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Mercato dell'arte

Antiquariato, una lettera di Poe, arte orientale e archeologia in cima agli aggiudicati nelle aste nazionali di giugno

  • –di Stefano Cosenz

Numerose e di diverso tema le aste nazionali di giugno nel settore dell'antiquariato. Brucia le stime un'importante lettera firmata da Edgar Allan Poe, grande successo per le armi antiche orientali, per le sculture di divinità orientali, contesa una rara medaglia zarista e i reperti archeologici di provenienza mesopotamica.

Il 2-3-4-6 e 7 giugno Meeting Art di Vercelli ha tenuto un'asta di dipinti del XIX e XX secolo con una nutrita partecipazione di appassionati dell'Ottocento: ha fatturato 418.384,50 euro con l'83,23% dei lotti venduti. Un olio su tela del romano Pietro Barucci, Lavori nei campi, 71,5 x 131 cm, con base 12.000 euro, stima 21-24mila, è stato venduto per 14.760, mentre un olio su tela del napoletano Vincenzo Caprile, Ritratto di popolana, 72 x 40 cm, con base 2.500 e stima 5-6mila euro, è stato venduto per 8.241.

Nell'asta di libri, autografi e stampe organizzata da Minerva Auctions di Roma il 4 giugno, con un fatturato di 516.693,75 euro, è stata venduta un'importantissima lettera di Edgar Allan Poe, uno dei più influenti scrittori statunitensi, inventore del racconto poliziesco, della letteratura dell'orrore e del giallo psicologico scritta a sua suocera Mrs Maria Clemm nell'agosto 1849, un mese prima della sua morte (avvenuta nell'ottobre 1849, all'età di 40 anni) con commoventi progetti di vita sconosciuti agli studiosi. La lettera, con una base di 8.000 euro, è stata oggetto di una gara tra sala, telefoni e piattaforma online che ha fatto volare il documento a 136.800 euro.

Le due tornate di armi antiche tenutesi a Sarzana presso Czerny's il 6 giugno hanno realizzato un fatturato di circa un milione di euro, con una percentuale di venduto che si attesta sopra il 75%. Come ha dichiarato l'esperto della Casa Massimo Zannoni, “il mercato delle armi antiche, anche come investimento, non soffre la crisi come altri settori dell'antiquariato”. Un rarissimo Kilic da ufficiale del reggimento Leib-Garde dei Cosacchi, primo quarto del XX secolo, con lama curva, fornimento in argento e monogramma dello zar Nicola II, lungo 97 cm, è stato aggiudicato alla base di 15.000 euro, mentre un rarissimo fucile a tamburo miccia cinese del XVII secolo, con canna decorata con draghi e disegni floreali in argento e oro, probabilmente di produzione indo-portoghese, fabbricato a Goa, lungo 154 cm, ha realizzato 37 mila euro contro una base di 7mila.

L'attesissima vendita semestrale di antiche monete e medaglie presso Bolaffi di Torino il 10 e 11 giugno, con un fatturato di 2,6 milioni di euro e l'82% dei lotti venduti, ha confermato il trend favorevole del settore che non ha conosciuto crisi in questi ultimi anni. Top lot delle due giornate è stata una medaglia d'oro zarista dedicata alla fondazione della Borsa di San Pietroburgo realizzata nel 1805 durante il regno di Alessandro I dal peso di 87,02 grammi e diametro 51 mm che, dopo un'accesa battaglia a colpi di rialzi con molti collegamenti telefonici dall'estero, è volata da una base di 15.000 euro a 60.000. Nel corso della vendita è stata battuta anche la prima parte di una delle più importanti e complete collezioni di ordini e decorazioni civili e militari della monarchia austro-ungarica, la “Collezione Fattovich” (la seconda parte andrà all'asta da Bolaffi a dicembre), ricca di decorazioni dell'Ordine imperiale austriaco di Francesco Giuseppe, della Corona di ferro e dell'Ordine del Toson d'Oro, il più antico degli ordini asburgici, che ha registrato il 97% di venduto e un realizzo complessivo di oltre 500mila euro, confermando l'interesse collezionistico verso un settore, la faleristica, non così conosciuto. Continua la richiesta per la coniazione di casa Savoia, su tutte il Carlino d'oro da 5 Doppiette Sarde del 1773 e il 100 lire di Vittorio Emanuele II del 1878, entrambi aggiudicati a 43mila euro.

Bilancio positivo per le tre sessioni d'asta che hanno visto all'incanto gli arredi di Villa Vally, elegante costruzione degli anni '50 nella zona manifatturiera di Firenze, dispersi da Maison Bibelot di Firenze il 18 e 19 giugno con un fatturato di 190.000 euro e il 75% dei lotti aggiudicati. Le opere della Villa comprendevano anche l'arte contemporanea che rimane il leader con l'80% delle aggiudicazioni: top lot, Intensità sonora, un piccolo dipinto del 1955 di Beatrice Lazzeri, artista scomparsa nel 1981 su cui si sta concentrando l'interesse dei collezionisti (da una base di 500 euro, ne ha realizzati 2.625). Interesse confermato per il mobile antico di qualità: una grande credenza da sagrestia a due corpi in noce del XVII secolo è stata aggiudicata per 3.500 euro, mentre una grande credenza del XVIII secolo laccata in verde è stata battuta per 3.200. Tra le porcellane e le maioliche d'artista, una crespina in maiolica policroma del XVII secolo ha realizzato 2.300 euro. Buona tenuta degli argenti col 60% dei lotti venduti: una serie di 12 sottopiatti aggiudicati a 3.250 euro. I tappeti hanno visto un 70% di lotti venduti.

Sempre a Firenze si sono tenute lo scorso mese due importanti aste da Pandolfini . Il 16 giugno arte orientale con un totale di venduto che ha sfiorato il milione di euro, realizzando il 110% del monte stime. La sala delle aste a Palazzo Ramirez Montalvo, in occasione di questa vendita, era totalmente esaurita con una forte presenza di compratori stranieri, in maggioranza collezionisti cinesi. L'incanto annoverava giade, coralli, avori, porcellane e bronzi, con un nucleo di opere brunite e dorate della dinastia Ming e Qing raffiguranti il Buddha e altre divinità di area Cino Tibetana. Ed in questa selezione di figure si sino registrati i due top lot: un Buddha in bronzo dorato della dinastia Ming aggiudicata a 137.200 euro e la scultura Cino-Tibetana del periodo Qianlong in bronzo con tracce di doratura raffigurante un Lama, battuta anch'essa a 137.300 euro. Per le giade grande interesse attorno all'intaglio cinese del periodo Qianlong raffigurante un Bambino che lava un elefante aggiudicato per 32.500 euro, mentre tra le porcellane un piccolo elegante vassoio cinese della dinastia Qiang, periodo Qianlong, di forma quadrilobata in porcellana Famiglia Rosa è stato aggiudicato a 20.000 euro. Il 23 giugno si è tenuta l'attesa vendita di reperti archeologici, con un fatturato di 720.000 euro, equivalente al 71% delle stime minime, col 71% dei lotti venduti. La sessione presentava reperti che spaziavano dal terzo millennio a.C. con una serie di oggetti mesopotamici , tra i quali va ricordata la rarissima cista achemenide in argento, realizzata nella Persia settentrionale tra il X e l'VIII secolo a.C., aggiudicata a 68.750 euro. Del periodo etrusco e romano sono stati particolarmente apprezzati gli oggetti in bucchero e un'urna cineraria chiusina in ceramica etrusca risalente al II a.C. aggiudicata per 18.750 euro. Grande interesse per due mosaici, uno di epoca romano imperiale e l'altro romano medio-orientale, rispettivamente aggiudicati per 50.000 e 48.750 euro. Neri Mannelli, responsabile del Dipartimento di Archeologia Classica ed Egizia della società, ha così dichiarato: “abbiamo riscontrato un buon successo per gli oggetti di provenienza mesopotamica anche se lontani dalle nostre culture tradizionali. Tengo a precisare che la provenienza dei nostri mandanti è esclusivamente italiana, mentre per gli acquirenti abbiamo quelli italiani per i reperti che non possono uscire dall'Italia e quelli internazionali per i reperti provvisti di libera circolazione. Ci siamo in genere resi conto negli ultimi anni, come in molti altri settori collezionistici, gli oggetti che ottengono i migliori risultati sono quelli di più alta qualità e fattura, principalmente se presentano anche certificazioni scientifiche o expertise qualificate”.

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