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Berlino. Il Gallery Weekend si riconferma un formato di successo

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Mercato dell'arte

Berlino. Il Gallery Weekend si riconferma un formato di successo

  • –di Silvia Anna Barrilà

La dodicesima edizione del Gallery Weekend di Berlino si è svolta dal 29 aprile all'1 maggio in un fine settimana di sole che ha reso ancora più piacevole il tour delle 54 gallerie partecipanti e delle tante altre che hanno aperto le porte a collezionisti e appassionati d'arte contemporanea. In 25.000 hanno visitato le mostre allestite per l'occasione; i collezionisti e curatori nazionali e internazionali invitati dall'organizzazione sono stati 1.200. Benché l'organizzazione non abbia comunicato i dati relativi alle provenienze, è stato dichiarato che quest'anno i collezionisti sono arrivati numerosi da tutto il mondo, e soprattutto alcuni dall'Asia e dal Sud-America. Inoltre erano presenti curatori museali di rilievo come Hans Ulrich Obrist, Chris Dercon e Bernard Blistène del Centre Pompidou.

Il Gallery Weekend è un formato di grande successo a Berlino, iniziato nel 2004 dai galleristi Esther Schipper, Tim Neuger (Neugerriemschneider), Max Hetzler e Alexander Schröder (Galerie Neu), e imitato anche da altre città europee. Negli anni si è affermato come una valida alternativa al modello della classica fiera perché permette di creare nuovi contatti con collezionisti e curatori, di vendere a clienti internazionali (si sa, a Berlino i collezionisti non sono tanti), ma anche di riportare i visitatori in galleria e stimolare il turismo culturale.

Per queste ragioni il Gallery Weekend rappresenta il momento in cui le gallerie tirano fuori il meglio del loro programma. L'offerta, quindi, è varia e di qualità e spazia dagli artisti emergenti con prezzi intorno a 4.000 euro agli artisti più affermati o a metà carriera con quotazioni fino a 500.000 euro.

Qualche esempio: la galleria Kewenig ha presentato nella sua elegante sede non lontana dal Ministero degli Esteri una personale dell'artista di origini egiziane Ghada Amer con tele, ceramiche (un materiale con cui l'artista lavora dal 2004), una grande scultura in acciaio e una serie di opere su carta realizzate in collaborazione con l'amica artista iraniana Reza Farkhondeh (prezzi da 45.000 a 350.000 dollari). La galleria KOW, invece, ha presentato due artisti: il curdo-iraqeno Hiwa K (1975), che nel 2017 parteciperà a Documenta 14 (prezzi 15.000-50.000 euro) e il tedesco Tobias Zielony (1973) con il progetto fotografico sull'immigrazione avviato già nel Padiglione tedesco della Biennale di Venezia del 2015.

Doppia presentazione anche per Galerie Buchmann, che ha presentato opere in ceramica ispirate all'architettura di Bettina Pousttchi (prezzi da 25.000 a 60.000 euro) e opere degli anni 60 del grande artista francese (in mostra anche da Thomas Schulte) con prezzi a partire da 490.000 euro.

Nella sua spettacolare chiesa brutalista riconvertita in galleria Johann König esponeva fotografie di Annette Kelm e opere di Claudia Comte. Inoltre nel giardino intorno alla chiesa-galleria, che riprende le forme geometriche dell'architettura, c'erano sculture di vari artisti tra cui Elmgreen & Dragset (95.000 euro), Erwin Wurm, Jeppe Hein (60.000 euro) e Alicia Kwade (110.000 euro).

Una proposta molto interessante era quella di Daniel Marzona, che ha presentato una personale di Olaf Holzapfel. L'artista tedesco, nato nel 1969, recupera tecniche di lavorazione tradizionali di zone periferiche e le combina con motivi contemporanei e strumenti digitali per riflettere sul rapporto tra natura e cultura (prezzi 10.000-18.000 euro).

Il Gallery Weekend ha segnato anche il momento di rilancio della diramazione tedesca di Outset Contemporary Art Fund, un'organizzazione filantropica inglese creata nel 2003 da Candida Gertler che raccoglie fondi privati per finanziare progetti destinati a istituzioni pubbliche, e dall'inizio della sua attività ha raccolto 4,3 milioni di euro per sostenere 160 artisti e 80 istituzioni.

A prendersi la responsabilità della propaggine tedesca del fondo è stata Bettina Böhm, storica dell'arte e collezionista che ora punta a creare un nutrito gruppo di membri e a raccogliere 200.000 euro entro quest'anno. “Le quote di adesione sono da 3.000 oppure 8.000 euro” spiega la collezionista. “Le somme vengono devolute interamente ai progetti artistici e noi ci facciamo carico del resto, per esempio cene, eventi e visite agli atelier degli artisti per i mecenati. L'organizzazione, inoltre, si prende la responsabilità di realizzare comunque i progetti proposti per l'anno, a prescindere dal fatto che si riesca o no a raccogliere il totale”.

Quali sono, allora, i progetti con cui parte Outset in Germania? Una residenza di un anno dell'artista palestinese Hazem Harb (1980) al Künstlerhaus Bethanien di Berlino; la donazione dell'installazione video a sette canali di Candice Breitz “Love Story” (2016) alla Nationalgalerie di Berlino; l'acquisto dell'opera “Strings” dell'artista tedesca Annika Kahrs (1984) per la Hamburger Kunsthalle di Amburgo (erano anni che il museo l'aveva riservata ma non riusciva a comprarla e ora un collezionista privato premeva per avere l'opera); e, infine, la creazione di un fondo di acquisizione che istituzioni tedesche a rotazione possano spendere all'interno della fiera ABC, l'altro grande appuntamento del calendario dell'arte berlinese, in programma dal 15 al 18 settembre 2016.
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