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Montecarlo si scopre contemporanea con tanto di fiera e notte bianca -

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Mercato dell'arte

Montecarlo si scopre contemporanea con tanto di fiera e notte bianca

  • –di Sara Dolfi Agostini

Nel piccolo Principato di Monaco ci sono solo 38mila residenti, ma uno su tre è milionario. Non stupisce, dunque, la scelta di organizzarvi per la prima volta una fiera di arte contemporanea, ArtMonte-carlo, spin-off di ArtGenève, che nel weekend del 29-30 aprile, con un parterre di 36 gallerie, si è candidata a raccogliere i frutti di una simile concentrazione di potenziali collezionisti. “È una fiera raccolta, non genera rivalità con le fiere internazionali perché vuole portare opere di qualità a un pubblico locale e non valuta il successo sul numero di visitatori” racconta Michele Casamonti di Tornabuoni, che ha venduto opere sotto i 100mila euro di Dadamaino e Alberto Biasi a nuovi contatti, italiani e svizzeri, e conta di concludere le trattative per lavori di Fontana e Boetti sopra il milione di euro.

Ci sono vantaggi anche per i galleristi a vendere qui?
“No, vigono le stesse leggi che in Europa per l'importazione temporanea, e per la fatturazione contano la sede della galleria e la destinazione dell'opera, come sempre” risponde Casamonti, che ha dedicato l'intero stand ad artisti italiani. Altre gallerie si sono fatte ispirare dalle idiosincrasie del luogo: i dipinti di Sarah Morris e Rob Pruitt da Air de Paris, ad esempio, riflettevano in chiave pop architetture e luccichii della vita monegasca. La galleria francese ha portato opere da 18mila fino a 100mila dollari, e anche in questo caso ha venduto soprattutto a collezionisti italiani, residenti a Montecarlo. Pace Gallery, invece, ha puntato su uno spettro il più ampio possibile di linguaggi e tecniche: dal video alla scultura, dalla fotografia, all'installazione. E l'attenzione dei collezionisti è ricaduta sulla celebre serie dei mari di Hiroshi Sugimoto, 400.000 dollari in edizioni di 5, e su un prezioso bassorilievo in bronzo laccato d'oro di Keith Coventry, in mostra nella sede di Londra della galleria, che crea un ponte tra le estetiche delle avanguardie storiche e la comunicazione di massa a prezzi di 18-75mila sterline.

Come da copione, stand curati e niente fondi di magazzino. E anzi, per collezionisti in cerca di ispirazione, la fiera aveva invitato a partecipare a titolo gratuito fondazioni e spazi non profit internazionali, tra cui figuravano nomi autorevoli come la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino e la Collection Yvon Lambert di Avignone. Tra gli spazi non profit, invece, c'era la Fondazione Spinola Banna per l'Arte, che promuove il lavoro dei giovani artisti italiani, ma anche spazi “ibridi”, con opere in vendita per il finanziamento della programmazione. Tra questi, a vincere il premio acquisizione Prix Solo artmonte-carlo – F.P. Journe, valore massimo 15mila euro, è stato Lulu di Città del Messico, con le opere prime della francese Victoria Roth a 600-1200 euro: dipinti al crocevia tra figurazione e astrazione dai forti contrasti cromatici, reminiscenti del lavoro di Matisse, che nella vicina Nizza aveva stabilito la sua residenza.

Ma quest'anno il Principato non ha inaugurato solo la sua prima fiera: la sera di venerdì 29 aprile 5.000 tra appassionati e ignari turisti si sono ritrovati un programma gratuito di performance, concerti e interventi d'artista degni di una biennale, complice l'organizzazione della prima Nuit Blanche monegasca, interamente dedicata all'arte contemporanea e firmata da Jorg Heiser, curatore e coeditore della rivista Frieze, insieme a Cristina Ricupero e Leonardo Bigazzi. Sedici commissioni, tra cui un concerto della filarmonica di Monaco con proiezione del film di Henrik Hakansson, un'inattesa performance canora di Tino Sehgal, sculture musicali attivate dal vento di Gabriel Lester, un albergo rifugio di Fabian Marti ispirato dai colori brasiliani e al One Hotel di Alighiero Boetti, e una spettacolare opera di Land Art realizzata in cielo da Doug Aitken noleggiando un aereo. Per i cinefili, invece, il Théâtre Princesse Grace ospitava una rassegna con nove film d'artista di Laure Prouvost, Neil Beloufa e Hicham Berrada e molti altri. “Ho selezionato opere che rappresentavano la notte come un territorio di scoperta, libertà e trasgressione, facendo uso di un linguaggio cinematografico che è sospeso tra un approccio documentario e di pura finzione” ha raccontato Bigazzi, che a Monaco ha portato la sua esperienza come curatore al festival di video arte fiorentino Lo Schermo dell'Arte. Budget dell'intera Nuit Blanche: 600mila euro, più un 20% di sponsorizzazioni tecniche. Una cifra che è la metà dell'omonimo evento parigino, ma con target e obiettivi assai diversi.

“Il governo ha espresso il desiderio di realizzare un evento popolare, ma dedicato all'arte contemporanea su scala internazionale, in sinergia con le istituzioni sul territorio, come il Nouveau Musée National de Monaco, il Balletto, l'Orchestra Filarmonica” ha spiegato Julien Cellario, executive manager della Nuit Blanche. Viene naturale da pensare, dunque, che un ruolo importante in questo nuovo posizionamento monegasco sul contemporaneo l'abbia giocato proprio il Nouveau Musée National de Monaco, un museo di qualità scientifica fondato nel 2010 e subito preso in gestione dalla curatrice Marie-Claude Beaud, nel cui curriculum figurano la direzione della Fondazione Cartier di Parigi fondation.cartier.com e del Mudam di Lussemburgo. È stato il museo a preparare il terreno, inserendo la piccola città di Montecarlo nella geografia dell'arte contemporanea internazionale con collaborazioni con istituzioni come il Castello di Rivoli, per la personale dello scultore Thomas Schütte nel 2012, e adesso con le Serpentine Galleries di Londra in occasione della retrospettiva del maestro dell'iperrealismo americano Duane Hanson. E anche qui, gli italiani non mancano all'appello. Proprio la sera della Nuit Blanche, il Nouveau Musée National de Monaco ha inaugurato un progetto speciale con performance dell'artista Francesco Vezzoli: un omaggio alla celebre attrice Marlene Dietrich ispirato dal misto di impegno politico e realtà che ha fatto da contraltare alla vita pubblica della diva, tra glamour e finzione cinematografica.

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