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«Seimezza» la mostra che mette a sistema le periferie romane

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Economia e Beni culturali

«Seimezza» la mostra che mette a sistema le periferie romane

  • –di Valentina Caprara

Giovedì 4 giugno a Roma alle ore 18,30 si è inaugurata la mostra di arte contemporanea “Seiemezza” presso il Centro Culturale Elsa Morante al quartiere Laurentino.
L'iniziativa prende forma all'interno di un progetto sperimentale di più ampio respiro, Le periferie dell'arte, ideato e coordinato da Benedetta Carpi De Resmini insieme agli studenti del 7° Master in Economia e Management dell'Arte e dei Beni Culturali, della Business School del Sole 24ORE di Roma, con la collaborazione trasversale del Centro Elsa Morante, l'Assessorato alla Cultura e al Turismo di Roma Capitale, e di Zètema Progetto Cultura per favorire la sinergia tra giovani studenti che si aprono al mondo del lavoro e valorizzare le aree periferiche della città all'interno di un processo di riqualificazione e rivitalizzazione di aree urbane che con la cultura potrebbero trovare nuove risorse e nuovi stimoli.
Il progetto espositivo nasce con l'intento di voler ribaltare il concetto di mostra chiusa, dimostrando così come non servano grandi capitali per realizzare un'operazione culturale stimolante ed energica, frutto di un gruppo interdisciplinare di lavoro costituito da artisti, giovani professionisti del settore e abitanti del quartiere.
Oltre alla mostra di opere, video e installazioni sonore, infatti, il progetto coinvolge il tessuto urbano circostante del Laurentino in la¬boratori di produzione artistica multimediale, workshop, performance e diverse esplorazioni/incursioni sul territorio: “obiettivo fondamentale di questo progetto è quello di favorire la spinta al cambiamento e all'innovazione, così da trasformare il quartiere in un centro di produzione culturale partecipata e dalla forte identità creativa” spiega Rossella Calabrese, Responsabile Business School Il Sole 24ORE Roma. Attraverso il senso di appartenenza al quartiere, il progetto espositivo si propone, quindi, di stimolare la partecipazione attiva dei visitatori nel processo di costruzione del senso, facendoli protagonisti del processo di significazione tanto quanto le opere, da spettatori a spett-attori, interagendo con il lavoro degli artisti in un'esperienza dialogica e paritetica.
Perché una mostra dal titolo “Seiemezza”? Come spiega Benedetta Carpi De Resmini, direttore artistico del progetto, “per comprendere appieno il concetto di periferia si deve prescindere dai confini geografici imposti dal territorio, deve essere inserito perciò in una questione più ampia e diversificata, che rientra nel concetto di spazio e di tempo”.
Seiemezza segna il principio – o forse la fine - della routine quotidiana, governata da una frenesia metropolitana che nel tumulto della città fa riversare le persone in strada, crea un luogo di fitte coincidenze e sovrapposizioni, stratificazioni e incroci, condensazioni e aperture nei vagoni della metropolitana. Alle prime luci dell'alba la periferia si lega in un rapporto simbiotico al cuore pulsante della vita cittadina. È un movimento continuo, in costante divenire, giorno dopo giorno, storia dopo storia.
“Anche un orologio rotto segna due volte al giorno l'ora esatta.” (Hermann Hesse)
Un aforisma fortemente ancorato all'attualità. Il tempo inteso come cambiamento è il segno tangibile dell'alterazione di uno spazio, che al nostro sguardo diventa nuovo, talvolta irriconoscibile; altresì l'impressione comune del tempo come immobilità identifica la realtà della periferia come un luogo dove il fluire dei giorni si nutre di dinamiche diverse rispetto a quelle che coinvolgono il resto della città, in attesa di un Godot che forse non arriverà mai.
Indagato nelle sue sfaccettature, il tempo è il protagonista di un racconto intorno al quale si dipanano lo scorrere della vita e le storie del Laurentino. La percezione interna che supera il senso comune, il non detto che c'è oltre il ponte, l'espressione di un'identità peculiare costituiscono le linee guida di un reticolo intrecciato con i vissuti degli abitanti del quartiere.
Questi percorsi concettuali si sono intrecciati, rappresentando la percezione collettiva della realtà del Laurentino, ascoltando la voce dei suoi abitanti e amplificando la luce dei suoi spazi.
L'indagine sulle diverse declinazioni del tempo è il fil rouge che lega le opere degli artisti, coinvolti nella mostra per il carattere multiforme e mutisensoriale dei loro lavori, che introducono il visitatore in un caleidoscopico universo: Davide D'Elia, Matteo Nasini, Marco Raparelli, Luana Perilli, Emiliano Maggi, Chiara Mu.
Ad integrare la mostra, e in stretta connessione con essa, si sviluppa, inoltre, il progetto didattico It's Time to Be Social, un esperimento di arte pubblica che, ponendosi come un vero e proprio laboratorio attivo sul territorio, utilizza i diversi linguaggi delle pratiche artistiche per raccontare il quartiere come crocevia di storie, speranze e illusioni, e per instaurare un contatto autentico e concreto, basato sulla qualità della condivisione e dello scambio intesi come valori umani. A tal fine sono intervenuti Claudia Nuzzo, giovane fotografa napoletana, Margherita Barrera e Manfredi Ciminale, giovani illustratori romani.

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