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Qatar: dove vanno a finire gli acquisti dei grandi capolavori…

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Qatar: dove vanno a finire gli acquisti dei grandi capolavori occidentali?

  • –di Maria Adelaide Marchesoni


L'emiro del Qatar, il più potente collezionista di arte occidentale, nonostante il pesante crollo del prezzo del petrolio, è tornato sulla scena artistica internazionale, mettendo a segno un'altra acquisizione record. Per circa 300 milioni di dollari ha acquistato un dipinto a olio di Paul Gauguin Nafea Faa Ipoipo (Quando ti sposi?) del 1892.
Nessuna conferma da parte dei diretti interessati, la famiglia Al-Thani, ma secondo fonti ben informate apparse sulla stampa internazionale l'opera andrà ad arricchire il già nutrito portafoglio artistico dell'emiro. L'acquisto, avvenuto a pochi mesi dall'improvvisa morte dello sceicco Saud Al-Thani in seguito a complicazioni cardiache, ha di fatto rinnovato l'attenzione sulla famiglia regnante Al-Thani.
Etichettati dall'occidente come l'equivalente moderno della famiglia dei Medici di Firenze, Sheikha Al-Mayassa bint Hamad bin Khalifa Al Thani, responsabile del Qatar Museums Authority (QMA), è stata dichiarata la personalità più influente del mondo dell'arte.
Il QMA spende 1,3 miliardi di dollari all'anno in arte, sostiene lo sviluppo di gallerie, la sponsorizzazione e l'organizzazione di festival oltre alla realizzazione di arte pubblica. Complessivamente nel corso degli ultimi dieci anni sono stati effettuati investimenti in arte per circa 25 miliardi di dollari indirizzati alla costruzione di musei (Arab Museum of Modern Art, Islamic Museum of Art, Natural History Museum and Qatar National Library, Museum of Photography, e il Museum of Clothes & Textiles).
Secondo le più recenti statistiche, che tuttavia risalgono al 2012, i visitatori in quell'anno dell''Arab Museum of Modern Art erano stati 264mila, mentre altre fonti sempre locali indicano in 200mila presenze. Non disponendo di dati statistici più recenti non è possibile valutare il gradimento da parte della popolazione degli investimenti in cultura.
I musei, realizzati da archistar come il cinese-americano Pei, Jean Nouvel e Jean-François Bodin, non hanno nella loro collezione l'arte occidentale che l'emiro ha acquistato.
Un esempio: la collezione del Mathaf: Arab Museum of Modern Art il più grande museo di arte moderna e contemporanea nella regione. Fondato nei primi anni 1990, oggi contiene più di 8.000 oggetti del mondo arabo, dell'Iran, della Turchia, e di altre regioni storicamente collegate alla penisola araba. Un primo gruppo di opere è stata donata dalla Qatar Foundation di SE Sheikh Hassan bin Mohammed bin Ali Al Thani, per renderli accessibili al pubblico, ma l'arte occidentale non è presente.
Lecito quindi domandarsi perché il Qatar sta spendendo così tanto per l'arte? Più di chiunque altro al mondo, secondo i maggiori esperti del mercato dell'arte, senza rendere queste opere visibili nelle strutture costruite? Status internazionale e influenza sembrano essere tra i fattori trainanti, insieme al desiderio di competere con i vicini di casa, Abu Dhabi e Sharjah per il ruolo di centro culturale della regione, diventando una meta per il turismo sia locale sia globale. L'anno scorso, quale parte di un progetto di ecoturismo, per salvaguardare il deserto, la Museum Qatar Authority (QMA) ha commissionato a Richard Serra una scultura monumentale, quattro gigantesche piastre che coprono una parte del deserto di un chilometro distante 60 chilometri dalla capitale Doha intitolata East-West/West-East.
C'è chi sostiene, infatti, che l'acquisto di opere d'arte occidentale sia parte di una strategia di lungo periodo: investire oggi le ricchezze ottenute da petrolio e gas per difendere l'economia del Qatar nell'ora in cui queste risorse naturali saranno meno abbondanti? Ma a che prezzo? E soprattutto può questo appetito vorace, senza limiti di spesa, continuare nel tempo? La fine di questa corsa alle grandi opere d'arte della cultura occidentale potrebbe avere come obiettivo il 2022 con la Coppa del Mondo FIFA. Al momento il paese è stato criticato dalle organizzazioni per i diritti umani per le condizioni di lavoro presumibilmente disumane nei cantieri del mondiale, ma le proteste hanno portato a ben pochi risultati. Il vero rischio per tante opere volate nel deserto è che potrebbero scomparire per sempre dalla scena pubblica, augurandoci che non diventino in futuro oggetto di scempio o di ricatto.
Qui di seguito un elenco dei più costosi acquisti che il Qatar potrebbe aver fatto a partire dal 2000. Il condizionale è sempre obbligatorio in assenza di conferme ufficiali.
-Paul Cézanne, “The cards players”, 250 milioni di dollari, la seconda opera più costosa al mondo
-Mark Rothko, “White Center (Yellow, Pink and Lavender)”, per 72,8 milioni dollari dalla famiglia Al-Thani a un'asta di Sotheby's nel maggio 2007
-Andy Warhol, “The men in her life”, 1962, per 63,4 milioni di dollari da Phillips de Pury a New York nel novembre 2010
-11 opere di Rothko per 310 milioni di dollari acquistate dal finanziere J. Ezra Merkin nel 2009 coinvolto nello scandalo Bernard Maddoff
-Damien Hirst, “Lullaby Spring”, per 19 milioni di dollari da Sotheby's nel 2007
-La collezione di fotografie di Werner Bokelberg per 15 milioni di dollari nel 2000. La raccolta comprende capolavori di Man Ray e Alfred Stieglitz
-La collezione Claude Berri, un gruppo di nove opere di Ryman, Reinhardt, Morandi, Serra e Fontana per 50 milioni di euro. In origine la collezione era stata promessa al Centre Pompidou di Parigi per uno sconto fiscale.

nella foto: Paul Gauguin “Nafea Faa Ipoipo (Quando ti sposi?)”, 1892

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