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La fiera che ha sdoganato l'arte africana a Londra e New York.Touria El…

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Mercato dell'arte

La fiera che ha sdoganato l'arte africana a Londra e New York.Touria El Glaoui, figlia d'arte e direttrice di 1:54, parla dei progetti futuri

  • –di Silvia Simoncelli
Touria El Glaoui
Touria El Glaoui

Touria El Glaoui è la direttrice di 1:54 Contemporary African Art Fair, una fiera dedicata all'arte contemporanea africana prodotta nel continente e non solo, che si svolge a Londra in ottobre dal 2013 (6-9 ottobre prossimo appuntamento) a Somerset House e che dal 2015 è diventata un appuntamento fisso anche a New York a maggio. Figlia dell'artista marocchino Hassan El Glaoui, Touria ha studiato a New York, curato diverse mostre ed è nel board della Biennale di Marrakech.

Com'è stata accolta la fiera a Londra e a New York dal pubblico e dalle gallerie?
Entrambe le fiere sono cresciute di anno in anno. New York ha rappresentato per noi uno sviluppo logico dopo Londra, sulla scia del supporto che abbiamo acquisito sia dai  media sia dai visitatori della fiera. Dal momento della nostra edizione inaugurale a Somerset House a Londra nel 2013, abbiamo ampliato da 17 a 37 il numero degli espositori nel 2015, che cresceranno ulteriormente e diventeranno 40 nella nostra prossima edizione nel dal 6 al 9 ottobre 2016. 01:54 è stata accolta molto bene a New York, sia a livello locale a Red Hook, dove ha la sua sede, che nel più ampio contesto delle attività che ruotano intorno alla settimana di Frieze. Il New York Times ha addirittura invitato dalle sue pagine i lettori a visitare 01:54. Il pubblico di New York ha apprezzato la dimensione contenuta della fiera, che qui conta appena 17 espositori, un punto di forza in questo caso perché l'atmosfera è accogliente e offre una tregua dal caos della città: un luogo dove rilassarsi, conversare con gli artisti e gli espositori, e godersi le opere d'arte prendendosi del tempo per sé.

Quali sono secondo lei attualmente i Paesi più dinamici in Africa per quanto riguarda il mercato dell'arte?
Il Sud Africa ha costruito con costanza la sua reputazione a livello mondiale, grazie alla fiera FNB Joburg Art Fair che è stata creata nel 2008, e grazie a un folto numero di eccellenti gallerie. La Nigeria continua a segnalare forti vendite all'asta, e le gallerie si sono moltiplicate in tutta Lagos. Anche il Ghana negli ultimi tempi sta dando prova di grande vivacità. Alla fiera a Londra il prossimo ottobre, avremo 17 nuove gallerie che si uniscono alla nostra selezione e provengono da diverse città africane: Tunisi, Addis Abeba, Città del Capo, Harare, Il Cairo, Accra e Nairobi. Il fatto che avremo così tanti espositori che provengono dai paesi africani nel 2016, mette in evidenza i passi da gigante che questo mercato ha fatto in termini di costruzione di sensibilizzazione globale.

Come descriverebbe il collezionismo in Africa oggi?
Ci sono naturalmente diverse forme di collezionismo, ognuno con diverse motivazioni e modalità, che si riferiscono a un pubblico diverso. Quello che è particolarmente interessante rispetto a quanto sta accadendo nel continente al momento, è la prossima inaugurazione di un nuovo, grande museo dedicato all'arte contemporanea, lo Zeitz MOCAA (Museum of Contemporary African Art), che aprirà a Città del Capo. Questo rappresenta un'opportunità unica perché finalmente un museo in Sud Africa potrà raccontare l'eredità  storica e artistica della regione, e costruire una potente collezione di opere d'arte provenienti dal continente e dalla diaspora africana.

Quali sono i prossimi piani per il futuro di 1:54 e quali le previsioni per l'arte del continente?
L'arte africana contemporanea è andata sempre più rafforzandosi in una pluralità di prospettive: il mercato è più robusto e rappresentativo di un maggior numero di paesi africani, il supporto per gli artisti nella forma di retrospettive ampiamente meritate in importanti istituzioni è sbocciato, e le carriere degli artisti di primo piano continuano ad essere premiate con riconoscimenti; e tuttavia in questo contesto i problemi persistono, dal finanziamento e alla rappresentanza, alle restrizioni sui visti di viaggio e di lavoro per gli artisti, e così abbiamo ancora un molto lavoro da fare. Non possiamo essere sicuri dove il futuro ci porterà, ma siamo pieni di energia, di speranza, e fiducia.

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