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Expo Chicago, porta principale della cultura afroamericana

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Mercato dell'arte

Expo Chicago, porta principale della cultura afroamericana

Hugo McCloud Untitled, 2016 alluminio, olio su catrame montato su legno  40x30 inches Courtesy Luce Gallery, Torino
Hugo McCloud Untitled, 2016 alluminio, olio su catrame montato su legno 40x30 inches Courtesy Luce Gallery, Torino

A Chicago è andata in scena la quinta edizione della fiera di arte contemporanea, Expo Chicago, in un fine settimana – dal 23 al 25 settembre – che ha animato tutte le istituzioni e gallerie della città. In fiera sono arrivati 38mila visitatori per 145 gallerie, e collocate in posizione centrale e strategica i nomi più importanti della scena americana: Marks , Pace, Zwiner e Kasmin . Nel programma collaterale, altro punto forte della manifestazione, c'era una delegazione di Documenta14, e l'artista Kerry James Marshall, la cui mostra al MCA Chicago andrà al Met Breuer dal 25 ottobre. Membro del Comitato per le Arti del presidente Barack Obama, Marshall a Chicago è considerato l'anello di congiunzione tra mondo occidentale e cultura afroamericana, e celebrato come colui che ha normalizzato la rappresentazione della figura nera in pittura. Dopo il talk ha speso tre ore e mezzo ad autografare il suo ultimo catalogo, pubblicato da Skira Rizzoli al prezzo di 65 $, che ha già venduto oltre 2000 copie. “Nel 1979 a Chicago è nata la prima importante fiera in America, Chicago International Art Exposition, sostituita negli anni e fino al 2011 da Art Chicago: ho voluto omaggiare questa storia e riportare la città al centro della mappa dell'arte contemporanea” commenta Tony Karman, presidente e direttore della fiera che in questi giorni ha annunciato due importanti collaborazioni, con il Palais de Tokyo e la Biennale d'Architettura di Chicago. Entrambe le istituzioni allineeranno i propri eventi in modo da coincidere con la fiera il prossimo anno.

Intanto nella sezione principale non sono mancate qualità e vendite, con alcuni stand di livello museale. Come David Kordansky di Los Angeles, che ha presentato un dialogo tra Betty Woodman e Sam Gilliam, due artisti ottantenni le cui opere – a prezzi rispettivamente di 45 e 55mila $ – ridefiniscono confini tra pittura e scultura riportando l'attenzione su gesto e colore. Il tempismo è perfetto: Woodman ha avuto la sua prima mostra retrospettiva in Inghilterra all'ICA la scorsa primavera, mentre Gilliam è uno dei tre artisti afroamericani cui il National Museum of American History and Culture ha commissionato un'opera per l'inaugurazione del museo, che coincideva con le date di Expo Chicago. Nordenhake, invece, ha offerto una rilettura delle magistrali performance di John Coplans davanti all'obiettivo della sua macchina fotografica con le opere minimaliste in tessuto di Helen Mirra e i labirinti cromatici di Scott Olson. Le opere in stand valevano tra 15 e 40mila $, e la galleria ha beneficiato anche dell'attenzione di curatori e critici internazionali, numerosi in fiera grazie a due nuovi programmi pensati appositamente per mettere in rete la fiera con l'offerta artistica cittadina. Ottima partecipazione anche tra le gallerie cittadine più consolidate, che hanno approfittato dell'evento per dare visibilità al loro programma. Come Richard Gray, che vanta una presenza in città dal 1963, e nello stand aveva opere da 10mila $ ad alcuni milioni, tra cui un dittico che univa commento politico su forme concettuali di Bethany Collins, appena trasferitasi a Chicago da Atlanta. Nella sezione Exposure, dedicata alle gallerie con non più di otto anni di attività, Luce, di base a Torino e alla terza partecipazione in fiera, ha presentato due artisti afroamericani, Hugo McCloud e Derek Fordjour, a prezzi rispettivamente intorno a 20mila e 10mila $. Le opere dei due artisti si integravano bene con la sensibilità locale verso un'arte che esplicitamente interroga la società, i suoi conflitti e le sue aporie, soprattutto nei confronti della comunità afroamericana. Una simile atmosfera, meno specificamente ispirata agli Stati Uniti, aleggiava nello stand di Arcade, che ospitava un'opera iconica su tessuto di Caroline Achaintre e piccoli dipinti su legno montati su steli di Luca Bertolo a prezzi di 7-25mila $. Un dialogo che poggiava su un equilibrio sinestetico per rafforzare l'universalità dei temi affrontati dagli artisti, dalla politica al primitivismo di certe simbologie, ed era più che mai appropriato per il pubblico di Expo Chicago.

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