
La prima asta della lunga settimana londinese dedicata all'arte del dopoguerra e contemporanea si è tenuta da Phillips la sera del 9 febbraio e ha dato un responso incerto circa lo stato di salute del mercato.
In linea con un recente cambio di politica aziendale, la casa d'aste ha presentato un catalogo con circa la metà dei lotti di opere del XX secolo, difficilmente comparabile con gli anni precedenti in cui si focalizzava sull'arte contemporanea dagli anni '80 ad oggi.
Il catalogo di 46 lavori si è ridotto a 43 lotti battuti dopo il ritiro di un bronzo di Marino Marini (peraltro garantito da parte terza) e una vetrina di pillole di Damien Hirst, inizialmente proposta con stima a richiesta e forse saggiamente ritirata visto che un'opera praticamente identica è nel catalogo di Sotheby's della sera successiva e il mercato di Hirst è tutt'altro che solido: sarebbe stata quindi una scommessa azzardata verificare se vi è effettivamente una domanda sufficiente ad assorbire due lavori milionari nella stessa tornata d'aste.
I 32 lotti venduti, pari all'80% per numero e per valore, hanno portato un totale di 24,5 milioni di sterline dopo l'aggiunta delle commissioni, un valore in crescita rispetto all'anno precedente, ma sotto la stima bassa di 25,8 milioni di £.
Ben 14,5 milioni sono dovuti ai primi sette lavori di artisti moderni, compresi fra il 1911, anno del ritratto di Jawlensky aggiudicato probabilmente alla garanzia per 2,2 milioni, e gli anni '60, fra cui spiccano ben quattro artisti italiani del dopoguerra, responsabili di ben 10 milioni di £ di venduto: Piero Manzoni con un caratteristico Achrome del 1958 aggiudicato probabilmente alla garanzia a 5,6 milioni, verso la stima bassa di 5-7 milioni di £, Alberto Burri con una composizione con legno e rosso del 1959 che ha sfiorato i 2 milioni, un classico ‘taglio' di Lucio Fontana bianco del 1965 conteso anche dalla Galleria Cardi fino a 1,4 milioni e, infine, la vera sorpresa della serata, un lavoro di Mimmo Rotella del 1964 di grandi dimensioni che ha duplicato la stima e ha segnato il nuovo record in asta per l'artista sfiorando 1,1 milioni di £.
Quattro dei dieci realizzi più importanti erano sottoposti a garanzia di parte terza e tre di questi sono probabilmente finiti proprio al soggetto garante in assenza di altri compratori, mentre un lavoro di Jean Dubuffet del 1956 ha superato ampiamente la stima rendendo inutile la garanzia e un lavoro di Kazuo Shiraga è stato scambiato sotto la stima bassa evitando l'intervento della garanzia diretta della casa d'aste.
Complessivamente ben 10 lotti portavano una garanzia di parte terza che sembrerebbe esser stata esercitata per ben sette volte, evitando cosi altrettanti invenduti.
Solo un lotto di arte contemporanea era garantito, mentre le altre garanzie riguardavano opere moderne, sintomo di una peraltro già testata strategia di conquista di quote di mercato da parte della casa d'aste, che però in questo modo penalizza notevolmente i ricavi delle transazioni.
Tutti e sette i lavori d'arte italiana post-war proposti hanno trovato compratori entro o oltre le stime, mentre la performance della pittura francese e inglese del dopoguerra è stata meno brillante: l'‘Informel' ha visto due invenduti, fra cui un Pierre Soulages del 1962 stimato 2,5-3,5 milioni di £, su cinque lotti, ma anche due lavori ben oltre le stime alte fra cui il già citato Dubuffet, mentre ben tre dei sei lotti di pittura inglese sono rimasti invenduti, fra cui un recente Frank Auerbach.
Quattro dei 19 lotti d'arte non contemporanea (artisti deceduti e opere precedenti agli anni '80) sono rimasti invenduti e solo tre hanno superato le stime alte prima dell'aggiunta delle commissioni, mentre sei non hanno raggiunto le stime basse.
Per quanto riguarda le opere contemporanee, una volta punto di forza di Phillips, cinque dei 24 lotti non hanno trovato compratori e altrettanti lotti non hanno raggiunto la stima bassa prima dell'aggiunta delle commissioni, mentre solo due hanno superato le stime massime, fra cui un lavoro di Latifa Echakhch del 2013 che ha raddoppiato la stima a 122mila £.
Complessivamente il primo test in asta della settimana conferma la solidità di alcuni mercati come quello dell'arte post-war italiana, pur senza crescite di prezzo, e una stabilizzazione dei valori generalizzata anche per artisti contemporanei solitamente soggetto di operazioni speculative.
L'arte post-war italiana è sostenuta anche da un notevole impegno di diversi galleristi italiane e non a Londra con esposizioni, in queste settimane aprono mostre di Manzoni da Mazzoleni, Castellani da Dominique Levy, Boetti da Ben Brown, Pomodoro da Tornabuoni, Bonalumi da Cortesi…
Tocca ora alle multimilionarie aste di Sotheby's e Christie's verificare queste prime impressioni.
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