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A Firenze gli Amici dei Musei fanno quadrato per attrarre nuove risorse

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Musei e Biennali

A Firenze gli Amici dei Musei fanno quadrato per attrarre nuove risorse

  • –di Silvia Simoncelli

Incentivare il rapporto pubblico - privato nella gestione dei musei e promuovere forme di incentivi fiscali per il mecenatismo volto alla valorizzazione del patrimonio culturale italia-no, questi sono stati i temi al centro dell'incontro che si è svolto lo scorso 5 settembre a Fi-renze, promosso dall'Associazione Amici degli Uffizi in collaborazione con le Gallerie degli Uffizi, che hanno ospitato per l'occasione una rappresentanza di associazioni di Amici dei Musei e di direttori di istituzioni museali pubbliche e private, italiane e straniere. L'incontro ha visto la partecipazione del ministro della Cultura Dario Franceschini, che nel suo intervento all'inizio dei lavori ha espresso soddisfazione per i progressi fatti negli ultimi anni in materia, grazie soprattutto all'aumento del budget a disposizione del ministero dopo anni di tagli, incrementato solo nel 2016 del 37%. L'introduzione dell'Art Bonus - che consente un credito di imposta, pari al 65% dell'importo donato, a chi effettua erogazioni liberali a sostegno delle attività di tutela e valorizzazione - è stato un passo importante nel coinvolgimento dei privati a sostegno del patrimonio pubblico, pari oggi a 117 milioni donati da 3.177 mecenati, e consente oggi di sostenere non solo interventi di restauro e manutenzione di beni mobili e immobili, ma anche di intervenire a vantaggio della programmazione delle attività degli enti lirico-sinfonici e dei musei. Molto ancora si può fare, e l'intento dell'incontro è stato proprio evidenziare possibili proposte da far confluire in un documento da consegnare al ministro per l'agenda del G7 che si terrà in Italia nel 2017. Come ha ricordato Eike Schmidt, direttore della Gallerie degli Uffizi, il mecenatismo ha attraversato negli ultimi anni un profondo cambiamento, andando da un modello basato sulla generica raccolta fondi verso il modello della philantropic entreperneurship, in cui i benefattori sono pronti a spendere le proprie competenze professionali a sostegno del museo. Così è per esempio nel caso degli Uffizi, che come altre realtà museali dispone oggi a seguito della riforma Franceschini di un consiglio di amministrazione in cui siedono anche imprenditori, coinvolti nelle decisioni relative alla gestione del museo. A fianco di questo coinvolgimento diretto: “molto diffuso anche in Italia è il ruolo del mecenatismo adozionale svolto dalle associazioni degli amici dei musei, che in Italia - secondo uno studio del Centro Santagata di Torino e l'Università Federico II di Napoli - operano a sostegno del 28% delle 4.500 istituzioni culturali pubbliche, più presenti al Centro e al Nord e al 40% nelle istituzioni culturali con oltre 200mila visitatori” ha spiegato Marilena Pirrelli, giornalista del Sole 24 Ore e discussant dell'incontro. “Mentre risulta scarsa la capacità degli Amici di fare rete, attrarre donazioni o lanciare campagne di crowdfunding”.

I membri sono spesso privati cittadini mossi da un senso di appartenenza alle istituzioni che operano sul loro territorio, mentre risulta ancora non facile per i musei attrarre lasciti e donazioni e coinvolgere le Pmi tra i loro sostenitori, come ha sottolineato Maria Vittoria Colonna Rimbotti, presidente Amici degli Uffizi. Per Andrea Illy, Presidente di Illy Caffè, azienda da anni vicina al mondo dell'arte contemporanea, investire in cultura ricopre oggi per le imprese un duplice ruolo virtuoso: da un lato consente di adempiere alla corporate social responsability e dall'altro ha valore di business. Adriana Acutis, presidente Consulta di Torino che riunisce oltre 30 aziende piemontesi nella salvaguardia del patrimonio della città di Torino e in 5 anni ha già promosso progetti per un valore complessivo di 5 miliardi di euro, ha sottolineato in questo senso che oltre a conferire fondi le aziende sono una risorsa, perché in grado di mettere a servizio dei progetti le loro qualità manageriali.

“In Italia esiste un modello latente di mecenatismo diffuso fondato su ragioni pro-sociali ed etiche (non fiscali in primis) che chiedono procedure istituzionali di trasparenza nella destinazione del dono e dell'accountability dell'istituzione culturale. Negli States Charity Navigator , società di rating indipendente, dal 2001 esprime giudizi sulla “trasparenza e affidabilità” dell'universo non-profit la cui sopravvivenza è legata all'entità delle charity, cioè delle donazioni economiche e alle attività di fund raising. La valutazione viene fatta solo se sono stati redatti i bilanci (negli Usa il non-profit deve redigere il Form 990: Rendiconto delle Organizzazione esenti da imposta sul reddito) negli ultimi quattro anni” ha spiegato Marilena Pirrelli. Infatti, il tema fondamentale legato alla partecipazione di privati e aziende al sostegno dei musei, ha ribadito anche Giovanna Melandri, presidente della Fondazione MAXXI di Roma, è quello della trasparenza: anche in Italia sarebbe importante adottare il Form 990, che negli Usa consente di tracciare i risultati della gestione economica dei musei, consentendo a quanti vogliano donare di acquisire informazioni importanti per le loro scelte. Melandri ha inoltre presentato al ministro alcune proposte a sostegno di quelle realtà che come il MAXXI si occupano di arte contemporanea, una categoria che fatica ad essere compresa sotto la dicitura di bene culturale, oggi discriminate per accedere ai benefici dell'Art Bonus. Sbloccare finalmente la normativa che prevede la possibilità di pagare le tasse conferendo opere d'arte e sviluppare incentivi per i privati che desiderino concedere in comodato a lungo termine opere d'arte ai musei pubblici - come già accade in Francia - consentirebbe di dotare i musei di strumenti per implementare le loro collezioni, un'operazione che i budget spesso troppo limitati impediscono oggi di compiere attraverso acquisti diretti. E l'introduzione di un'Iva agevolata rispetto al 22% sulle attività dei musei, certo aiuterebbe, ha proposto Maria Vittoria Colonna Rimbotti.

Patrizia Asproni, presidente Fondazione Industria e Cultura – Confindustria che ha coordinato i lavori del pomeriggio ha sintetizzato tra le necessità emerse dai vari interventi “l'urgenza di frenare l'impatto della burocrazia, limitare il peso delle tasse e dell'Iva per usufruire al meglio dell'Art Bonus. Creare almeno in Europa una fiscalità comune per favorire scambi culturali più liberi tra i Paesi, coinvolgere più attivamente il pubblico, per portare più cittadini nel museo e trasformarli in fruitori attivi.” L'esito positivo della giornata di confronto, a cui hanno partecipato anche rappresentanti delle associazioni di Amici dell'Israel Museum di Gerusalemme, del MoMa di New York, del Museo di Capodimonte a Napoli, della Pinacoteca di Brera, della Triennale e del Museo Poldi Pezzoli di Milano è stata ben sintetizzata nella proposta di Maite Bulgari, presidente dei Mecenati della Galleria Borghese di Roma che ha invitato i presenti a una seconda riunione a Roma per continuare a condividere esperienze e strumenti al fine di migliorare l'operatività delle singole associazioni e continuare il dialogo con le Istituzioni avviato a Firenze.

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