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Mercato dell'arte

Parigi, attentati e scandali pesano sul mercato francese dell'antiquariato

  • –di Stefano Cosenz

Tempo di bilanci per i tre eventi, da poco conclusi, dedicati al mercato dell'antiquariato che hanno richiamato a Parigi collezionisti, curatori di musei, stampa e semplici appassionati: la Biennale dell'antiquariato, che da quest'anno diventerà annuale, sempre al Grand Palais, e che ha assorbito il Salone di pittura antica, Paris Tableau. Il Rendez-vous, che i maliziosi chiamano l'”anti-Biennale” ed ha raccolto alcune importanti gallerie di Saint-Germain-de-Près che non hanno partecipato alla Biennale, in primis il celebre antiquario di arte orientale, Christian Deydier, ex presidente del Sindacato Nazionale Antiquari e della stessa Biennale. Infine, sempre a Saint-Germain-de-Près, la 15a edizione di Parcours des mondes, la fiera di arte tribale, settore in cui Parigi detiene la leadership del mercato mondiale, con la partecipazione di 80 tra le più importanti gallerie, di cui 27 hanno eccelso con esposizioni di prestigio.

La Biennale ha sorpreso per il suo rinnovato look. Così si sono espressi Damiano Lapiccirella e Francesca Antonacci, titolari della galleria romana di Via Margutta specializzata in arte del XIX secolo che, per la prima volta, ha partecipato all'evento parigino: “la Biennale è rinata; dopo anni di oblio oggi la possiamo di nuovo considerare una delle principali mostre al mondo, con una coreografia davvero straordinaria ed elegante, un pubblico seppur ancora ad oggi molto francese, molto colto ed interessato. Una serata di Gala elegante e con un'affluenza di grandi personaggi. Pochi stranieri, probabilmente la paura di attentati tiene ancora lontano le persone da Parigi, ma in futuro i grandi collezionisti internazionali non potranno perdere questo evento. Abbiamo incontrato e venduto, acquisendo nuovi clienti francese, svizzeri e americani. Parteciperemo alla prossima edizione anche se la vicinanza della Biennale di Firenze ci creerà non pochi problemi”. D'altronde il parere positivo sulla maestosità della scenografia e cura nei dettagli è comune da parte dei galleristi italiani intervistati, come Mattia Martinelli di Robertaebasta di Milano e Marco Voena di Robilant+Voena di Londra e Milano. A parere di Federico Chiale dell'omonima galleria di Parigi e Racconigi: “la Biennale segna certamente una svolta rispetto alle precedenti edizioni, con un ritorno in particolare agli Old Master. Si è cercato, inoltre, di dare un'impronta più internazionale con gallerie provenienti da più continenti. L'afflusso dei clienti è stato buono, specialmente dal Sud America, mentre sono un po' mancati i collezionisti americani per i ben noti motivi. Questa incertezza nord-americana non ha certamente favorito la Biennale”.

I dati ufficiali dell'organizzazione parlano di 30.000 visitatori in nove giorni d'ingresso, con biglietto da 35 euro (contro i circa 75.000 di due anni fa con 11 giorni d'ingresso, con biglietto da 30 euro, cifra ammessa da Christian Deydier), ma la cifra è contestata dal nuovo presidente Dominique Chevalier. Il parere della stampa internazionale (Le Figaro in testa) parla di una perdita d'incasso di 2,5 milioni di euro, ma anche qui la cifra è contestata da Dominique Chevalier che insiste come questa fiera, ora annuale, è “un investimento per il futuro” e gli sforzi dell'organizzazione sono stati attuati anche per donare fiducia agli espositori, dopo gli scandali causati dai “falsi di Versailles”.

Eppure di dettagli sulle vendite non ne sono pervenuti molti, il che lascia perplessi. Tra le gallerie internazionali, la Galleria Mayoral di Barcellona ha venduto una scultura di Calder per oltre 350mila euro. La Galleria Steinitz di Parigi, leader nel settore dell'arte decorativa del XVII, XVIII e XIX secolo, vanta di aver acquisito nuovi clienti dall'Europa, dalla Cina e dal Medio Oriente. La Galerie Ferrandin di Parigi e specializzata in arte primitiva, il cui stand è stato visitato da nuovi collezionisti francesi, svizzeri e belgi, ha venduto 12 opere tra cui una statua di Kota Obamba del XIX secolo del Gabon per oltre 100mila euro e una statua di Nkisi N'Kondi del XIX secolo del Congo per circa 500mila euro. Anche dai galleristi italiani sono pervenute scarse notizie finanziarie. La Galleria romana di Alberto di Castro ci informa che c'è stata grande curiosità attorno al San Sebastiano, una tela di Louis Finson, pittore fiammingo inizi XVII secolo, amico, collezionista e primo allievo di Caravaggio (oggi si parla molto in Francia di questo argomento per la recente scoperta di un'inedita Giuditta e Olofeme attribuita da alcuni a Caravaggio, da altri a Finson). La Galleria Antonacci Lapiccirella Fine Art di Roma ha venduto un quadro francese di J.A.Marioton del 1888, Ulisse e Nausicaa, olio su tela 146x116 cm realizzato immediatamente dopo La morte di Temistocle (Prix de Rome 1887) e ceduto al Museo d'Orsay. È stato scoperto dagli stessi galleristi in Usa (provenienza Newark Museum nel New Jesrsey). La Galleria Robertaebasta di Milano ha presentato uno stand dalle tinte molto forti. Come segnalato da Mattia Martinelli: “le vendite sono state buone, l'arte moderna e il XX secolo piacciono molto e l'andamento di crescita osservato nelle aste è stato confermato, in particolare abbiamo venduto uno strepitoso acrilico su tela di Victor Vasarely, Vega-Kela, 170x170 cm, valutato tra 150-200mila euro”. A parere di Marco Voena della Galleria Robilant+Voena di Londra e Milano: “il pubblico straniero in questa edizione è calato. Grandi assenti i nord-americani, in parte perché attendono l'edizione di Tefaf a New York a fine ottobre. L'assenza dei grandi gioiellieri come Cartier, Dior, Chanel o la maison cinese Wallace Chan ha fatto diminuire il pubblico di curiosi ma d'altro canto è stata finalmente una fiera di soli grandi mercanti d'arte. La qualità della fiera rimane alta in tutti gli ambiti. Abbiamo venduto un Concetto spaziale del 1960 di Lucio Fontana dal valore intorno al milione di euro.

Rendez-vous ha visto la partecipazione di 10 gallerie, grazie all'organizzazione di Didier Claes dell'omonima galleria di Bruxelles, vicepresidente del Brafa, specializzato in arte tribale, che in una delle passate edizioni della Biennale di Parigi aveva venduto un rarissimo feticcio del Basso Congo del XVII secolo per la bellezza di 2milioni di euro. Christian Deydier dell'omonima galleria di Parigi specializzata in arte orientale, in particolare di bronzi arcaici, ha esposto antiche sete cinesi del VII e VIII secolo d.C., dinastia Tang, della regione di Boukhara e Samarcanda che venivano commerciate in cambio di spezie (offerte a partire da 6mila euro fino a un milione di euro per un abito completo in seta. Così Deydier ha dichiarato ad ArtEconomy24: “questa prima edizione di Rendz-vous può considerarsi un successo grazie alla partecipazione di numerosi collezionisti europei, asiatici e americani. Riteniamo che la prossima edizione vedrà esposizioni eccezionali. L'esposizione di antiche sete che ho organizzato nella mia galleria ha avuto un obiettivo più educativo che commerciale. Questi pezzi, estremamente rari, richiedono ancora di essere conosciuti da parte dei collezionisti. La loro vendita non è facile e richiede a noi antiquari di essere a volte più pedagoghi che mercanti, ma anche questo ci sta bene”. Una spettacolare esposizione è stata organizzata da Phoenix Ancient Art di Ginevra che ha riunito negli stessi spazi reperti di archeologia come una statuetta in bronzo raffigurante due cavalli risalenti al periodo 800-700 a.C. della Grecia settentrionale e opere metafisiche di Giorgio De Chirico richiamanti alla mitologia greca, come il Combattimento a bordo del mare del 1925, dominato da guerrieri, cavalli e rovine greche.

Il Parcours des mondes, a parere dell'organizzazione, ha goduto grande successo sia in termini di vendite che di visitatori, tra cui per la prima volta lo stesso Ministro per la Cultura e la Comunicazione. Ben 80 espositori hanno partecipato all'evento con buoni risultati come anticipato da ArtEconomy24. La Michael Hamson Oceanic Art di Palos Verdes Estates in California ha venduto una maschera della Papua New Guinea risalenti ad epoca tra il 1773 e il 1817, alta 59 cm, al Barbier-Mueller Museum di Ginevra. Indian Heritage di Parigi ha venduto più di 20 oggetti di arte primitiva, soprattutto a collezionisti, ma anche al Tibet Museum in Gruyères (Svizzera). Thomas Murray Asiatica di Mill Valley in California ha venduto un'intera collezione di amuleti del Borneo a un collezionista privato per 200mila euro, collezione che il gallerista aveva formato in 35 anni di ricerca. Michel Thieme di Amsterdam ha venduto due statuette in stile Korwars in legno e perline di vetro della Cenderwash Bay della Papua occidentale, Indonesia, risalenti ad epoca antecedente al 1868, alte rispettivamente 33 e 28,5 cm, per le quali il prezzo richiesto era di 85mila euro. Il Museo Quai Branly di Parigi ha acquistato un'altra opera dalla Galleria, e ne ha riservato un'altra, mentre Museo della Cultura di Milano il, il Mudec ha posto una riserva per altre sette opere di arte tribale.

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