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Intervista a Myrna Ayad curator e direttore di “Contemporary Kingdom the…

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Intervista a Myrna Ayad curator e direttore di “Contemporary Kingdom the saudi art now”

  • –di Riccarda Mandrini

Come è nato “Contemporary Kingdom the saudi art scene now”?
E' stato un concorso di circostanze. Come redazione di Canvas magazine, che quest'anno celebra i dieci anni di pubblicazione, avevamo da tempo presentato sotto vari aspetti la scena artistica dell'Arabia Saudita, prima ancora che “CONTEMPORARY KINGDOM” fosse pensato come pubblicazione. Come giornalisti avevamo registrato un crescente interesse, in varie parte del paese, nei confronti dell'arte contemporanea. La nascita del catalogo è stato il proseguimento di un percorso, iniziato con le scelte fatte in precedenza da Canvas in riferimento all'arte contemporanea dell'Arabia Saudita.

Come avete concepito il format del catalogo? (prima gli artisti, poi le gallerie, poi le iniziative) ?Nel mondo dell'arte tutto comincia dagli artisti. Essi sono il collegamento e la miccia che lega tutto insieme.
Nel caso dell'arte contemporanea dell'Arabia Saudita ancora di più. E' stata la loro determinazione, la loro passione, la voglia di sperimentare e comunicare, che ha attirato l'attenzione degli appassionati, dei patrons, dei galleristi.

Quanto tempo ci è voluto per realizzare il catalogo?
Tre anni.

Quali sono stati gli ostacoli nella realizzazione del libro?
Come per qualsiasi progetto, le scadenze. Per molti il libro rappresentava la prima indagine approfondita dei diversi argomenti, quindi relazionarsi con tutti e avere i materiali, chiedeva tempo. Come ha richiesto tanto tempo l'attenzione ad ogni dettaglio della pubblicazione.

Il libro è una guida utile per capire e avvicinarsi alla scena dell'arte contemporanea in Arabia Saudita. Una scena artistica che in Italia è poco nota, ad eccezione delle presenze degli artisti sauditi alla Biennale di Venezia ad esempio. Perché questa distanza?
Non vi è una sola risposta a questa domanda. Innanzitutto va detto che l'Arabia Saudita è un paese giovane è stato fondato nel 1932. Gli artisti sono sempre stati numerosi, soprattutto nel segmento moderno. Jedda è una città che vanta molte opere di artisti moderni, Sauditi e internazionali, in luoghi pubblici. C'è stata una forte progettualità in campo artistico nella seconda metà del ‘900. Il problema era piuttosto legato alla comunicazione. Oggi è più facile comunicare, grazie all'avvento di internet. Le conseguenze saranno evidenti.

Per quanto riguarda il supporto all'arte e agli artisti, come funziona in Arabia Saudita dal punto di scuole, accademie?
La mancanza di scuole, istituzioni, accademie pubbliche rivolte verso le arti è un dato di fatto e il sostegno del governo è minimo in questo senso. Molti degli artisti oggi noti e con una fama internazionali non solo sono autodidatta, ma nella vita fanno anche un altro lavoro: Ahmed Mater e Abdulnasser Gharem, sono rispettivamente un medico e tenente. Entrambi vengono dalla comunità artistica di Abha, un'area dalla quale provengono molti artisti Sauditi che, come Mater e Gharem fanno anche altri lavori.
Per legarmi a quello che dicevo prima, la cosa sorprendente della scena artistica saudita è che è il risultato di una volontà manifesta di aggregazione, tra individui e organizzazioni che hanno agito come veicoli di soft power. E insieme hanno fatto sistema.

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