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Collezionare “parole” con il libro d'artista

  • –di Maria Adelaide Marchesoni

Nel maggio 2014, in occasione dell'apertura a Pisa dello spazio espositivo Passaggi Silvana Vassallo ha inaugurato una personale di Sabrina Mezzaqui, Una forma di attenzione, realizzata con la partecipazione della poetessa Antonella Anedda (vincitrice del Premio Puškin 2014). La direttrice Silvana Vassallo spiega questa particolare forma di collezionismo.
In Italia questo linguaggio visivo - ovvero la parola protagonista dell'opera - è poco sviluppato?
Non so se sia esatto affermare che in Italia un tipo di sperimentazione artistica verbo-visiva sia poco sviluppata. Da un punto di vista storico l'introduzione del segno verbale all'interno dell'arte moderna è un fenomeno che risale alle avanguardie artistiche del primo novecento, e il Futurismo, ad esempio, ha svolto un ruolo importantissimo in questa direzione.
Al giorno d'oggi, in un'epoca caratterizzata dalla multimedialità, dall'intreccio tra linguaggi diversi, l'incontro tra parola e immagine è un fenomeno “fisiologicamente” acquisito nell'ambito dell'arte contemporanea e alquanto difficile cartografare, aperto a molteplici declinazioni che investono di volta in volta pratiche concettuali, informali e performative. Senza contare che gli stessi artisti utilizzano linguaggi diversi a secondo dei progetti che intendono sviluppare.
Esiste un tipo di collezionismo?
Si potrebbe forse parlare di un collezionismo legato al libro d'artista, che rappresenta una tra le più significative modalità espressive in cui il dialogo creativo tra immagine e parola ha preso forma nell'arte contemporanea. Penso ad esempio alla collezione Consolandi, che contiene una cospicua e importante sezione dedicata proprio a questo genere artistico
Quali sono gli artisti italiani che utilizzano questa forma artistica?
Proprio perché è raro che al giorno d'oggi un artista utilizzi esclusivamente un determinato linguaggio, mi è difficile rispondere alla sua domanda. Vi sono però degli artisti che consistentemente hanno incentrato la loro poetica sul rapporto con la dimensione verbale, e a questo riguardo, nel panorama italiano, ritengo che il lavoro di Sabrina Mezzaqui sia particolarmente importante. L'amore per i libri e per la lettura costituiscono infatti aspetti fondamentali della sua pratica artistica. La Mezzaqui trae ispirazione da innumerevoli fonti: testi letterari, poetici e filosofici che vengono trasfigurati in metafore visive in cui di volta in volta si condensano il senso di un racconto, la profonda verità e bellezza di alcune frasi, le suggestioni derivanti dal titolo di un libro. Tali trasfigurazioni prendono corpo attraverso l'utilizzo di materiali semplici, come carta, stoffa, matite, pennarelli, fili e perline, e modalità del fare altrettanto semplici e comuni, come costruire origami, intagliare, intrecciare, ricalcare, cucire, ricamare. Uno degli elementi di fascino delle sue opere deriva proprio dalla combinazione tra una modalità del fare generalmente associata alle arti minori e decorative e una pratica concettuale che si manifesta attraverso il costante riferimento ai libri, una combinazione che crea nuove sintesi espressive di grande impatto e densità semantica, oltre a scardinare convenzioni consolidate.
Come è nata la collaborazione con Sabrina Mezzaqui? Le opere esposte, il loro significato? L'impegno economico della galleria nel sviluppare il progetto con l'artista?
La collaborazione con Sabrina Mezzaqui è nata a seguito di un incontro avvenuto durante un convegno presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, dedicato al rapporto tra immagine e parola, a cui aveva preso parte anche la poetessa Antonella Anedda.
Per la mostra, Sabrina Mezzaqui ha realizzato tre bellissimi lavori dedicati all'importanza della parola, che traggono ispirazione da tre libri: Che tu sia per me il coltello, di David Grossman, E disse, di Erri De Luca e alcune liriche di Antonella Anedda contenute nella sezione Cucire di Salva con nome, sua recente raccolta di poesie. I libri di Grossman e De Luca ci parlano della forza performativa e non solo informativa delle parole, del ruolo salvifico o distruttivo che esse possono esercitare. Il dialogo con Antonella Anedda si articola attorno a una metafora tessile: cucire assieme immagini e parole per “rammendare” ferite, rifiuti, assenze. Per rendere omaggio alla parola poetica, la Mezzaqui ha ricamato le poesie dell'Anedda su un quaderno di stoffa. Al posto del catalogo è stato realizzato un libro d'artista in edizione limitata (cento copie), che contiene un testo inedito di Antonella Anedda sul lavoro di Sabrina Mezzaqui e che rappresenta un ulteriore modo di intrecciare immagini e parole.
info@passaggiartecontemporanea.it

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