Giovedì scorso, senza far molto rumore, è passata al Bundestag la legge per la protezione del patrimonio artistico nazionale tedesco, nonostante le forti critiche e le opposizioni di operatori, artisti e collezionisti. Se sino ad oggi era necessario un permesso di esportazione per inviare dalla Germania le opere in paesi extra Unione europea, ora si dovrà chiederlo anche per l'esportazione nei paesi della Ue di dipinti di valore superiore a 300.000 euro e con una data di nascita antecedente i 75 anni. Mentre fuori dell'Unione ci sarà bisogno di un permesso per esportare le opere che hanno più di 50 anni e un valore superiore ai 150.000 euro. La legge è stata promossa dal ministro della Cultura Monika Gütters della CDU ed è stata votata dall'Unione (CDU e CSU) e dalla SPD. L'opposizione si è astenuta.
“Con la nuova legge sulla protezione culturale, la Germania, infine, riconosce - con decenni di ritardo - gli standard di UNESCO ed europei, che sono applicati in quasi tutti i paesi europei” ha dichiarato il ministro della Cultura tedesco Monika Grütters.
Nei mesi scorsi Gerald Böse, ceo di Koelnmesse, organizzatore delle fiere, aveva scritto una lettera aperta per opporsi alla modifica della legge sulla tutela in Germania. «Se passa la versione attuale del progetto – dichiarava -, non solo gallerie, mercanti d'arte, case d'asta, collezionisti
privati e musei ne saranno influenzati negativamente, ma anche l'intera filiera delle fiere d'arte. Il divieto d'esportazione di opere classificate “patrimonio nazionale” limiteranno il commercio d'arte in Germania e anche le fiere». Probabilmente a favore di piazze vicine e più liberali come la Svizzera.
Le leggi tedesche che regolavano l'esportazione di opere d'arte erano datate 1955 e si basavano su liste di opere culturalmente significative che variavano in ciascuno dei 16 stati del paese. Nel 2013, il governo federale ha deciso fosse necessario rivedere la legge poiché la Germania aveva bisogno di un registro unificato delle opere di valore nazionale.
Ma che cosa definisce un bene culturale nazionale della Germania?
Giovedì scorso a Berlino una prima - se molto vaga - definizione è stata finalmente offerta. La definizione si applica alle opere che “rappresentano un'identità per la cultura della Germania” e la cui rimozione potrebbe causare una “perdita significativa”. Anche se la definizione appare alquanto generica, applicabile a tutto e niente, servirà come base per un elenco vincolante di opere d'arte e manufatti protetti. Ogni Stato tedesco darà il suo contributo al gruppo di esperti provenienti da istituzioni culturali come musei, archivi, biblioteche, università - che coinvolgerà anche mercanti d'arte e collezionisti privati - con il compito di compilare il registro.
Così, su due piedi, appare un incubo burocratico. In una lettera gli Stati di Baden-Württemberg e Assia la scorsa settimana hanno espresso la preoccupazione che l'applicazione della legge possa essere “un onere finanziario e logistico imprevedibili”. Tuttavia, Grütters ha detto che sono solo “diverse migliaia” le richieste di permessi di esportazione per anno, dal momento che i musei - che fino ad ora sono stati responsabili per il 90% delle richieste di permesso - saranno liberi da questa dead line. In ogni caso il governo federale ha promesso di rivedere il processo burocratico in due anni.
Gli artisti sono stati ascoltati: George Baselitz che ad agosto, in risposta alla bozza del disegno di legge di protezione del patrimonio nazionale, aveva annunciato l'intenzione di ritirare le sue opere dai musei, ha tirato un sospiro di sollievo. Infatti le opere di artisti viventi potranno entrare nell'elenco del patrimonio nazionale solo con il loro benestare dell'autore. Il timore iniziale era che gli artisti tedeschi avrebbero dovuto affrontare l'embargo della vendita delle loro opere su piazze internazionali, poiché “proteggere” le loro opere all'interno del paese avrebbe significato ridurne in modo significativo il loro valore. Infatti le opere di Gerhard Richter, Georg Baselitz e Andreas Gursky regolarmente vengono aggiudicate a valori a sei e sette cifre all'estero, dove il mercato è molto più redditizio che in Germania.
Mentre più preoccupati appaiono i collezionisti, che avranno maggiori problemi, poiché anche le opere di artisti deceduti non tedeschi (per esempio, Andy Warhol o Jackson Pollock) con valori elevati (oltre i 300mila euro) potrebbero poter circolare solo sul mercato tedesco - se considerate patrimonio nazionale – e, quindi, scambiate solo ad una frazione del loro valore sul mercato internazionale. Insomma i collezionisti di opere di artisti non viventi potrebbero dover affrontare una drastica svalutazione delle loro collezioni se le opere entreranno nella lista dei lavori protetti.
All'interno della Ue “abbiamo sempre avuto il libero scambio” commentano gli operatori. Una clausola inserita all'ultimo minuto dal ministro Grütters prevede che se un collezionista possiede, per esempio, un capolavoro barocco, ben più antico di 75 anni e con un valore ben superiore ai 300.000 euro, e ne vede bloccata l'uscita, può chiedere la consultazione di un perito del governo per individuare un prezzo adeguato. Per i tesori archeologici, un permesso sarà richiesto per le vendite internazionali indipendentemente dal loro valore. Il Deutscher Kulturrat, l'organizzazione ombrello della Germania per le istituzioni culturali, giovedì ha elogiato questa decisione dell'ultimo minuto di abbandonare la soglia di valore.
La legge, invece, non pone un freno al mercato nero di arte trafugata, come antichi manufatti e tesori culturali, provenienti da aree in crisi come il Medio Oriente. In Siria, Iraq e negli altri paesi del Medio Oriente, il cosiddetto Stato Islamico ha distrutto non solo i siti del patrimonio culturale come Palmyra, ma è anche entrato in possesso di manufatti provenienti dai musei nazionali, finiti poi sul mercato nero per alimentare le casse della guerra. Fino ad oggi i manufatti provenienti dalle regioni di crisi avevano bisogno di un permesso scritto dai rispettivi paesi per essere scambiati in Germania. Con la nuova legge, invece, basta un certificato di provenienza per poterli vendere, alla faccia della protezione dei patrimoni nazionali degli altri paesi.
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