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Mercato dell'arte

Granpalazzo 2016: un format di fiera che soddisfa collezionisti e galleristi

  • –di Silvia Anna Barrilà e Maria Adelaide Marchesoni
Granpalazzo 2016, Piotr Łakomy, SpazioA Pistoia, Courtesy Granpalazzo
Granpalazzo 2016, Piotr Łakomy, SpazioA Pistoia, Courtesy Granpalazzo

Le fiere d'arte hanno assunto negli ultimi anni un ruolo fondamentale per il business della galleria: rappresentano il luogo in cui si realizza il 40% del fatturato (fonte: Tefaf 2016) e attraverso le quali si costruisce la reputazione della galleria. Allo stesso tempo, però, sono estremamente dispendiose, soprattutto per le piccole-medie gallerie, ed è difficile entrarvi, perché l'accesso è regolato da commissioni selezionatrici formate da altri galleristi. In questo contesto due galleriste romane, Paola Capata di Monitor e Federica Schiavo dell'omonima galleria, hanno concepito un nuovo format di fiera:

Granpalazzo. La seconda edizione si è svolta a Palazzo Rospigliosi a Zagarolo, in provincia di Roma, il 28 e il 29 maggio e, secondo quanto dichiarato dagli organizzatori, in questi due giorni i visitatori sono stati 5.500.
“Partecipiamo a moltissime fiere ed è lì che succede tutto” racconta Federica Schiavo, “ma sono molto costose e i margini di guadagno per una galleria che fa ricerca sono molto bassi. Per questo abbiamo pensato a un modello di fiera che cerca di rallentare i tempi e di ritornare a un rapporto più personale tra gallerista e collezionista, tipico della galleria e non negli stand”.

L'idea fondamentale alla base del progetto è quella di portare galleristi e collezionisti per due giorni in un posto lontano dai centri del contemporaneo e farli vivere a stretto contatto al fine di favorire non solo i rapporti commerciali, ma anche relazioni sociali destinate a durare nel tempo. Le gallerie non compilano una richiesta di partecipazione, ma vengono invitate dall'organizzazione e mostrano in fiera un solo artista selezionato dalla curatrice Ilaria Gianni. L'impegno organizzativo da parte delle gallerie è ridotto al minimo. Le opere vengono spedite e all'arrivo i galleristi le trovano già installate, devono solo aspettare l'arrivo dei collezionisti e degli appassionati d'arte contemporanea. L'organizzazione è affidata al production manager Delfo Durante. Questo modello ai galleristi piace e quasi all'unanimità hanno apprezzato i due giorni della manifestazione.

Dopo una prima edizione di successo nel 2015, il numero delle gallerie partecipanti è passato, grazie anche al passaparola, da 14 a 28, di cui 10 le italiane e il resto straniere provenienti da Belgio, Canada, Olanda, Gran Bretagna, Messico e Hong Kong. Tra le new entry c'erano alcuni nomi di rilievo come Jan Mot di Bruxelles, Wilfried Lentz di Rotterdam e Hollybush Garden di Londra. Per partecipare le gallerie hanno versato una quota inferiore ai 4.000 euro, che è stata interamente investita nell'organizzazione dell'evento, che non ha scopo di lucro ma punta a raggiungere il break-even. Sponsor, infatti, non ce ne sono; solo qualche sponsor tecnico: il Comune e la Regione hanno messo a disposizione la sede dell'evento, Bliss Moving il servizio di logistica e trasporto, e i produttori locali alcuni generi alimentari. Le quote di partecipazione delle gallerie servono principalmente a coprire le spese per il soggiorno dei VIP italiani e internazionali, che quest'anno sono stati 80. Oltre ai collezionisti privati c'erano alcuni curatori, come Alberto Salvadori del Museo Marino Marini, Sandra Sykorova del Public Program della Tate, Stefano Raimondi di The Blank di Bergamo, Alessandro Rabottini di Miart e Andrea Bruciati di Art Verona.

La qualità dell'offerta di Granpalazzo era alta e i collezionisti hanno confermato di apprezzare la proposta artistica effettuando numerosi acquisti sin dalle prime ore della manifestazione. Il price range delle opere era compreso tra 1.000 e 55.000 euro e nella cornice del palazzo cinquecentesco le opere esposte abbracciavano tutti i media anche se, per le caratteristiche dell'edificio, le installazioni erano privilegiate.

Non mancavano tuttavia i dipinti: per esempio tre grandi tele verticali astratte dell'artista Piotr Makowski (Gdynia, Polonia, 1985), rappresentato dalla galleria parigina Antoine Levi, accostate alle pareti si inserivano magnificamente negli affreschi e le decorazioni di Palazzo Rospigliosi, creando una relazione tra epoche diverse (320x160 cm, 9.000 euro cadauna). Proprio alla proposta artistica della galleria di Antoine Levi è stato assegnato il Premio Claudio, novità di questa edizione, ex-equo con la galleria P420 di Bologna che proponeva opere di Rodrigo Hernàndez (Città del Messico, 1983). Il “Premio Claudio”, nato per volontà dell'imprenditore collezionista Ettore Alloggia, consiste nell'acquisizione delle opere e ha come obiettivo quello di fornire una nuova forma di sostegno all'arte contemporanea per contribuire alla rivitalizzazione della scena artistica della città di Roma.
Le opere del secondo artista premiato, Rodrigo Hernàndez, si attestavano in un range di prezzo tra 3.500 e 6.500 euro e sono state molto “gettonate”: nelle prime due ore della manifestazione sono state tutte acquistate dai collezionisti invitati. Sold out anche le sei installazioni di Andrea Kvas (Trieste, 1986), presentato dalla galleria Ermes-Ermes di Vienna (prezzo 2.500 euro cadauna).

Diverse anche le video installazioni: accoglieva i visitatori all'ingresso quella dell'artista Rä di Martino (Roma, 1975), presentata dalla galleria Collicaligreggi di Catania. Ispirata al racconto “Il nuotatore”, scritto nel 1964 da John Cheever, l'installazione era formata da diversi elementi tra cui una proiezione del video “On Making a Circle to Swim Under Water” (2015) sulla superficie dell'acqua di una bacinella (7.000 euro in edizione di 3), esposto insieme a sei sculture (5.000 euro cadauna), ispirate al manuale del 1696 intitolato “L'arte del nuotare”, le cui illustrazioni erano riportate su una stampa fotografica su cotone e montate su sdraio da spiaggia degli anni cinquanta.
Altre opere video di qualità erano quelle di Maryan Jafri (Pakistan, 1972), proposta dalla galleria di Modica Laveronica, e quella dell'inglese Marcus Coates (1968), proposta da Workplace Gallery di Londra, in cui l'artista si trasforma in sciamano e raggiunge uno stato di trance per diventare una cosa sola con la natura, affrontare problemi sociali e dare consolazione ad una comunità la cui abitazione verrà demolita (price range tra 5.000 e 20.000 sterline).

È arrivata addirittura da Hong Kong la galleria Edouard Malingue, che ha presentato un'installazione dell'artista Jeremy Everett (1979) da 15.000 euro piena di riferimenti alla storia del palazzo e a quella di Roma. SpazioA di Pistoia presentava, invece, una serie di opere ispirate più in generale all'architettura e allo spazio in relazione alle dimensioni dell'uomo dell'artista polacco Piotr Łakomy (1983), che è stato tra i finalisti del premio Zacheta e che ritroveremo ad Art Statement a Basilea con la Galeria Stereo di Varsavia (le opere a Granpalazzo quotavano intorno agli 8.000 euro; il suo range in generale va da 7.000 a 15.000 euro).

Tra le opere esposte nell'ala ovest del Palazzo, invece, al primo piano, c'erano quelle di Doug Ashford (Rabat, Marocco 1958) della galleria Wilfried Lentz di Rotterdam. In particolare, l'opera “Next Day” (2015-2016), ispirata alla tragedia dell'11 settembre, riproponeva le 28 pagine dell'edizione del 12 settembre del New York Times con forme ritagliate e colorate (prezzo per l'intera opera 55.000 euro escluse tasse, le pagine singole oscillano in range compreso tra 3.500 e 7.000 euro, edizione di 5) e l'installazione “Bakersfield CA” (2013-2014), pezzo unico a un prezzo paria 10.000 euro (escluse tasse). Nella stessa sala c'erano due sculture di grandi dimensioni di Pedro Cabrita Reis (Lisbona, Portogallo, 1956) della Sprovieri di Londra, mentre nel salone il pubblico veniva accolto da un'installazione molto delicata di Mario Garcia Torres (Messico, 1975) della galleria Jan Mot di Bruxelles, “Open (An Unbent Open Neon Sign)” (2004-2013), tra le opere più costose esposte a Granpalazzo (38.000 euro), e diverse installazioni tra cui due specchi e due sculture in gesso a terra di Armando Andrade Tudela (Lima, Perù, 1975) della galleria Francesca Minini di Milano, e grandi arazzi di Alexandra Navrativil (Zurigo, 1978) proposte da BolteLang a 10.000 euro l'una.

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