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Miart, artisti emergenti visibili ma non troppo

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Mercato dell'arte

Miart, artisti emergenti visibili ma non troppo

  • –di Sara Dolfi Agostini
Marco Bruzzone, Vista dello stand a Miart 2016 - Courtesy Gillmeier Rech, Berlin - Foto di Andrea Rossetti
Marco Bruzzone, Vista dello stand a Miart 2016 - Courtesy Gillmeier Rech, Berlin - Foto di Andrea Rossetti

Emergent, sezione dedicata alle gallerie con meno di cinque anni di attività, è sempre stata la più popolare a Miart. In un mercato come quello italiano che spende cifre tra i 5-10mila euro per effetto di un'Iva tra le più alte in Europa (22 %), i galleristi di questa sezione hanno sempre registrato ottime performance nelle ultime edizioni dirette da Vincenzo de Bellis. Merito anche l'alto livello qualitativo offerto e le competenze del curatore Andrew Bonacina del The Hepworth Wakefield.

Nell'edizione appena conclusa (9-11 aprile) ci sono state due novità: anzitutto il cambio di curatela, con l'ingresso di Nikola Dietrich, curatrice indipendente con un passato al Museum für Gegenwartskunst di Basilea; quindi, il riposizionamento della sezione in modo più defilato rispetto agli anni scorsi. Per quanto poco lontana dall'ingresso della fiera, la nuova Emergent si trovava sotto le scale mobili, in un'area separata dalla navata centrale e un po' angusta. Una scelta che ha ridotto la visibilità di questa piattaforma al grande pubblico dell'inaugurazione, o per usare le parole di uno dei partecipanti, “a chi non avesse un interesse specifico per gli artisti emergenti”, per cui le vendite sono arrivate soprattutto nel weekend.

A beneficiarne sono state le gallerie della sezione principale che presentavano giovani artisti. Come Exile di Berlino, che nelle prime ore di giovedì ha venduto subito tre opere pittoriche di Paul Sochacki, alla prima presentazione in fiera con prezzi tra 1.500-4.500 euro. L'artista, polacco di origini e naturalizzato in Germania, inventa caratteri infantili, spesso ispirati al mondo animale, per raccontare con un'ironia stemperata da un certo sentimentalismo questioni come invisibilità e ineguaglianza sociale.

Nella sezione Emergent, a vincere il premio della fiera come miglior stand è stata la Galeria Garcìa di Madrid, ma a farla da padrone sono soprattutto gallerie e artisti italiani. Doppelgaenger di Bari ha venduto, tra gli altri, opere di Antonio Fiorentino, finalista al premio Termoli e vincitore del Talent Prize 2015, presto in mostra in una collettiva alla GNAM di Roma. L'artista ha esposto un'imponente vetrina con lastre di zinco modellate da altri artisti e alterate chimicamente con una soluzione di acqua e piombo. L'opera, del valore di 15mila euro, ha spinto lavori scultorei e a parete di valore 2-7mila euro.

Il controllo nel processo artistico era tema centrale anche allo stand della galleria senese FuoriCampo dedicato all'artista Serena Vestrucci, che ha offerto una critica al sistema dell'arte con camouflage materici, nelle tele dipinte con gli ombretti, ribaltamenti concettuali e inganni percettivi. A Miart ha venduto opere per 1.500-9.000 euro, con successo soprattutto per la serie Notte in Bianco (2016).

Più sarcastici e misteriosi i lavori di Marco Bruzzone da Gillmeier Rech, attualmente in mostra anche nella sede berlinese della galleria, fondata da Verena Gillmeier e dall'italiana Claudia Rech. L'artista di origini genovesi si muove sulla linea sottile tra arte e design funzionale, utilizzando tele di jeans, cartoni di pizza e felpe che ricordano lo stile “paninaro” degli anni '80; il tutto per interrogare i cliché dell'italiano all'estero e la fragile condizione di chi cerca fortuna altrove. In fiera sono state vendute sia sculture che “tele” per 3-5.000 euro.

Ermes Ermes di Roma, invece, ha presentato opere di Gina Folly, artista conosciuta durante la sua residenza all'Istituto Svizzero nel 2014, a prezzi di 1-3.000 euro. Fondatrice di uno spazio non profit a Zurigo Taylor Macklin, Folly ricostruisce i simboli del culto di oggi per la tecnologia e una natura antropizzata, risultato di un'imitazione maldestra, compromessa dalle esigenze della società contemporanea. Venduti sia i materassi stampati con le mani in movimento dell'artista che le ampolle piene d'acqua e monete da un cent.

Tra gli stranieri, ad attirare l'attenzione dei collezionisti – quasi esclusivamente italiani quest'anno – è stata la galleria svizzera Maria Bernheim di Zurigo, che a Milano ha portato opere di Miriam Laura Leonardi e Mitchell Anderson, vendute per 2-3.000 euro. Ad accomunare i due artisti la selezione per lo Swiss Art Award, in scena durante la prossima edizione di Art Basel, e una sensibilità per i codici della cultura 2.0, dove le questioni di genere e della sua rappresentazione si ripresentano in modo estremizzato e spesso travisato dal pubblico della rete.

Tirando le somme, è stata una buona edizione per artisti e gallerie emergenti, fermo restando che una collocazione più efficace negli spazi fieristici e una maggiore affluenza di collezionisti stranieri offrirebbe importanti margini di miglioramento a tutti i partecipanti.

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