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Londra, cresce l'attenzione per l'arte africana contemporanea

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Londra, cresce l'attenzione per l'arte africana contemporanea

  • –di Silvia Anna Barrilà

L'arte africana contemporanea è l'ultima frontiera inesplorata del mercato dell'arte, ma sembra non lo rimarrà ancora per molto. Cresce, infatti, non solo il collezionismo all'interno del continente, ma anche l'attenzione da parte di istituzioni internazionali, con musei come la Tate che hanno istituito commissioni per l'acquisizione dell'arte del continente.

Anche durante la settimana di Frieze l'arte contemporanea africana ha trovato spazio dal 16 al 19 ottobre a Londra per mostrarsi a collezionisti e curatori internazionali. Per la seconda volta si è svolta nella maestosa sede di Somerset House la fiera per l'arte contemporanea africana 1-54, organizzata da Touria El Glaoui, marocchina che ha iniziato la sua carriera come consulente nel wealth management prima di dedicarsi all'arte.

Hanno partecipato alla fiera 27 gallerie tra cui due italiane: Primo Marella di Milano, specializzato in arte extra-europea, e A Palazzo Gallery di Brescia, che ha presentato fotografie dell'angolano vincitore del Leone d'oro all'ultima edizione della Biennale di Venezia Edson Chagas (6.000 euro per una fotografia in edizione 1/3+2 della serie “Found Not Taken”), all'interno di una scenografica installazione con sacchi e fotografie di Ibrahim Mahama (5.000 euro per fotografie in edizione 1/3+2).

Altre gallerie africane hanno presentato artisti africani sia emergenti che affermati le cui opere mostrano una continua tensione tra innovazione e tradizione, sia nell'estetica che nella scelta dei mezzi espressivi. I prezzi andavano dalle poche migliaia di euro a qualche decina di migliaia di euro. Per esempio Galerie Cécile Fakhoury di Abidjan in Costa d'Avorio ha presentato opere di Vincent Michéa, francese che vive a Dakar dagli anni 80 e da un paio di anni ha affiancato la pratica del collage alla pittura (6.000 euro per un dipinto, 14.000 per un'installazione, 1.200 euro per un collage), e fotografie di François-Xavier Gbré della Costa d'Avorio, che fotografa architetture africane prive della presenza dell'uomo (3.850 euro per un'opera in edizione di tre e dimensioni 100 x 150 cm). “Da quando ho aperto due anni fa ho potuto osservare una crescita del mercato dell'arte, anche se non troppo veloce” spiega la gallerista Cécile Fakhoury. “I collezionisti sono pochi ma in aumento; quelli della mia galleria sono giovani che viaggiano e osservano il mercato dell'arte all'estero e lo alimentano in patria. Ma ci sono anche stranieri di passaggio e poi le vendite su internet”.

Il famoso gallerista André Magnin ha portato opere di vari artisti tra cui il più recente dipinto di Chéri Samba, padre della scuola congolese, con un prezzo di 60.000 euro; un dipinto del giovane JP Mika, che si muove proprio sulle orme di Samba e dipinge su vecchie tappezzerie per 5.000 euro; e poi fotografie di Omar Victor Diop, un giovane che con le sue fotografie vuole cambiare l'immagine dell'Africa propagata dai media tradizionali. Le sue fotografie della sua prima serie “Studio Vanities” quotano 3.000-4.000 euro per il grande formato in edizione 1/5; quelle della seconda serie “Diaspora” quotano 5.000-6.000 euro per il grande formato in edizione 1/8. André Magnin ha iniziato la sua galleria nel 2009 dopo aver lavorato a fianco del famoso Jean Pigozzi, paparazzo e collezionista, nella costruzione della sua collezione di arte africana contemporanea.

L'impulso ad aprire la galleria è venuta dal fatto che allora il mercato dell'arte africana era ancora sottovalutato; da allora Magnin ha notato un notevole incremento dell'interesse e dei risultati, anche in asta. Per esempio, il 7 ottobre si è tenuta da Piasa a Parigi un'asta da lui curata che ha riportato risultati superiori alle aspettative.


Un'altra occasione di avvicinarsi all'arte africana è stata offerta negli stessi giorni di Frieze e 1-54 dal giovane collezionista nigeriano con base a Londra Theo Danjuma, 28 anni, figlio del Generale Danjuma (già ministro della difesa e multimilionario con interessi nel petrolio, trasporti e immobiliare), che ha esposto al pubblico una parte della sua collezione di 400 opere raccolte dal 2008 a oggi con il supporto della Galleria Stevenson all'interno di una casa affittata a Fitzroy Square (fino al 28 ottobre).

Tra le opere c'erano artisti africani ma anche internazionali e rappresentanti delle tendenze “post-internet”; tra i nomi spiccano Neil Beloufa, Timur Si-Qin, Moshekwa Langa, Klara Liden, Simon Denny, Matias Faldbakken, Ernest Mancoba, Julie Mehretu, Lynette Yiadom-Boakye e Danh Vo. È solo un'anticipazione del museo privato che aprirà a Lagos nella primavera del 2016 all'interno del Wheatbaker, un prestigioso boutique hotel della megalopoli africana.

E come Theo Danjuma sono sempre più numerosi i collezionisti che aprono musei privati in Africa; sempre nel 2016 aprirà a Città del Capo il museo privato d'arte contemporanea di Jochen Zeitz, storico amministratore delegato della Puma. Si chiamerà Zeitz Museum of Contemporary Art Africa (Zeitz MOCAA) e si troverà nel V&A Waterfront, sito turistico nel cuore del porto che accoglie 24 milioni di visitatori all'anno. Lo stesso V&A Waterfront ha investito nel progetto più di 35 milioni di euro (500 milioni di Rand sudafricani) con lo scopo di creare una destinazione culturale.

Ma anche in Italia sarà presto possibile vedere una collezione di arte africana contemporanea, e cioè quella di Luciano Benetton. A Roma dal 20 novembre all'11 gennaio al Museo Carlo Bilotti, nell'antica aranciera di Villa Borghese, saranno esposte più di 2.000 opere provenienti da 16 paesi africani, parte del progetto “Imago Mundi” promosso da Luciano Benetton e dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche. Si tratta di una collezione di opere d'arte provenienti da tutto il mondo accomunate dal formato 10x12 cm. Una sorta di ritratto globale (ora include 50 paesi, ma saranno 100 entro il 2015) che, grazie al formato, è in grado di viaggiare in tutto il mondo e mettere in dialogo le culture.



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