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Suona la sveglia per i giovani artisti. Intervista a Vincenzo De Bellis

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Suona la sveglia per i giovani artisti. Intervista a Vincenzo De Bellis

  • –di Marilena Pirrelli

Dal 26 novembre e sino al 6 marzo del 2016 la Triennale di Milano presenta Ennesima. Una mostra di sette mostre sull'arte italiana, curata da Vincenzo De Bellis, direttore artistico di Miart e co-direttore di Peep-Hole Art Center di Milano, in questa intervista ad ArtEconomy24 affronta il tema della promozione dei giovani talenti.

A che punto siamo? Un artista può lavorare senza galleria?
Penso che sia difficile per un artista scegliere di non lavorare con le gallerie o il mercato. Ci sono artisti che, loro malgrado, non sono entrati nel sistema del mercato perché oggi in Italia sono poche le gallerie che credono nei giovani.
In generale gli artisti sono l'anello debole della catena all'interno del mondo dell'arte, e questo è un paradosso “triste”, perché loro rappresentano tutto e senza di loro ovviamente non esisterebbe tutto il resto. Che un artista lavori con una galleria o che sia completamente indipendente, difficilmente decide quale destinazione finale avrà il suo lavoro. Non succede quasi mai. Per esempio non sono gli artisti che decidono se un loro lavoro va in asta o meno, anche perché l'asta generalmente, tranne qualche rara eccezione, è un tema da secondo mercato. E in relazione a questo, quasi mai un artista percepisce il diritto di seguito, perché in Italia l'applicazione della normativa non è chiara. Poi c'è il grande problema dell'Iva che investe non solo gli artisti ma anche tutto il sistema dell'arte italiano: l'Iva ordinaria applicata all'arte è un freno nel nostro paese, mentre spesso nel resto del mondo ci sono agevolazioni (nelle fiere per esempio, ndr.). Ci si dovrebbe battere tutti per chiedere l'abbassamento dell'Iva, e questo sicuramente darebbe un impulso all'intero sistema, alle gallerie, e indirettamente aiuterebbe a creare anche le condizioni per lavorare con gli artisti più giovani, che dal punto di vista del mercato sono una scommessa.

Chi fa scouting in Italia?
Se osserviamo il panorama italiano delle giovani gallerie, che dovrebbero essere quelle che fanno scouting, la scarsa presenza sul territorio di queste realtà dice che l'attività di ricerca è veramente ridotta. A Milano ha di recente chiuso Fluxia e nel resto d'Italia c'è una presenza puntiforme: Frutta e Federica Schiavo a Roma, Thomas Brambilla a Bergamo, CAR drde a Bologna, GRGLT a Torino, Fuoricampo a Siena e Acappella a Napoli.

Quale percorso deve seguire un artista?
Dopo l'accademia gli artisti italiani tendenzialmente guardano alle residenze in Italia - la Fondazione Antonio Ratti piuttosto che la Fondazione Spinola Banna per l'Arte, per esempio - e all'estero - ce ne sono ottime in Germania e Olanda, tenute sotto stretta osservazione dai curatori per fare scouting. Dai curatori poi vengono organizzate le mostre collettive e personali, e da lì un artista inizia a collaborare con le gallerie, molto poche quelle italiane e molto più dinamiche quelle straniere.

Qualche esempio?
Andrea Romano con Gaudel De Stampa di Parigi, Andrea Kvas con Chert di Berlino, Santo Tolone con Limoncello di Londra, solo per citare alcuni esempi.

Ma le gallerie possono da sole fare tutto il lavoro di sostegno?
No, le Accademie ad esempio potrebbero fare tanto in termini di sostegno perché sono il primo punto di contatto con il mondo dell'arte. E questo è un momento fondamentale nel percorso di un artista. Le Accademie italiane purtroppo non dialogano con il sistema dell'arte internazionale come fanno quelle inglesi e americane, per questo spessissimo gli italiani sono costretti a frequentare master all'estero per specializzarsi e acquisire tutti gli strumenti per entrare nel sistema. Le Accademie non si sono evolute in modo del tutto adeguato alla velocità con cui evolve invece il mondo dell'arte: non c'è stata riforma dei corsi, i giovani talentuosi, talvolta, sono impreparati sulle nuove tecnologie e, spesso i docenti non sono artisti di fama internazionale che lavorano con gallerie di pari importanza come accade in altri centri di formazione all'estero. Tutto questo rende difficile la preparazione e l'introduzione al sistema dell'arte dei giovani talenti. A Francoforte Michael Krebber insegna alla Städelschule e lavora con Maureen Pauley di Londra, Greene Naftali di New York, Galerie Buchholz di Berlino, Dépendance di Bruxelles e in tanti musei nel mondo. In Italia negli anni passati Luciano Fabro e sino al 2013 Alberto Garutti, titolare della cattedra di Pittura all'Accademia di Brera, sono stati veri maestri, riconosciuti a livello internazionale, per i nostri giovani artisti, allora forse in grado più di oggi di dialogare con i curatori su tutte le pratiche artistiche. Oggi le cose sono un po' più complesse, anche se di certo un'Accademia come la Naba è già un ottimo esempio di ricambio generazionale e approccio internazionale.

E' difficile lavorare con gli artisti italiani?
E' difficile lavorare con gli artisti in generale e forse gli italiani sono talvolta particolarmente problematici perché non abituati al confronto con i loro coetanei stranieri o perché incapaci di aggirare la difficoltà di trovarsi in un contesto nazionale, che di certo non li aiuta e supporta come invece accade in altri Paesi, ma che non può essere considerato il responsabile unico a cui attribuire mancanze e insuccessi, o un muro dietro cui trincerarsi.

Dal 26 novembre al 6 marzo 2016 la Triennale di Milano presenta Ennesima. Una mostra di sette mostre sull'arte italiana, da te curata, che raccoglie più di 120 opere di oltre 70 artisti dall'inizio degli anni Sessanta ai giorni nostri. Che cosa cercavi in queste opere?
Il progetto si articola in sette mostre autonome sull'arte italiana con un focus sulle ultime due generazioni nate nella seconda metà degli anni ‘70 e negli anni '80. Naturalmente non è una mappatura sufficiente e non è esaustiva: segue logiche di metalinguaggio con una selezione fatta sulla differenza dalle precedenti generazioni. La scena si rivela idiosincratica: gli artisti non hanno nulla a che fare tra di loro, perché molti non vivono e lavorano in Italia e le culture oramai si influenzano e si dilatano.

Chi hai scelto tra le nuove leve?
I più diversi, Adelita Husni-Bey, Andrea Romano, Giorgio Andreotta Calò, Yuri Ancarani, Francesco Arena, Nicola Martini, Danilo Correale, Alessandro Agudio, Luca Monterastelli, Lupo Borgonovo. Non cercavo connessioni tematiche o stilistiche, cronologiche o generazionali a tutti costi, bensì una piattaforma che attraverso narrazioni espositive possibili raccontasse gli ultimi cinquant'anni di produzione artistica italiana.

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