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I ciceroni del mercato dell'arte nel nuovo libro «Guida al mercato…

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I ciceroni del mercato dell'arte nel nuovo libro «Guida al mercato dell'arte moderna e contemporanea» di Chiara Zampetti Egidi

  • –di Marilena Pirrelli

L'esperienza dei protagonisti rende meno difficile l'accesso al sistema dell'arte. La nuova “Guida al mercato dell'arte moderna e contemporanea” di Chiara Zampetti Egidi, edita da Skira - attraverso le testimonianze di galleristi internazionali, direttori delle principali case d'aste, direttori di musei e fiere, curatori, art advisor indipendenti, esperti e battitori delle case d'asta, collezionisti e art advisor di grandi banche - svela i meccanismi opachi e le regole non scritte del mercato dell'arte. Oggi la presentazione del libro alle 19 al Pac di Milano, in via Palestro 14.
Da dove sei partita? Qual era il tuo punto di osservazione?
La mia ricerca sul ruolo del mercante è stata fatta alla School of Management del Royal Holloway College, University of London per un dottorato: ho fatto circa una ventina di interviste anonime, di persona, che duravano da un'ora ad un'ora e mezza con mercanti e galleristi internazionali e altri operatori del settore. Garantire l'anonimato mi ha permesso di ricevere informazioni più sincere e avere informazioni che di solito non vengono lasciate trapelare. Nel libro ho riportato solo una di queste interviste ad un ‘gallerista anonimo' che parla del perché opere non valide possono vendere comunque bene sul mercato.
Sei consulente e critica specializzata nel mercato dell'arte, dalle Marche sei arrivata a Londra a fine anni '90, all'Art Loss Register, dove ti sei occupata della ricerca e restituzione di opere d'arte rubate, illecitamente esportate e razziate. Dal 2004, in qualità di consulente, lavori per collezionisti privati e clienti istituzionali; dal 2005 al 2008 insegni al Master in Art Business del Sotheby's Institute of Art. Laureata in Storia dell'arte all'Università degli Studi di Firenze, hai proseguito gli studi al Courtauld Institute of Art e al Birkbeck College di Londra. I tuoi articoli sono pubblicati, tra gli altri, da ArtEconomy24 su “Il Sole 24 Ore”, da “The Art Newspaper” e “Art in America”. Dopo tanti studi ed esperienza in presa diretta, hai deciso di scrivere un libro utile a chi non sa niente e a chi già si interessa sotto diversi aspetti al settore?
La mia esperienza personale, dopo più di 20 anni all'Art Loss Register, in galleria e come consulente per clienti privati e istituzionali nella gestione, acquisto e vendita di opere in collezioni, soprattutto di arte contemporanea, mi è servita per scrivere questo libro che aiuta a navigare in un mercato difficile.
Osservi questo mondo da tempo, com'è cambiato?
Ho cercato di raccontare come il mercato è cambiato, dalla fine degli anni ‘90 quando ho iniziato a lavorarci, sino ad oggi con una grande partecipazione alle aste. Il mercato è globale, non più concentrato sull'Occidente come dieci anni fa. Oggi la Cina ha un turnover d'asta da numero uno, i nuovi collezionisti hanno ampia liquidità e i volumi di scambio lo dimostrano; proliferano fiere e gallerie che aprono in sedi diverse.
Come sta cambiando il ruolo delle case d'asta?
In asta prima ci andavano i mercanti e pochi collezionisti, oggi la casa d'asta ha preso il ruolo del mercante fa mostre nei propri spazi con gallerie ad hoc (Sotheby's S|2) o portano direttamente gli artisti in asta senza mediazione (il caso di Hirst ha fatto storia, ndr) e anche giovani a inizio carriera. E poi stanno crescendo le sezioni di private dealing, importanti per le case d'asta.
L'Italia è un caso a parte…decollerà mai il mercato?
Il caso italiano è singolare: c'è un forte interesse per l'arte italiana post-war, gli artisti dell'arte Povera, Manzoni a Castellani, però il mercato si chiede cosa succederà, vista la rigida politica sulle esportazioni (la notifica d'interesse nazionale per opere con più di 50 anni e il blocco della loro circolazione).
I prezzi di Manzoni sono saliti nelle ultime aste, ma cosa succederà a queste opere quando rientreranno nel vaglio delle opere che non possono essere più esportate? Crolleranno i prezzi? Di certo i prezzi dell'arte italiana salirebbero se ci fosse libera esportazione. Del resto molti collezionisti italiani hanno residenza anche a Londra e lì comprano, bypassando i controlli e importando temporaneamente in Italia o lasciando all'estero le opere. Insomma oramai è diventato ineludibile rivedere le politiche fiscale per non perdere business.
Qual è la figura più importante del mercato?
Il gallerista, perché non è solo colui che vende. Ha un ruolo fondamentale per la gestione della carriera di un artista, perché ha anche tanti rapporti con le istituzioni pubbliche. Spesso le mostre di un museo o di uno spazio no profit nascono da un'idea di un gallerista che grazie all'aiuto dei collezionisti più grandi dell'artista o dei mecenati si accolla lo sforzo economico. Non è un'operazione di un singolo, spesso è un lavoro di gruppo. Del resto il prezzo di un artista sale quando c'è comunione di interessi di un gruppo composto da galleristi, curatori e collezionisti. E ora osserviamo sempre più convergenza tra pubblico e privato: sono settori che s'intersecano sempre più con persone che dal settore pubblico passano al privato e viceversa (non in Italia, ndr).
Che ruolo ha l'online? Rischia di disintermediare le gallerie?
Sono mercati diversi che si completano ma non si danno fastidio. Artsy, ad esempio, è sostenuto da galleristi come Gagosian che si è reso conto che è un mezzo che non si può ignorare, gli permette di ampliare il mercato, di raggiungere clienti in altri continenti come in Cina per esempio. Del resto chi entra nel settore online è attento a non tagliare fuori i galleristi, anzi di offrire un servizio in più: sul web si possono comprare le opere che vengono dalle gallerie e il gallerista a sua volta può conoscere chi ha cliccato sulla sua opera.
Altre figure di mercato in ascesa?
I fondi di investimento in arte stanno prendendo piede, anche se in Cina l'anno scorso l'aumentata regolamentazione ha segnato una battuta d'arresto. Siamo in una fase di cambiamento e in molti si domandano come si riuscirà a combinare il linguaggio della finanza e con quello dell'arte.
La finanza è in grado di offrire nuovi servizi ad hoc per l'arte?
Ci sono tante nuove compagnie indipendenti che offrono prestiti a fronte di opere d'arte in garanzia; tuttavia Suzanne Gyorgy, Global head of art advisory & Finance di Citi Private Bank - i primi a concedere prestiti su arte - consiglia di essere molto cauti perché abbiamo osservato artisti che vanno di moda un anno e l'anno dopo crollano sul mercato. Ci sono anche i primi tentativi di art exchange, ma nessuno mi sembra molto operativo…
Le case d'asta negli anni del boom si sono bruciate con le garanzie, ma adesso le ripropongono?
Nel 2008 le case d'asta hanno perso enormi somme garantendo la vendita di opere, per assicurarsene la consegna, che sono invece andate invendute. In quegli anni di crisi, fino al 2010, la pratica delle garanzie è praticamente scomparsa per poi tornare, ma con una strategia diversa: non è più la casa d'asta che rischia direttamente, ma è una terza parte a fungere da garante. Sono state mosse delle critiche alla pratica delle garanzie da parte di terzi: non permettono completa trasparenza neanche nel mercato dell'arte in asta e portano asimmetria di informazioni tra i potenziali compratori. Se chi fornisce la garanzia offre in asta per la stessa opera su cui ha un interesse finanziario, e di solito questo è il caso, avrà informazioni in più rispetto a qualsiasi altro offerente in sala o ai telefoni, conoscerà per esempio quale è il prezzo di riserva, cioè il prezzo minimo a cui quell'opera verrà venduta. Inoltre se sarà il garante a vincere l'opera, è come se comprasse l'opera ad un prezzo scontato, andrà quindi a pagare per questa un prezzo inferiore a quello pubblicamente annunciato. I sostenitori delle garanzie, invece, ritengono che queste rendano il mercato più liquido, oltre a dare una sorta di assicurazione a chi vende.
Anche quando è la casa d'asta a garantire, ci sono conflitti di interesse: potrebbe infatti favorire un lotto dove ha dato la garanzia a scapito di un altro dove non ha dato garanzia. I prezzi in asta sono considerati trasparenti, l'espressione di un mercato visibile, ma in realtà sono molti i modi un cui i prezzi possono essere manipolati e le garanzie sono solo uno di questi. I risultati del mercato dell'arte non sono dovuti solo da meccanismi di domanda e offerta, la realtà è molto più complessa.


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