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In Primo Piano

Pubblichiamo la prefazione di Salvatore Settis al volume di Rosa Calderoni Masetti dal titolo Arti in dialogo. Studi e ricerche sul Duomo di Pisa, edito da Franco Cosimo Panini Editore (Modena, 2014, pagg. 264, € 35,00) Fedele alla sua città, anche negli anni in cui ha insegnato a Genova che ne fu rivale Anna Rosa Calderoni Masetti non ha mai smesso di pensare a Pisa. Al contrario, ha puntato molte carte sui rapporti culturali tra Pisa e Genova, raccogliendo pensieri, dati e ipotesi intorno al nome di un grandissimo artista pisano attivo anche a Genova, Giovanni figlio di Nicola, o della coppia imperiale Arrigo VII (sepolto a Pisa) e Margherita di Brabante (sepolta a Genova), ma parlando anche di Bronzi islamici fra Genova e Pisa. L'Italia dei Comuni e delle sanguinose contese dei mercati e del potere si mostra così anche il teatro di una vastissima, minuta trama di rapporti artistici e culturali, che si spinge fino al Vicino Oriente.
Gli studi che il suo nuovo libro ripropone sono incentrati sul Duomo di Pisa, prodigiosa macchina architettonica e liturgica dove ogni pietra è intrisa della storia politica, culturale e religiosa della città; e anzi molte di quelle pietre parlano parole umane con le altisonanti iscrizioni che esse ancora ostentano, potente congegno mnemonico ancora attivo malgrado il nostro sguardo troppo spesso distratto. «Architettura viva», come ha scritto il padre Severino Dianich nell'intensa prefazione al libro: viva per la funzione liturgica dell'edificio niveo de marmore, ma anche per il suo nesso fortissimo con la memoria, l'esperienza e le ambizioni di una città sospesa fra la perpetua nostalgia dell'impero e le opzioni di una realpolitik sintonizzata sulle ragioni dei mercati, delle rotte marittime, degli instabili equilibri con le potenze rivali.
Archivio della pace e della guerra, della politica e della fede, dell'effimero e del perenne, la cattedrale pisana fu davvero, come nel titolo di uno dei saggi raccolti nel volume, un prodigioso e vastissimo Concerto d'arti, dispiegando «opere che costituivano un contesto unitario» e che mediante «i legami inevitabili che i vari manufatti, rispondenti a tecniche diversificate, presentavano fra di loro, offrivano all'osservatore un'occasione più ampia, spesso più approfondita, di approccio e di riflessione». Di quel coerente contesto, di quella «rete o griglia di riferimenti significativi», resta ormai ben poco, solo «frammenti di un insieme che oggi è difficile ricostruire». Ma la forza e l'attrazione degli scritti raccolti nel volume è proprio nella presenza continua di questo contesto, che anche quando non venga espressamente ricostruito o richiamato risulta evidente sullo sfondo, come una sorta di necessario basso continuo: ispira i singoli contributi, anima le proposte attributive e interpretative, invita a ricollocare ogni frammento entro un ambito plausibile.
Anna Rosa Calderoni Masetti ha sempre presente l'intera trama delle relazioni e dei rapporti di significato e d'uso, e anche quando manchino sufficienti certezze interpreta ogni dato, ogni oggetto d'arte alla luce di un insieme da presupporsi nelle sue linee generali anche quando la documentazione sia carente. È in un tal quadro che prende senso e spessore, per esempio, il suo discorso sul pergamo di Guglielmo migrato nel primo Trecento dal Duomo di Pisa a quello di Cagliari, o quello sul tabernacolo marmoreo con due "angeli" che fino all'incendio del 1595 era posto al culmine della facciata della cattedrale pisana.
Perciò è così importante, per l'autrice ma anche per i suoi lettori, sceverare in quella facciata celeberrima quanto sia ancora autentico e quel che invece risale a restauri del secolo XIX; perciò è vitale "fare e disfare" idealmente la tessitura della facciata, cercando di leggervi le varie fasi che attraversarono e modificarono la Cattedrale, per così dire dalla diretta attività di Buscheto all'incastro solenne e postumo del suo sepolcro (un sarcofago romano riutilizzato) nel paramento di facciata, dove ancora lo vediamo. Perciò è così cruciale l'interpretazione degli Exultet non solo alla luce del palese trapianto a Pisa di consuetudini liturgiche dell'Italia meridionale, ma tenendo presente soprattutto l'orizzonte culturale entro il quale importare un manufatto forestiero non bastava, ed era opportuno allestire un rotolo tutto pisano (l'Exultet nr. 3, qui indagato), come paleografia ed iconografia rendono chiaro.
Liturgia e arte, attribuzioni e iconografie, devozione del popolo e calcoli politici della Repubblica pisana, committenza di arcivescovi che, accoppiando alla mitria pisana il titolo di patriarca di Costantinopoli, incarnavano al tempo stesso gli orizzonti della politica e dei mercati di Pisa e un tentativo di unione delle Chiese. Su questi sfondi amplissimi, ora solo presupposti o richiamati, ora invece descritti più da vicino, la minuta attenzione al dettaglio di cui Anna Rosa Calderoni Masetti dà prova a ogni pagina si iscrive come un rado ma preciso commento, intriso di una "naturale" inclinazione archeologica, quella di chi è pienamente consapevole della frammentarietà del «concerto d'arti» da ricostruire nella mente. Come trama e ordito, la molteplicità degli oggetti d'arte richiamati (dal grande della Cattedrale al piccolo dei suoi arredi) e la pluralità dei metodi d'indagine adottati si compongono in ordinato intreccio, e disegnano una sorta di discreta e intensa autobiografia di una studiosa che, tra Pisa e Genova, con la ricerca e con l'insegnamento, ha molto contribuito all'avanzamento delle conoscenze e alla posizione dei problemi. Dobbiamo esser grati all'editore Franco Cosimo Panini, a cui già si deve il volume di «Mirabilia Italiae» dedicato al Duomo di San Lorenzo a Genova (curato nel 2013 proprio da Anna Rosa Calderoni Masetti, con Gerhard Wolf), per aver pubblicato questo libro rimettendo in circolo lavori già pubblicati in sedi disparate. Che esso compaia nel 950º anniversario della fondazione del Duomo di Pisa (a cui nel 1995 fu dedicato un altro volume di «Mirabilia Italiae», curato da Adriano Peroni) è più di una coincidenza, e anzi dà alla ripubblicazione di questi studi il valore non solo di un omaggio all'autrice, ma di stimolo per ulteriori ricerche.
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