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Il mercato dell'arte dimostra la sua forza a Basilea -

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Mercato dell'arte

Il mercato dell'arte dimostra la sua forza a Basilea

  • –di Silvia Anna Barrilà
Art Basel 2016, © Art Basel
Art Basel 2016, © Art Basel

La 47ª edizione di Art Basel si è conclusa domenica 19 giugno con un ottimo bilancio di vendite. Le 286 gallerie da 33 paesi che hanno partecipato alla kermesse, la più importante tra le fiere d'arte contemporanea, con opere di 4.000 artisti per un valore totale di 3 miliardi di dollari secondo Axa Art, hanno registrato vendite a cinque, sei e sette cifre fin dalle prime ore della preview e per tutta la durata dell'evento. I collezionisti sono arrivati già lunedì direttamente dall'inaugurazione di Manifesta a Zurigo per assistere all'apertura di Art Unlimited e hanno affollato gli stand nei giorni di anteprima della fiera, martedì e mercoledì. Giovedì la fiera ha aperto le porte ai visitatori che sono stati in tutto 95.000, leggermente meno dei 98.000 dell'anno scorso. I gruppi museali sono stati 300. Tra i nuovi collezionisti quest'anno c'erano acquirenti arrivati dall'Africa, dai paesi dell'ex-Unione Sovietica, da Iran, Libano, Giappone, Corea, Filippine e Tailandia.

L'Africa - l'ultima frontiera del mercato dell'arte contemporanea - è stato uno dei temi dell'edizione di Basilea di quest'anno grazie alla presenza di una gigantesca opera di El Anatsui ad Art Unlimited offerta da Jack Shainman e alla celebrazione del 50° anniversario di Goodman Gallery (Johannesburg, Città del Capo), che ha venduto il primo giorno varie opere, tra cui una su carta di William Kentridge ad un collezionista africano e una scultura di Walter Oltmann alla collezione angolana Dokolo per 25.000 dollari. Anche Stevenson (Johannesburg, Città del Capo) ha fatto il sold out il primo giorno.
Un altro tema sentito di questa edizione è stato quello degli archivi storici, trattato anche ad un talk a cui hanno partecipato il direttore del Centro Paul Klee Michael Baumgartner, la fondatrice dell'Institute for Artists' Estates Loretta Würtenberger, il direttore della Berlinische Galerie Thomas Köhler, e il figlio di Donald Judd, Flavin Judd. Diversi stand della fiera hanno puntato sui lasciti, in particolare Hauser & Wirth , che oramai rappresenta l'eredità artistica di molti autori tra cui Louise Bourgeois, Philip Guston e Mike Kelley (la sua opera “Memory Ware Flat #10” del 2001 è stata venduta a un privato per 4,4 milioni di dollari, mentre Skarstedt ha venduto “Reconstructed History” del 1989 per 1,5 milioni di dollari), Lygia Pape (”Book of Night and Day” del 1963-76 è stata venduta per 2,8 milioni di dollari) e David Smith. E gli effetti di una buona gestione dell'archivio e di un'attiva collaborazione con la galleria sul mercato si sono potute osservare: infatti ad un anno esatto dall'annuncio della presa in consegna dell'archivio Melotti da parte di Hauser & Wirth, l'artista italiano era esposto in vari stand della fiera ed è stato venduto con successo. Stesso discorso per Josef Albers, il cui archivio da poco è stato preso in consegna da David Zwirner.
Un altro tema al centro di dibattito è stato quello socio-politico: come le istituzioni artistiche e culturali stiano rispondendo all'emergenza migrazione è stata trattata in un talk con l'artista Adrian Paci, il direttore del Modern Art Oxford Paul Hobson, il direttore del progetto Multaqa del Museo per l'arte islamica di Berlino e il direttore di Jusoor Maya Alkateb-Chami. Sia fuori che dentro la fiera c'erano opere che affrontavano questa problematica: per esempio Olafur Eliasson ha presentato la sua “Green light”, i cui proventi vanno alla Croce rossa di Vienna per i profughi siriani, all'interno di una costruzione provvisoria su Messeplatz di Oscar Tuazon. Nell'ambito di Art Parcour Alfredo Jaar ha riadattato il suo progetto “The Gift”, nato nel 1998 per raccogliere fondi per Medici Senza Frontiere durante il genocidio in Rwanda, all'emergenza profughi nel Mediterraneo. All'interno della fiera Wentrup (Berlino) ha riproposto un lavoro di Olaf Metzel sull'immigrazione (180.000 euro).
Infine un altro tema ha aleggiato tra gli stand della fiera e di Unlimited: il mercato dell'arte stesso con opere che rappresentavano la casa del collezionista (Hans Op de Beek ad Unlimited), i ritratti degli art advisor (Reena Spaulings da Campoli Presti), le fiere (Eric Fischl da Skarstedt), le copertine di Artforum (Ciprian Muresan ad Unlimited). Tutti tasselli di un sistema che ancora una volta ad Art Basel si è dimostrato resistente alle instabilità politiche ed economiche.
Selezione di vendite milionarie ad Art Basel 2016:
Hauser & Wirth (Zurich, New York, London, Somerset, Los Angeles)
Paul McCarthy, “Tomato Head (Green)”, 1994, 4.750.000 dollari
Vija Celmins, “Sea Drawing with Whale”, 1969, 1.500.000 dollari
Maria Lassnig, “Macht des Schicksals (The Power of Fate)”, 2006, 1.200.000 dollari
Mike Kelley, “Memory Ware Flat #10”, 2001, 4.400.000 dollari
Lygia Pape, “Book of Night and Day”, 1963-1976, in 35 parti su legno, 2.800.000 dollari
Mnuchin Gallery (New York)
Brice Marden, “First Window Painting” (1981), 4.5 milioni di dollari
John Chamberlain, “Honest 508” (1973 – 74), 3 milioni di dollari
Sprüth Magers (Berlin, London, LA)
Frank Stella, “Olyka I”, 1973, 1,1 milioni di dollari ad un privato asiatico
White Cube (London, Hong Kong)
Raqib Shaw, Self Portrait in the Sculpture Studio at Peckham (After Mocetto) II, 2015-2016, 1,1 milioni di dollari
Andrea Rosen (New York)
Alina Szapocznikow, “Illuminowana [L'Illuminée] [Illuminated Woman]”, 1966-1967, 1,9 milioni di euro
Skarstedt (New York, London)
Mike Kelley, “Reconstructed History”, 1989, 1,5 milioni di dollari (Unlimited)
Massimo De Carlo (Milan)
Un Rudolf Stingel per 1,8 milioni di dollari
David Zwirner (New York, London)
Cinque opere di Josef Albers tra 300.000 dollari e 1,2 milioni di dollari a clienti in Asia, Europa, Usa
Due opere di Michaël Borremans di cui una di grandi dimensioni negli Usa a 1,2 milioni e dollari e una del 2011 in Asia
Kerry James Marshall, un dipinto di grandi dimensioni del 2016 a 1 milione di dollari negli Usa
Due nature morte di Giorgio Morandi a più di un milione di dollari l'una a clienti in Europa e Usa
Due opere di Sigmar Polke di cui una del 1988 in Europa a 6.500.000 euro e una del 1997 a un cliente negli Usa
Luc Tuymans, “Painting (portrait)”, 2007, più di 1 milione di dollari ad un cliente asiatico
Acquavella Galleries (New York)
Tom Wesselmann, still life from 1964, 3,5 milioni di dollari
Mitchell-Innes & Nash (New York)
Tom Wesselmann, “Still Life #53”, 1964, 2 milioni di dollari
Gmurzynska (Zug, Zurich, St. Moritz)
Opere di Robert Indiana, Yves Klein, Kurt Schwitters e Joan Miró tra 500.000 e 2 milioni di dollari
Geneva's Blondeau & Cie (Geneva)
Albert Oehlen, “Freier Stress”, 1996, circa 1,5 milioni di dollari
Louise Lawler, Helms Amendment, 1989 circa 1,6 milioni di dollari (Unlimited)
Hazlitt Holland-Hibbert (London)
Sean Scully, “Enough”, 1981, circa 1 milione di dollari

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