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Cina in testa nel primo semestre dell'anno e mercato dell'arte in salute

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Mercato dell'arte

Cina in testa nel primo semestre dell'anno e mercato dell'arte in salute

  • –di Silvia Anna Barrilà

A livello mondiale nel primo semestre 2016 sono state vendute all'asta 252.000 opere d'arte (dipinti, sculture, disegni, fotografie, stampe e installazioni) per un totale di 6,53 miliardi di dollari (diritti inclusi). È la stima della banca dati francese Artprice, che ha analizzato i risultati di più di 3.500 vendite all'asta.

Il numero delle transazioni è aumentato del 3,2% e il tasso di invenduto sul mercato occidentale è rimasto stabile intorno al 28%, il che dimostra, secondo Artprice, la capacità del mercato dell'arte di adattarsi alle attuali condizioni di instabilità economica, la sua liquidità e la sua attrattività come bene rifugio. Non sembra grave, infatti, il fatto che il fatturato rispetto al primo semestre 2015 sia sceso del 25% poiché ciò dipende da un calo nell'offerta di capolavori sopra i 10 milioni di dollari in tutti i periodi storici (lo stesso sintomo è stato rilevato da Christie's che nei suoi risultati semestrali, pubblicati a fine luglio, ha registrato un calo del 27,6%). Sembra, quindi, che i collezionisti vendano di più, ma opere di minor valore (teoria confermata anche dall'analisi di ArtEconomy24 sul mercato italiano nel primo semestre 2016, dove le prime case d'aste per fatturato hanno registrato cali di fatturato rispetto al semestre 2015, mentre quelle con minori valori hanno avuto incrementi anche a due cifre).

Chi ha pagato le conseguenze della diminuzione del numero dei capolavori all'asta sono state soprattutto Londra (-30%) e New York (-49%). Il confronto con lo stesso periodo dell'anno scorso risulta negativo anche in considerazione del fatto che il primo semestre 2015 è stato un periodo di vendite record (basti pensare al Giacometti da 141,3 milioni di dollari o al Picasso da 179,4 milioni).

La vera sorpresa, comunque, è stata la Cina che, inaspettatamente, dopo cinque anni, ha superato gli Usa piazzandosi al primo posto nella lista per fatturato all'asta (vedi tabella) con un totale pari a 2,3 miliardi di dollari, 570 milioni in più dell'anno scorso (+18%). Anche dai dati pubblicati finora da Christie's e Sotheby's (l‘8 agosto renderà noti i suoi risultati) è emerso un trend positivo sul mercato asiatico che, secondo Artprice, è guidato soprattutto da Hong Kong (+10%). Pare che anche il problema dei mancati pagamenti che affliggeva le aste cinesi (o rendeva comunque inattendibili report di mercato di questo genere) sia stato risolto grazie ad una rigida regolamentazione in vigore da due anni, e che la Cina sia stato il mercato più forte per quanto riguarda i maestri antichi dell‘area.

Seguono nella classifica dei fatturati gli Stati Uniti con 1,7 miliardi di dollari e la Gran Bretagna con 1,4 miliardi. Italia al sesto posto dopo Francia (302 milioni) e Germania (102,7 milioni) con 101,4 milioni di dollari (secondo l'indagine di ArtEconomy24 pubblicata il 16 luglio e condotta su 17 case d'aste nazionali il totale del semestre in Italia ammonta a 134,3 milioni di euro). In coda alla classifica troviamo Svizzera (71,9 milioni), Austria (53,6 milioni), Giappone (45,7 milioni) e Corea del Sud (43,1 milioni). Oltre alla Cina, altri paesi che hanno mostrato una crescita del fatturato sono stati il Belgio (+12%), la Turchia (+7%) e la Svezia (+44%).

Gli artisti più forti del semestre? In testa c'è Picasso con 196,3 milioni di dollari per 1.718 lotti, seguito dai cinesi Zhang Daqian con 180,8 milioni per 286 lotti e Wu Guanzhong con 102,6 milioni per 74 lotti. Basquiat in quarta posizione con 101,7 milioni per 41 lotti, mentre Warhol solo in nona posizione con 74,4 milioni per 739 lotti.

Tanti gli elementi di forza del mercato dell'arte, tra cui Artprice elenca: la proliferazione delle aste online (circa il 95% dei player del mercato sono connessi), l'affermazione dell'arte come asset class affidabile, l'aumento dei collezionisti (da circa mezzo milione nel 1945 a circa 70 milioni nel 2016), soprattutto, tra le generazioni più giovani, l'espansione del mercato in Asia, nei paesi affacciati sul Pacifico, in India, Sud Africa, Medio Oriente e Sud America, l'aumento del numero dei musei (700 nuovi all'anno) e, quindi, la crescita della domanda di lavori di qualità museale.

Nel complesso il mercato dell'arte - secondo Artprice - è incredibilmente in salute, con il segmento contemporaneo che da solo negli ultimi 16 anni ha registrato un incremento del fatturato del 1.200% e un +43% di progressione lineare del valore medio di un'opera. Tali rendimenti non si limitano alle bluechip; infatti, opere valutate sopra i 20.000 dollari hanno generato rendimenti annuali del 9%. Un mercato definito “efficiente, storico e globale, con una ben affermata abilità a resistere alle crisi economiche e geopolitiche”.

Forse troppo ottimisti? Le criticità ci sono eccome rivelatesi nei diversi scandali legati alle opere ritrovate nei porti franchi, alla operazioni di riciclaggio di denaro e al commercio di falsi, tutte notizie che suggeriscono di non abbassare mai la guardia su questo mercato.

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