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W.A.G.E. come cambia il sistema di remunerazione degli artisti contemporanei nei musei, a partire dagli Usa

  • –di Sara Dolfi Agostini

L'arte è passione per chi la fa, ma questo ci autorizza a non pagarla come ogni altro lavoro? È consuetudine diffusa nelle istituzioni non farlo, ritenendo che gli artisti siano compensati da un ritorno d'immagine o dalla produzione di un'opera. Ma un gruppo di attivisti di New York riuniti sotto l'acronimo W.A.G.E. (Working Artists and the Greater Economy) non la pensa così e il 6 ottobre, dopo sei anni di lavoro, ha lanciato sul proprio sito, http://wageforwork.com/, una piattaforma per consentire alle istituzioni no profit americane di calcolare quanto dovuto all'artista coinvolto in mostre personali, collettive, performance o seminari. W.A.G.E., inoltre, si propone di certificare le istituzioni che soddisfano i requisiti, e il primo spazio a essere stato certificato per il 2014 è lo storico Artists Space http://artistsspace.org/ di New York, che ha accompagnato W.A.G.E. nella sua avventura. Ma quali sono i criteri del calcolatore? E quanto vale il lavoro di un artista? I conti sono presto fatti, perché W.A.G.E. ha messo online una rielaborazione grafica del foglio di lavoro excel su cui ha studiato ed elaborato il progetto. ArtEconomy24 ne ha parlato in esclusiva con la coordinatrice, l'artista Lise Soskolne.

Quali sono i parametri che avete usato per il calcolatore?
Il calcolatore è stato costruito a partire da un grande documento excel, con righe e colonne nelle quali si esprime quale sia il salario da retribuire all'artista come percentuale dei dati istituzionali inseriti. Il principio è fornire uno spaccato della situazione e offrire la possibilità di confrontare scenari diversi. Per fare ciò siamo partiti da un documento che tutte le istituzioni non profit in America compilano annualmente, il documento fiscale 990, dove sono raccolti i dati su come le istituzioni amministrano e spendono redditi propri e donazioni. Molti di questi numeri sono comuni, chiari, inequivocabili e, tra questi, ci sono lo stipendio del dipendente di grado più alto, cioè il direttore, e le spese operative totali, che essendo costi correnti dell'anno non includono il valore di asset come la collezione o l'edificio di proprietà.

Perché non avete guardato direttamente ai costi della programmazione artistica?
Tale scelta avrebbe portato due problemi: il primo, quella somma non è identificabile in modo chiaro nel documento fiscale 990, ed è nostra intenzione far sì che il calcolatore si basi su numeri pubblici, facilmente accessibili da chiunque. La seconda complicazione deriva dal fatto che usare quella cifra significa incentivare la produzione di mostre con budget importanti, perché dal costo della mostra deriva il valore del compenso per l'artista. Ciò non poteva funzionare, perché sarebbe stato un incentivo a produrre mostre di un certo tipo, ad alto livello di capitale, ed è consuetudine che siano le gallerie a supportare questo tipo di costo. Volevamo che il calcolatore non avvantaggiasse questi meccanismi.

Volendo fare qualche esempio?
Se l'istituzione in questione ha costi operativi inferiori a 500.000 $, ad esempio Participant Inc. www.participantinc.org che si attesta su 267.442 $ e paga il direttore 23.218 $, il valore economico minimo da corrispondere all'artista per una mostra personale è di 1.000 $, e via crescendo fino a 10.000 $ se l'istituzione è il Metropolitan Museum of Art, con 462 milioni di $ di costi operativi e stipendio massimo di 880.000 $.

Cosa non include questa cifra?
Non include la copertura da parte dell'istituzione dei costi base di programmazione e dei servizi, neanche le produzioni – che si negoziano di volta in volta con l'artista – o il trasferimento di proprietà delle opere d'arte realizzate ad hoc. Il compenso all'artista calcolato con W.A.G.E. rappresenta una cifra separata e distinta da tutto: il suo pagamento corrisponde al tempo e al lavoro necessario per la produzione di opere d'arte dal momento in cui l'artista avvia un rapporto lavorativo con l'istituzione che lo ha invitato. Ciò include anche molto tempo speso in attività di tipo burocratico e amministrativo.

Molte istituzioni compensano il lavoro degli artisti producendo le loro opere in mostra. Cosa ne pensi di questo sistema assai diffuso?
Il principio fondante del progetto di W.A.G.E. www.wageforwork.com è definire il lavoro artistico in termini di servizi e contenuto, e non per il suo valore speculativo. Quindi, se come istituzione copri il costo della produzione, devi chiederti come scoraggiare la produzione di opere ad alto livello di capitale. Infatti, se da un lato il loro valore economico andrà a beneficiare l'artista nel tempo presente, in un tempo futuro in cui l'opera entrerà in un circuito commerciale, quel valore sarà sottratto al prezzo dell'opera se la galleria ha supportato il costo iniziale, in una logica di ritorno sull'investimento. Questo tipo di riflessioni sono state intensamente dibattute dagli artisti associati a W.A.G.E.

Quanti artisti, curatori, musei e centri d'arte sono parte della coalizione, oggi?
La pagina del nostro sito dedicata alla coalizione rappresenta un gruppo di persone che ha deciso di supportare pubblicamente la nostra iniziativa. Da quando l'abbiamo ristrutturata, sono stati in molti a iscriversi, e da quando abbiamo lanciato il calcolatore lo scorso 6 ottobre, abbiamo raggiunto la quota di 788 iscritti. Per noi è importante che gli altri si sentano investiti, coinvolti in quello che facciamo, e W.A.G.E. può rappresentare, in potenza, moltissime persone. Dopotutto W.A.G.E. è nato come un gruppo di attivisti, e ancora oggi ci consideriamo così: abbiamo un coordinatore, che sono io, e un board molto coinvolto (con artisti come Doug Ashford e Andrea Fraser, ndr), che propone, svolge attività editoriali e partecipa in modo non gerarchico alle attività.

Come sostenete il vostro lavoro?
Fino a oggi i nostri introiti provenivano da pagamenti per conferenze, workshop, articoli e molto lavoro è stato donato. Adesso abbiamo lanciato una campagna di fundraising da 75.000 $ fino al 25 novembre su causevox.com al link http://wages4wage.causevox.com/ per strutturare il lavoro dei prossimi anni (e tra i sostenitori ci sono artisti sulla cresta dell'onda come Wade Guyton, ndr).

Quali sono i prossimi passi?
Il lancio del calcolatore ha coinciso con la nostra prima certificazione del 2014 data ad Artists Space. Attualmente abbiamo aperto un dialogo con numerose istituzioni newyorkesi e non, da Houston a Miami. Sono in molte a voler essere certificate, ma la grande sfida sarà certificare i grandi musei internazionali, che sono i più resistenti al cambiamento perché non hanno bisogno di compensare gli artisti per il loro lavoro: posso offrire esposizione mediatica in cambio.

Avete introdotto un'altra colonna portante del progetto W.A.G.E. : la certificazione è annuale, giusto?
Sì. È un modello complesso ma molto interessante perché guarda al passato, al presente e al futuro della vita delle istituzioni non profit. Dopotutto, questa è la natura del budget, non si può certificare un soggetto oggi e per sempre.

Avete intenzione di collaborare anche con l'Europa?
Nel 2012 abbiamo svolto un viaggio di ricerca in Europa e, in particolare in Gran Bretagna: tra le varie tappe, abbiamo presentato il progetto a Glasgow alla Scottish Artist Union, e tentato la nostra prima certificazione su invito del festival Steirischer Herbst a Graz. Ai tempi avevamo appena cominciato a lavorare sulla certificazione e il lavoro si rivelò più difficile del previsto perché il Festival è un'istituzione molto vasta e multidisciplinare. Inoltre, il Festival include le arti performative, che rispondono a canoni diversi di produzione, e in Europa c'è un complesso sistema di tassazione per le no profit. Per questo, ci siamo limitati a certificare la manifestazione di arti visive Truth is Concrete, sempre a Graz, e abbiamo deciso di orientarci esclusivamente sulle compensazioni “non monetarie” per l'artista, quindi la copertura delle spese di partecipazione, viaggio e soggiorno. Il nostro lavoro poi è stato presentato durante una maratona di una settimana di talk e scambi con gli altri artisti invitati.



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