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In Primo Piano

I grattacieli di Hong Kong che pulsano di nuova luce sul Victoria Harbour: la primavera scorsa, la performance più simbolica di Art Basel Hong Kong, firmata da Carsten Nicolai, dava dei flash di energia e di ottimismo sul futuro artistico e culturale della città. Quest’anno invece, con un’installazione diversamente allusiva, lo scultore Richard Wilson metterà un vecchio autobus Harrington in bilico sul più storico degli hotel, il Peninsula: un pezzo di tradizione inglese sul punto di precipitare dal cielo di Kowloon, che è anche la zona scelta dal governo per far sorgere l’enorme nuovo complesso culturale di West Kowloon (40 ettari), simbolo del rinnovamento ma anche del compromesso tra l’eredità del management britannico e la Cina che verrà.

Il 2014 è stato infatti l’anno più difficile per la storia post-coloniale di Hong Kong, che ha visto (e vede ancora in queste settimane) i manifestanti opporsi al governo centrale cinese. Ma nel frattempo lo spettacolo dell’arte continua, e Art Basel si appresta a inaugurare la sua edizione più potente con una nuova direttrice, Adeline Ooi, nata in Malesia nel 1976, 233 gallerie da 37 Paesi (9 le italiane), e una serie di eventi collaterali che animano l’intera città, dall’Asia Society all’Hong Kong Arts Centre. Uno show che è in primo luogo business: per Hong Kong, che spicca come palcoscenico dell’arte contemporanea internazionale all’interno della grande regione Asia-Pacific (secondo il report 2013-2014 di ArtPrice, è il quarto mercato d’arte mondiale dopo New York Pechino e Londra). Ma anche per i moltissimi dealer occidentali che in occasione di Art Basel affollano Central, la zona della città che ospita sia la fiera che la maggior parte delle gallerie straniere - e che da quest’anno dà nome anche alla fiera Art Central, fondata dagli stessi imprenditori che tre anni fa hanno ceduto la Hong Kong Art Fair alla piattaforma svizzera.

In una dinamica unica al mondo, le gallerie qui sono raggruppate in una manciata di grattacieli o edifici storici come il Pedder Building, l’Entertainment Building, il 50 di Connaught Road. La sera degli opening, che cominciano già martedì 10 marzo, una bella fetta dei 65mila visitatori giunti in città per la fiera si muove in verticale: sale all’ultimo piano di ciascun grattacielo e scende a piedi visitando le succursali asiatiche delle più importanti gallerie del mondo, le cosiddette blue-chip. Quest’anno tra gli artisti in mostra ci sono Rudolf Stingel (da Gagosian), Beatriz Milhazes (da White Cube), Gregor Hildebrandt e JR (da Perrotin), Alex Pragel (da Lehmann Maupin), Yoshitomo Nara (da Pace), Michelangelo Pistoletto (da Simon Lee), Ren Ri (da Pearl Lam, la regina dell’arte di Hong Kong), Simon Birch (da Ben Brown), Wang Wei (da Edouard Malingue), Ann Veronica Janssens (da Axel Vervoordt).

Nelle varie sezioni di Art Basel Hong Kong (i film, i talks, le megainstallazioni di Encounters) si incontreranno i “soliti” Hans Ulrich Obrist e Marina Abramovic, ma anche tutti i nomi più interessanti della scena orientale: curatori e artisti come Li Zhenhua, Cao Fei, Leung Po-shan, Zai Kuning, Lee Ufan, Cheng Ran. Tenendo conto che i soli artisti cinesi rappresentano in questi anni circa il 40% degli scambi d’arte contemporanea nel mondo, si tratta di uno scenario che collezionisti e investitori non vorranno trascurare.

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Art Basel Hong Kong, Hong Kong, Convention Center, dal 15 al 17 marzo; www.artbasel.com

Art Central, Hong Kong, Central Harbourfront, dal 14 al 16 marzo; www.artcentralhongkong.com

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