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In Primo Piano

L’ampia scelta di disegni veneziani della National Gallery di Washington si dirama in una decina delle sale espositive del Museo Correr e contempla quattro secoli di produzione grafica autoctona e circonvicina, con l’aggiunta di una lunga coda, interessante ma un po’ pletorica, di fogli di artisti stranieri che subirono l’incanto di Venezia nell’Ottocento. Dato che il pubblico è poco avvezzo a soffermarsi sui disegni, preferendo la pittura, forse sarebbe stato accorto sfoltire il complesso, mettendo in migliore evidenza i capolavori, che pure sono numerosi.

La formazione del nucleo di grafica antica della National Gallery prese l’avvio nel 1933 con l’acquisto, da parte di Samuel Kress, di un pastello di Rosalba Carriera, non presente per ragioni conservative, ma per dir così sostituito da un altro, pressoché contemporaneo, di Giuseppe Nogari, di eccezionale qualità, cui la riproduzione nel catalogo, per quanto fedele, non rende dovuta giustizia. In generale, questa è una mostra che non consente uno stadio di conoscenza filtrato attraverso le immagini fotografiche. Il discorso vale per tutte, ma in questo caso particolarmente.

Nogari qui supera Rosalba e non è da meno di Piazzetta. Della serie settecentesca, avrei lasciato a Washington il Fanciullo sorridente di Zuccarelli, anche se è una curiosità all’interno del genere arcadico prediletto dal pittore, e avrei dimezzato il gruppo dei Piranesi, dando invece sommo risalto al magnifico foglio con il Magnifico interno di palazzo, colpo di genio. Molto belle le Vedute di Francesco Guardi, non altrettanto quelle di Canaletto. Quanto a Giovan Battista Tiepolo, le sue doti di disegnatore sono universalmente celebrate, mentre quelle di suo figlio Gian Domenico rischiano di venire ingiustamente adombrate da quelle paterne. Sempre nella sezione del Settecento, il visitatore non acceleri il passo davanti a Diziani e Pellegrini, qualche volta migliori di Piazzetta, benché il carboncino con i Giovani abbracciati di quest’ultimo sia una struggente anticipazione, in chiave settecentesca, del pudore e del riserbo dei Promessi Sposi. I pastelli di Marco Ricci soddisfano tutti.

Procedendo a ritroso, ritroviamo la curiosa Allegoria dell’Avarizia di Jacopo Ligozzi già esposta a Firenze, con la quale siamo entrati nel Cinquecento, secolo documentato con rigore capillare. Non mancano pittori veneti di terraferma quali Muziano e Lattanzio Gambara in primis; bellissimo il suo foglio con Sansone. Battista Franco merita di essere rivalutato e studiato, dopo che si è scoperto che rappresentò, proprio nei disegni, un autorevole ascendente di Caravaggio. Molto attraenti i due Villaggi, veridicamente attribuiti a Giulio Campagnola, e più singolare che bello il Sultano di Dürer. All’inizio del percorso, s’impone il Ritratto di bambino visto di profilo, di Giovanni Badile, stupefacente per lo stato di conservazione e la precocità. Forse anticipa addirittura l’album di Jacopo Bellini del British Museum, e – direi – potrebbe essere poco successivo alle prime medaglie di Pisanello.

© RIPRODUZIONE RISERVATALa poesia della luce. Disegni veneziani dalla National Gallery of Art di Washington, Venezia, Museo Correr, fino al 15 marzo, Catalogo Marsilio

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