo ciclo, me stessa".

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