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Primo studio sulle opere d'arte confiscate alla criminalità per restituirle alla collettività

  • –di Silvia Anna Barrilà

È stato presentato il 15 dicembre presso la sede di Open Care a Milano il patrimonio di opere d'arte confiscate alla criminalità nella regione Lombardia, attualmente oggetto di uno studio da parte di Paolo Campiglio dell'Università di Pavia. È la prima volta che un gruppo di opere d'arte confiscate per un procedimento penale o preventivo e gestite dall'Agenzia Nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei Beni Sequestrati e Confiscati alla Criminalità Organizzata, un'agenzia nata nel 2010 e posta sotto la vigilanza del Ministro dell'Interno, vengono analizzate e studiate con lo scopo di restituirle alla collettività. Ciò è reso possibile grazie ad una convenzione realizzata tra la stessa agenzia e il Mibact, http://www.beniculturali.it/ che da un lato assume il ruolo di consulente tecnico-scientifico, e dall'altro è destinatario, attraverso le sue istituzioni, delle opere più importanti e di maggior valore. “All'Agenzia Nazionale mancano le competenze per studiare e valutare le opere” ha spiegato Gavina Mariotti dell'Agenzia; “questa convenzione ci permette di capire quali opere restituire alla collettività attraverso mostre o cataloghi, quali vendere e quali distruggere perché false. Il ricavato di quelle che verranno vendute andrà al Fondo giustizia, che consente di svolgere le attività per i collaboratori di giustizia”.

Il patrimonio, che per ora si trova nei depositi di Open Care che ha stipulato un accordo di sponsorizzazione con gli enti coinvolti, include 450 opere d'arte del Novecento tra dipinti, sculture, fotografie e installazioni; sono frutto di due sequestri, uno denominato “Confisca A”, derivato da un sequestro legato a reati finanziari, e l'altro denominato “Confisca B”, sequestrato alla criminalità organizzata. Nel corso dell'analisi dell' Università di Pavia – finanziata dalla Regione Lombardia con il concorso di risorse dell'Unione Europea, dello Stato e della stessa Regione – i due nuclei si sono rivelati profondamente diversi l'uno dall'altro. Nel primo caso si tratta di una collezione messa insieme tra la fine degli anni 90 e i primi 2000 dall'occhio attento di un collezionista raffinato. Sono opere che vanno da Victor Vasarely a Christiane Löhr, scelte con una predilezione per l'astrazione. Ci sono anche opere attualmente ricercate sul mercato, come le tele sagomate di Castellani, Simeti e Scheggi. In questo caso si cercherà di rispettare la storia e l'identità della collezione nel momento in cui si deciderà la destinazione delle opere.

Il secondo nucleo, invece, non si può definire una collezione quanto più una raccolta di basso profilo di opere di autori minori, spesso sconosciuti, posti al fianco di alcuni grandi nomi come Campigli, Morandi e De Pisis che, però, in molti casi si sono rivelati dei falsi: sono un esempio della facile circolazione di contraffazioni in ambiti malavitosi in mancanza di controlli sulla provenienza, o addirittura di una connivenza a fini delinquenziali di chi costituisce la raccolta.
“In occasione di questo convegno, emerge la netta prevalenza di opere moderne e contemporanea tra quelle confiscate, in alcuni casi autentiche in altri no. La realtà della maggiore 'liquidità' sul mercato nazionale e internazionale delle opere del secondo Novecento rispetto a quelle di arte antica mi fa pensare che la criminalità organizzata si sia infiltrata proprio nel mercato più profittevole” commenta Antonella Crippa, responsabile del dipartimento di art advisory di Open Care, “tuttavia è difficile stabilirlo con certezza”. “Si tende a legare l'idea della mafia a droga e prostituzione” spiega il professor Enzo Ciconte. “In realtà le mafie fanno affari là dove trovano terreno fertile, per cui anche nel mondo dell'arte”.
L'interesse della criminalità sull'arte contemporanea è dimostrata anche dai dati sulla contraffazione delle opere d'arte, come ha sostenuto il Generale comandante Mariano Mossa del Comando dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale nel Report sull'attività operativa del 2014 (già pubblicato su ArtEconomy24 del 30 maggio 2015): “La falsificazione delle opere è in aumento soprattutto per l'arte del presente” sostiene. E i numeri lo dimostrano: nel 2014 la grande maggioranza delle opere sequestrate dal Comando erano di arte contemporanea, cioè il 77,4% (1.306 su 1.687). Percentuali simili sono state registrate negli anni precedenti: 78,1% nel 2013; 82,6% nel 2012; 76,5% nel 2011; 92% nel 2010.

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