ArtEconomy24

Regno Unito, è boom di occupati con 1,9 milioni di addetti…

  • Abbonati
  • Accedi
Mercato dell'arte

Regno Unito, è boom di occupati con 1,9 milioni di addetti (+45%) per le Industrie Creative. In Italia 1,6 milioni di addetti

  • –di Maria Adelaide Marchesoni e Marilena Pirrelli

L'occupazione nelle Industrie Creative ha registrato un rapido aumento ed è cresciuta di tre volte rispetto alla media del Regno Unito. Con un tasso di crescita del 45% - più del doppio rispetto al mercato del lavoro - le Industrie Creative dal 2011 hanno favorito la nascita di 1,9 milioni di posti di lavoro quasi il triplo del tasso dell'economia del Regno Unito nel suo insieme.
All'interno delle Industrie Creative, le occupazioni che sono state maggiormente privilegiate sono i ballerini e i coreografi (in crescita del 41 per cento), gli artisti (in crescita del 21 per cento), e i programmatori e gli sviluppatori di software (in crescita del 30 per cento).
Questi dati recenti emergono dalle statistiche del Governo, pubblicate all'inizio di quest'anno, che hanno rivelato che le Industrie Creative contribuiscono all'economia del Regno Unito con 84 miliardi di sterline all'anno, quasi 10 milioni di sterline all'ora.

Il Secretary of State for Department of Culture, Media and Sport John Whittingdale ha dichiarato che “le Industrie Creative sono una delle più grandi storie di successo del Regno Unito e questo successo si basa sul talento straordinario che esiste in questo paese, l'incredibile patrimonio culturale, la lingua inglese e un sistema fiscale progettato per sostenere e incoraggiare la crescita del settore creativo”.
E prosegue sostenendo che. “nulla cambierà in seguito alla decisione del Regno Unito di lasciare l'UE e sono sicuro che le Industrie Creative continueranno a prosperare e sfruttare le nuove opportunità che si stanno aprendo per fare affari in tutto il mondo”.
Il settore delle Industrie Creative abbraccia una forza lavoro molto diversificata. I settori che hanno riportato gli aumenti più elevati sono: pubblicità e marketing (in crescita del 61,3%), musica, performing e arti visive (in aumento del 59,4%) musei, gallerie e biblioteche (in crescita del 22,2%).

BBC, ITV, Channel 4, Sky e BFI hanno introdotto nuove strategie per aumentare la diversità occupazionale all'interno delle strutture operative e le posizioni di rilievo e insieme hanno dato vita a un sistema per monitorare le diversità occupazionali denominato Project Diamond che sarà lanciato entro la fine dell'anno.
Organizzazioni come l'Arts Council si sono impegnate per incrementare la diversità all'interno delle arti attraverso nuovi meccanismi di finanziamento.
Le ultime statistiche rivelano anche che i servizi delle Industrie Creative del Regno Unito sono richiesti all'estero. Le esportazioni di questi servizi hanno registrato un tasso di crescita quattro volte superiore al tasso totale del Regno Unito.

E in Italia a che punto siamo?
L'ultimo Rapporto Symbola “Io sono Cultura” 2016 presentato in giugno assegna nel 2015 al Sistema Produttivo Culturale e Creativo (industrie culturali, industrie creative, patrimonio storico artistico, performing arts e arti visive, produzioni creative-driven) il 6,1% della ricchezza prodotta in Italia: 89,7 miliardi di euro. La cultura ha sul resto dell'economia un effetto moltiplicatore pari a 1,8: in pratica per ogni euro prodotto dalla cultura, se ne attivano 1,8 in altri settori. Gli 89,7 miliardi ne “stimolano” altri 160,1, per arrivare a quei 249,8 miliardi prodotti dall'intera filiera culturale, il 17% del valore aggiunto nazionale, col turismo come principale beneficiario di questo effetto volano.

Il Sistema Produttivo Culturale (da solo, senza considerare i posti di lavoro attivati negli altri segmenti della nostra economia) dà lavoro a 1,5 milioni di persone, il 6,1% del totale degli occupati in Italia. Confrontando i dati con quelli dell'ultimo quinquennio, i valori complessivi della filiera sono in crescita, pur di poco o pochissimo: +0,6% il valore aggiunto prodotto, +0,2% il numero degli occupati. Valori il cui peso si comprende a pieno solo confrontandolo con quelli, di segno opposto, del complesso dell'economia: -0,1% il valore aggiunto, -1,5% l'occupazione. Guardando alla dinamica dei settori, pur nel chiaroscuro di questa coda della crisi, le performance più rilevanti sono quelle connesse al design (+10,8% per valore aggiunto e +13,8% per occupazione), alle produzioni creative-driven (+5,4% per valore aggiunto e +1,4% per occupazione), al videogame (+3,7% per il valore aggiunto e +1% per occupazione), alla musica (+3,0% per valore aggiunto). Se poi guardiamo oltre il perimetro delle imprese culturali e creative, a beneficiare in modo rilevante della spinta della cultura è in particolar modo, come c'è da attendersi, il turismo: più di un terzo (il 37,5%) della spesa turistica nazionale è infatti attivato proprio dalla cultura.

La Cultura si conferma un importante motore di sviluppo a livello mondiale ora sostenuto anche dall'impegno del Parlamento Europeo per il suo inserimento come 11ª priorità del piano Juncker, volto a rilanciare l'economia del continente grazie ad un investimento di 315 miliardi di euro a favore degli Stati membri. E il Regno Unito resterà fuori o chiederà di entrare?

© Riproduzione riservata