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Artissima23 punta sui giovani e sulla performance

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Mercato dell'arte

Artissima23 punta sui giovani e sulla performance

Alla 23ª edizione, Artissima - che quest'anno dà appuntamento a Torino dal 4 al 6 novembre - è sempre più la fiera dei giovani. Forse per distinguersi da Miart che vede una crescente presenza di moderno, la fiera torinese, presentata ieri in una conferenza stampa milanese dalla direttrice Sarah Cosulich Cannarutto, giunta al quinto e (forse) ultimo anno del suo mandato, investe con crescente convinzione sulle nuove generazioni - di galleristi, artisti e curatori - e sulla sperimentazione dei linguaggi, con una presenza della performance sempre più convinta e internazionale.

Il primo segnale concreto è che la sezione “New Entries”, dedicata alle gallerie aperte da meno di cinque anni, viene spostata in una posizione centrale e strategica, diventando di fatto il cuore della fiera. La partecipazione di una galleria di Teheran, Ab/Anbar, due di Shanghai - Maden e Between Art Lab - e una di Bogotà, SKETCH, rafforza questa impressione.
La sezione “Present Future” con un ventaglio di gallerie internazionali con progetti monografici di artisti in una fase “aurorale” della loro carriera, secondo le parole di Luigi Fassi, porta a Torino molti artisti extraeuropei, tra cui il sudafricano Igshaan Adams presentato da Blank di Cape Town e l'iraniana Nazgol Ansarinia (Green Art Dubai e Raffaella Cortese, Milano). Una “fiera curata”, anzi curatissima, che punta a coinvolgere nuove generazioni di collezionisti attraverso un programma quasi da Biennale: i talk, curati da Stefano Colicelli Cagol, non a caso hanno come tema “What is experimental”, con un panel di spazi indipendenti da tutto il mondo. La sezione “Back to the Future”, per il quarto anno coordinata da Eva Fabbris, dall'indagine sugli anni a cavallo del 1960-70 degli artisti meno conosciuti, si è spostata sul decennio successivo, con la collaborazione di una generazione di curatori che in quegli anni sono nati. “Una scelta - dice Fabbris - dettata dalla volontà di mantenersi su una linea di ricerca e di scoperta”.

C'è poi per il secondo anno consecutivo, una mostra quasi museale, con opere da collezioni pubbliche e private torinesi, focalizzata quest'anno sul tema del corpo a cura di Simone Menegoi.
L'anima sperimentale di Artissima si rivela quest'anno nella scelta di potenziare la sezione per4m affidata al collettivo di artisti olandesi If I Can't Dance I Don't Want To Be A Part Of Your Revolution sull'onda di una recente apertura alla “collezionabilità” della performance: ci credono gallerie italiane come Norma Mangione e straniere come Sfeir-Semler (Amburgo/Beirut), Vitrine (Londra) e Isabella Bortolozzi (Berlino). In un panorama fieristico troppo affollato sia a livello internazionale che nazionale, Artissima - in questo complesso momento di passaggio politico della città - ha sicuramente dalla sua un sistema museale rafforzato dalla direzione di Carolyn Christoph Barkargiev - che con la sua autorevolezza e programmazione è in grado di attrarre un pubblico internazionale, sofisticato e globale, ma mai numeroso.

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