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Mercato dell'arte

Frieze London, il calo della sterlina non influisce sugli affari, anche se la Brexit preoccupa

La 14ª edizione di Frieze London si è tenuta dal 6 al 9 ottobre, una settimana in anticipo per non sovrapporsi con la festività ebraica di Yom Kippur. Insieme alle aste Post War & Contemporary di Christie's, Sotheby's e Phillips, è stato l'appuntamento più importante del dopo Brexit. E a causa della “turbolenza” legata a Brexit, la sterlina nel corso della settimana è crollata al minimo degli ultimi 31 anni (dal 23 giugno la sterlina ha perso il 15% del valore). Effetto positivo per i collezionisti presenti a Frieze? Sono in pochi a pensarlo. La maggior parte delle gallerie internazionali vende opere in valuta estera e quindi non sono influenzate dalla svalutazione. In molti pensano, piuttosto, che la Brexit possa influire negativamente sulla prossima edizione di Frieze.
Finora considerata come una delle più importanti fiere d'arte di tutto il mondo, per il 13° anno consecutivo è stata sponsorizzata da Deutsche Bank, ha attirato 160 gallerie provenienti da 30 paesi tra cui per la prima volta Taiwan, Guatemala ed Egitto.
Per una galleria essere presente a Frieze, al di là del prestigio, è un investimento significativo che deve avere un ritorno in termini di vendite, ma anche in contatti. Il costo per mq si aggira sulle 500 sterline, il che equivale una spesa di 60.000 sterline per gli stand più grandi. L'indotto che viene generato dalla fiera per la città di Londra, tra costi per alberghi, bar, ristoranti, taxi e negozi, è stato indicato intorno a 50 milioni di sterline.
Tra i numerosi collezionisti presenti a Frieze, la presenza americana resta la più importante, seguita dal Brasile e da una giovane generazione di collezionisti cinesi. Non mancava, tuttavia, una significativa rappresentanza del collezionismo italiano, in parte in trasferta per l'occasione, ma per lo più residente a Londra. Difficile tuttavia capire se per i galleristi l'appuntamento è stato positivo, in pochi si sbilanciano e sono tutti concordi che la trasferta londinese favorisce numerosi e proficui contatti.
Dietro alla macchina Frieze, Victoria Siddall, 38 anni ex-dipendente di Christie's e da Frieze dal 2004. Nel 2012 ha lanciato Frieze Masters e Frieze New York e nell'appuntamento di quest'anno ha moltiplicato le sezioni curatoriali con il supporto di dieci specialisti internazionali, oltre a inaugurare una nuova sezione dedicata all'arte degli anni Novanta a cura di Nicolas Trembley. E non si pensi a Damien Hirst o agli Young British Artists: le 14 gallerie candidate a rappresentare questo decennio - che il curatore della sezione Nicolas Trembley ha definito in un'intervista a The Art Newspaper un periodo di cambiamenti radicali, tra la caduta del muro di Berlino, l'esplosione dell'Aids e la nascita di Internet, in cui il mercato dell'arte si stava ancora formando e una costante sovrapposizione tra l'aspetto sociale e culturale - hanno ricreato negli stand mostre di quegli anni come la prima personale di Wolfgang Tillmans da Buchholz a Colonia (una recente fotografia è stata venduta da Maureen Pauley il secondo giorno di apertura della fiera per 120.000 $ a un collezionista americano), mentre Christian Nagel (Nagel Draxler, Berlino/Colonia) ha riallestito la mostra del 1992 “Wohnzimmer / Büro”, in cui aveva inserito artisti come Cosima von Bonin, Clegg & Duttmann e Mark Dion in un salotto arredato con mobili tipici dell'epoca. C'era anche Massimo De Carlo che ha rievocato “Aperto '93”, la sezione della 45ª Biennale di Venezia di Bonito Oliva dedicata alle nuove tendenze, che aveva introdotto artisti come Cattelan, Gonzales Torres, Carsten Höller, Rudolf Stingel, Andrea Zittel e curatori come Francesco Bonami, Nicholas Bourriaud e Matthew Slotover. Era dello stesso anno la mostra di Dominique Gonzalez-Foerster riproposta da Esther Schipper (Berlino), nella quale l'artista aveva trasformato un intero appartamento di Colonia in una rievocazione di un film di Fassbinder, che usava il suo appartamento come set dei suoi film. Anthony Reynolds Gallery, invece, ha riproposto fotografie della serie “Ray's a Laugh” dalla prima mostra in galleria di Richard Billingham con i suoi scatti familiari, onesti e sinceri, finiti nel giro di pochi mesi sulla copertina di Artforum.
Tra le varie proposte delle gallerie vanno segnalati i diversi solo show di alcuni big del settore, che solitamente hanno show collettivi. Tra questi Gagosian presentava un'installazione in bianco e nero di Edmund de Waal; Kamel Mennour con otto dipinti di Latifah Echakch, tutti venduti a 80mila euro l'uno, e altre sculture. Hauser & Wirth, invece, ha ricreato l'atelier di un artista immaginario, uno stand quasi traboccante di opere d'arte per metà provenienti dagli archivi che la galleria rappresenta. Nello stand erano esposte circa 140 opere di 47 artisti, a un prezzo compreso tra 3.000 e 3,5 milioni dollari. Tra le vendite, un'opera Francis Picabia su carta; una maquette in bronzo di Henry Moore a 48.000 franchi; sculture di Phyllida Barlow, Berlinde De Bruyckere e Thomas Houseago per 50.000 sterline, 130.000 euro, e 75.000 dollari rispettivamente; e due neon di Richard Jackson a 20.000 dollari l'uno.
Frieze quest'anno ha mostrato che la linea di demarcazione tra moderno e contemporaneo è sempre più sottile. Alcune gallerie e tra queste Hauser & Wirth, Gagosian e Massimo De Carlo erano presenti a entrambe le fiere, quest'ultimo con un solo show di Gastone Novelli.
Altra novità dell'edizione di Frieze di quest'anno è stata il lancio di un nuovo fondo d'acquisizione, il Contemporary Art Society's Collection Fund at Frieze, che va ad aggiungersi al Frieze Tate Fund che è ora sostenuto da WME / IMG e consiste di 150.000 sterline (finora la Tate ha già acquistato a Frieze più di 100 opere per la sua collezione).
La giuria internazionale, composta da sei curatori di cui quattro curatori della Tate, ha selezionato sei opere dell'artista turco Hüseyin Bahri Alptekin, acquisite da Rampa, Istanbul (prezzo compreso tra 25mila e 45mila euro); tre opere dell'artista portoghese Leonor Antunes, acquisite da Galeria Luisa Strina, São Paulo; e un'opera dell'artista malese Phillip Lai, acquisita da Stuart Shave / Modern Art, Londra.
Il nuovo fondo, che ammonta a 50.000 sterline, è un'iniziativa della Contemporary Art Society, una charity fondata nel 2012 che acquista opere per i musei. Quest'anno ne ha beneficiato il Middlesbrough Institute of Modern Art, al quale sono andate due opere: “Dispossession” (2013) di Kader Attia, acquistata da Lehmann Maupin, e “Peripeteia” (2012) di John Akomfrah, acquistato da Lisson Gallery. Entrambe le opere parlano di temi attuali come l'immigrazione e la colonizzazione.
Ora la “carovana” delle gallerie si sposta a Parigi per l'altro importante appuntamento autunnale, la fiera Fiac (dal 20 al 23 ottobre), dove senza implicazioni valutarie sarà possibile avere una più chiara indicazione dello stato di salute del mercato dell'arte e in particolare delle preferenze dei collezionisti.

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