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Musei e Biennali

Intervista a Chiara Bertola, chief curator Fondazione Querini Stampalia, Venezia

  • –di Silvia Simoncelli
Chiara Bertola
Chiara Bertola

“All'inizio il mio rapporto con la ceramica è stato del tutto affettivo e per nulla scientifico” spiega Chiara Bertola, chief curator Fondazione Querini Stampalia , Venezia. La mia famiglia è di Mondovì e fino al liceo ho vissuto in quella città in fondo alle langhe. Mio nonno aveva rilevato una delle fabbriche del distretto della ceramica attive in città fin dal Settecento; a casa c'erano dei pezzi magnifici e così mi sono innamorata delle ceramiche tanto da avere io stessa una piccola collezione di tazze anni Cinquanta formata dai pezzi di famiglia e da quelli che continuo a scovare nei mercatini in giro per il mondo…”

Come hai coltivato questo interesse?
Nel 2014 Christiana Fissore, direttrice del bellissimo Museo della ceramica di Mondovì, mi ha invitata a pensare un progetto per il Museo e contemporaneamente anche gli amici del Circolo dei lettori mi hanno spinta a pensare qualcosa con gli artisti. Così è nata Polvere di Stelle, una rassegna in cui gli artisti contemporanei sono portati a confrontarsi con la ceramica negli spazi del Museo della Ceramica di Mondovì e in altri luoghi della città.

Hai portato così la ceramica al centro della creazione artistica?
Il titolo della rassegna allude alla materia basilare di cui è costituita la ceramica: se tocchiamo e pensiamo alla sua fragile superficie ci ritroviamo a percorrere una storia di argille, sabbia, quarzo e pigmenti... se pensi è tutta polvere, fuoco e acqua. Così ho pensato che la visione degli artisti contemporanei avrebbe potuto trasformare e portare quella polvere dentro un cammino più visionario e fargli fare un volo più vicino alle stelle…
La prima edizione del 2014, che ho curato insieme a Giacinto Di Pietrantonio, ha visto il coinvolgimento degli artisti Matteo Rubbi e Céleste Boursier-Mougenot (rappresentato da Galerie Mario Mazzoli, Berlin) ed è stata un omaggio al distretto della ceramica di Mondovì. Matteo Rubbi (rappresentato da Studio Guenzani, Milano, quotazioni per le ceramiche: € 4.000-10.000 ndr) ha costruito un ritratto della città attraverso le ceramiche dei suoi abitanti, a cui ha chiesto di portare i pezzi di loro proprietà nel Museo. Alcuni pezzi che costituivano le installazioni erano, invece, il risultato di laboratori con la ceramica organizzati con i ragazzi delle scuole nella Unità Produttiva interna al Museo stesso. Tra le vetrine della collezione storica del Museo s'inseriva, invece, l'opera di Céleste Boursier-Mougenot, un'installazione sonora composta da una piscina circolare in cui galleggiavano trenta ciotole di ceramica bianca che si scontravano casualmente producendo dei suoni che si propagavano per tutto il museo.
La seconda edizione di Polvere di Stelle, curata insieme Christiana Fissore, inaugurerà a settembre con il titolo At the Still Point of the Turning World. È una strofa del primo dei “Quartetti” di T.S.Eliot: “Il punto fermo del mondo che gira su se stesso” rappresenta ciò che di duraturo sopravvive alla transitorietà delle vicende della vita.
Le opere dei diversi artisti – Carla Accardi (rappresentata da Galleria Enrico Astuni, Bologna), Elisabetta Di Maggio, Franco Vimercati (rappresentato da Gallerie Raffaella Cortese, Milano), Ai Wei Wei - che formano il percorso espositivo riflettono appunto sulla fragilità di tutte le cose ma allo stesso tempo sulla loro bellezza, alla ricerca di quel fulcro di eternità che è il perno dell'esistenza. Al centro della mostra ci sarà un omaggio alla grande artista Carla Accardi recentemente scomparsa, attraverso le sue meno conosciute opere in ceramica. Le fotografie di Franco Vimercati, centrate sulle impercettibili variazioni di una piccola zuppiera di ceramica bianca, ci daranno il senso dell'arte che attraverso un'indagine purissima è in grado di raggiungere l'essenza dei fenomeni. L'artista Elisabetta Di Maggio (rappresentata da Galleria Laura Bulian, Milano quotazioni per le ceramiche: 5.000-30.000 €, ndr) presenterà invece per Polvere di Stelle un nuovo progetto che prende spunto dalla quotidianità creando una relazione tra le forme della ceramica tradizionale e quelle degli oggetti domestici e trasformati del nostro presente. Il tempo è la materia fondamentale del suo lavoro, che proprio sulla fragilità ed apparente inutilità del fare costruisce il suo senso fondamentale. Ci sarà poi un lavoro di Ai Wei Wei (rappresentato da Galleria Continua, San Gimignano, quotazioni per le ceramiche 20.000-300.000 €, ndr) che affronta la ceramica non solo come materia, ma piuttosto come condizione, come un dispositivo concettuale, o una eredità culturale da ripercorrere e aprire all'interno di un'esperienza più ampia che coinvolge la tradizione, il paesaggio, la decorazione e la produzione.

Céleste Boursier-Mougenot, Untitled, 2014

Qual è dal tuo punto di vista l'interesse principale degli artisti che si avvicinano a questa tecnica antica per produrre opere contemporanee?
Credo che come sempre a mettere in moto gli artisti ci sia la curiosità e la voglia di sperimentare un materiale nuovo, malleabile e antico. In fondo si tratta di una sfida e gli artisti sono sempre disponibili a cogliere le sfide! Citando Elisabetta Di Maggio “la ceramica ti costringe a stare in equilibrio, a trattenere il respiro fino alla fine, perché lo scarto è grande e il controllo limitato; fino a quando gli oggetti non escono dal forno non sai quale sarà il risultato finale. Porta con sé qualcosa di alchemico”.
Penso che la ceramica sia un materiale, come il vetro, difficile da affrontare non solo dal punto di vista tecnico ma anche perché molto connotato e carico di memoria, che con fatica si stacca dalle forme e dall'uso cui è destinato.
Non è solo la materia, quindi, ma anche il concetto e per un artista contemporaneo affrontarlo significa entrare nella storia di quella ceramica e di quella comunità facendola riemergere e risuonare nel tempo presente.
Nel caso di Polvere di Stelle è molto interessante anche la relazione con il luogo del Museo della Ceramica di Mondovì, un vecchio palazzo piemontese con i muri e le porte di legno decorate, colorate e con i soffitti affrescati, un ambiente con delle caratteristiche forti e particolarmente stimolanti per un artista che deve immaginare una opera site specific all'interno.

Trovi delle differenze tra il modo in cui la ceramica veniva usata dagli artisti nella seconda metà del ‘900 - ad esempio da Fontana, Melotti o Leoncillo - e il modo in cui questo materiale è adoperato oggi?
Il materiale ha un limite e oggi rispetto agli artisti del Novecento che citi ha maggiore peso la dimensione concettuale; non si tratta solo di utilizzare il materiale in modo scultoreo o di adeguare il materiale al linguaggio del momento. Mi viene in mente il “Monumento alla Partigiana” di Leoncillo del 1957 che rispecchiava lo stile cubista che si stava sperimentando in quel momento in Italia... Pensa invece a come i due artisti della prima edizione di Polvere di Stelle hanno affrontato la materia: Celeste Bousier Mougenot ha trasformato oggetti di uso quotidiano in strumenti musicali per creare installazioni sonore che suggeriscono un nuovo rapporto tra il suono e lo spazio. Matteo Rubbi, invece, ha lavorato con la ceramica come mezzo per attivare la comunità e come concetto di mappatura e di paesaggio condiviso.

Matteo Rubbi “La città del sole”, 2014

Quali artisti secondo te oggi usano questa tecnica in modo particolarmente originale o interessante?
Mi sembra che oggi ci sia un rinnovato interesse verso questo materiale. Vedo in giro molte mostre dedicate alla ceramica e molti bravi artisti che la sperimentano... per esempio la bella mostra di Christian Holstad, appena inaugurata da Massimo De Carlo a Milano (quotazioni per le ceramiche: 6.000-30.000 $, ndr), o il lavoro di Alessandro Pessoli (Galleria Zero, Milano) e quello di Francesco Simeti (rappresentato da Francesca Minini, Milano, quotazioni per le ceramiche: 5.000-10.000 $, ndr). Ancora rimanendo in Italia, penso alla convincente installazione di Chiara Camoni (rappresentata da SpazioA, Pistoia, quotazioni per le ceramiche: 3.500-25.000 €, ndr) con pezzi tutti di ceramica. Ovviamente poi ci sono tanti artisti internazionali che hanno dedicato un'importante attenzione alla ceramica all'interno della propria sperimentazione e penso alle opere di Ai Wei Wei, a quelle di Kiki Smith (rappresentata da Galleria Raffella Cortese, Milano, quotazioni per le ceramiche: 15.000-55.000 €, ndr), di Cameron Jamie (Galerie Buchholz, Colonia), di Rosmarie Trockel (Sprüth Magers, Berlino-Londra), di Gadha Amer (Cheim & Read, New York), di Alejandra Seeber (Häusler Contemporary, Berlino-Zurigo), di Pam Lins (Rachel Uffner Gallery, New York). Poi c'è il lavoro di Betty Woodman (Salon 94, New York), che abbiamo visto recentemente al Museo Marino Marini: la sua esperienza al contrario è quella di una ceramista che ha saputo rimanere dentro il mezzo ma sempre rinnovandolo.

In Italia sono diversi i centri di eccellenza per la produzione della ceramica, penso ovviamente ad Albissola, Faenza e Mondovì. L'arte contemporanea può avere un ruolo nella valorizzazione del savoir-faire dei maestri locali?
Ti confesso che vedo sempre difficile questa relazione. Ho l'esempio di Murano con il vetro: nonostante siano passati molti e bravissimi artisti contemporanei, i maestri vetrai non hanno assimilato molto… Si tratta di culture diverse e un materiale difficilmente riesce a tenerle unite. Sono punti di vista diversi e come sempre il concetto e la cultura fanno la differenza.

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