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Il mercato dei gioielli è globale e ha scambi vivaci tutto l'anno. Christie's (che si avvale di un team di 16 esperti a livello mondiale) ha battuto nel corso del 2013 gioielli e pietre preziose per un valore di 675 milioni di dollari, mentre i record si rincalzano da Londra a New York a Hong Kong. Qui, lo scorso 7 aprile, Sotheby's ha aggiudicato la collana più cara del mondo. La indossava nel 1933 Barbara Hutton quando, al braccio del suo primo marito, il principe Alexis Mdivani, entrava al Metropolitan Opera House di New York. È un filo di ventisette perle di giadeite verde brillante e trasparente, lungo più di mezzo metro, con un fermaglio di rubini, taglio a diamanti baguette, montato in platino e oro giallo 18 carati, manufatta a Parigi da Cartier e venduta per più di 22 milioni di euro (214.040.000 Hkd), si ipotizza a un mandarino cinese del terzo millennio.
Nel comparto dei preziosi non ci sono soltanto diamanti, rubini, smeraldi, zaffiri e perle barocche; tra gli esemplari più richiesti si trovano i gioielli di altissima arte orafa, prodotti in stili e fogge diversi nel corso del Novecento dalle più quotate maison europee. Tra queste spicca per inimitabile maestria Buccellati, un'azienda familiare ancora tutta italiana, fondata a Milano nel 1919 da Mario Buccellati (1891-1965), dopo aver rilevato la bottega degli orefici Beltrami e Besnati.
A ricordare un secolo di arte orafa, da Mario a Gianmaria Buccellati (classe 1929), si è inaugurata pochi giorni fa a Firenze, proprio nel Museo degli Argenti di Palazzo Pitti, una mostra spettacolare: «I Tesori della Fondazione Buccellati». Voluta da Cristina Acidini, ex soprintendente al Polo Museale, la mostra sigla un accordo stipulato fra la Fondazione Buccellati e il ministero dei Beni culturali, in base al quale 32 capolavori disegnati da Mario e Gianmaria saranno conservati a Pitti, con la formula del comodato e andranno ad arricchire la nuova sezione del gioiello contemporaneo del Museo degli Argenti, diretto da Maria Sframeli.
Aperto fino al 22 febbraio 2015 l'evento espositivo, di grande fascino e rilevanza storico-artistica, racconta la storia di una stirpe di gioiellieri raffinati, le cui creazioni passano di mano alle aste o alla grandi kermesse internazionali per cifre da 3mila euro a 300mila euro, quanto costava, ad esempio, una spilla (o pendente) a forma di dragone, disegnata da Gianmaria Buccellati e presentata al Tefaf di Maastricht nel 2012 come una scultura-gioiello, il cui corpo era composto da sei perle barocche naturali e la coda, arrotolata, era fatta di diamanti gialli, come la cresta e il lungo collo.
In mostra a Firenze, dunque, sono oltre cento opere, tra esemplari di argenteria, oreficeria e gioielli lavorati a "tulle" o a "nido d'ape", vero segno distintivo di Casa Buccellati, in cui la finezza del traforo è esaltata dall'incastonatura dei brillanti e delle pietre preziose. Apprezzato dai membri delle case regnanti, da pontefici e da uomini di cultura come Gabriele D'Annunzio (che alle sue amanti donava splendidi gioielli) un esemplare Buccellati supera in bellezza il mondo della natura, alle cui forme attinge per creare fiori e animali fantastici. Ed è proprio il genere "animalier" a caratterizzare il trend del gioiello contemporaneo in asta il 16 dicembre sia a Londra da Sotheby's, che a Milano da International Sale.
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