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Il Queens Museum ridà valore a Mierle Laderman Ukeles

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Musei e Biennali

Il Queens Museum ridà valore a Mierle Laderman Ukeles

Coraggiose, c'è chi direbbe sfacciate: certe artiste sono difficili da dimenticare, fin dal primo incontro. “Mi chiamò in galleria e mi invitò a pranzo in un bar vicino al dipartimento di raccolta rifiuti cittadino, dove già lavorava e ancora oggi ha il suo studio”. È questa la risposta di Ronald Feldman, storico gallerista newyorkese, quando gli si chiede come ha conosciuto Mierle Laderman Ukeles, protagonista di una mostra personale al Queens Museum, in scena dal 18 settembre e fino al 19 febbraio 2017: la prima mostra, per essere precisi, a raccontare l'impegno, la determinazione e il valore di un'artista che ha appena compiuto settantasette anni.

Ronald Feldman naturalmente accettò, o meglio si incuriosì e accettò un secondo invito, che lo portò a familiarizzare con il MANIFESTO FOR MAINTENANCE ART (1969) e quel suo lavoro insolito cui oggi il mondo dell'arte ha dato il nome di Social Practice. “Per la sua mostra inaugurale, nel 1984, portò in galleria fotografie e oggetti legati alla manutenzione della città e al concetto di tempo, perché è il tempo, non gli obiettivi, a marcare le giornate del dipartimento di raccolta rifiuti cittadino; poi ricostruimmo i luoghi più intimi e privati dei lavoratori, il bagno e gli spogliatoi, dove all'interno degli armadietti conservavano riproduzioni artistiche, statuette e altro salvato all'inceneritore” ricorda Feldman. E aggiunge: “per me quei beni recuperati dall'oblio e donati a Mierle rappresentavano la bellezza, e in un certo senso erano objets trouvés duchampiani”. Sulla facciata della galleria, invece, c'era Bad Names: un'impalcatura, da una parte artista, gallerista e dirigenti del dipartimento di racconta rifiuti intenti a pulire, dall'altra i lavoratori con le loro famiglie a guardare, e sui muri una serie infinita di sgradevoli graffiti con i nomignoli usati dai newyorkesi per gli operatori ecologici.
“Fu certamente la sua prima mostra in una galleria commerciale, di vendibile c'era poco o nulla, ma io avevo iniziato a rappresentare Andy Warhol negli anni '80, e accettai il fatto che il lavoro di Mierle Laderman Ukeles non sarebbe finito nella casa di un collezionista o in un museo. Dopotutto quale museo sarebbe stato tanto audace da comprarselo? Nessuno, ve lo posso garantire” ricorda Feldman, che ai tempi già lavorava anche con Eleanor Antin, Hanna Wilke, Margaret Harrison.
Feldman vendette qualche opera dell'artista solo alla fine degli anni novanta, a due musei: l'Art Institute Chicago e il Wadsworth Athenaeum. Set di una decina di fotografie, prezzo 18mila dollari ciascuno, che oggi sarebbero 75-90mila. Eppure, nonostante lo scarso successo commerciale, Mierle Laderman Ukeles non abbandonò il suo lavoro, anzi si dedicò anche a progetti di Land Art, performance e soprattutto conferenze, che ancora le garantiscono una commissione di 2500 euro ciascuna. “Ho continuato a sostenerla negli anni perché ero sicuro che non sarebbe stata dimenticata: non ho mai avuto tanta attenzione critica come per lei, ed è perché ha saputo interpretare il suo tempo con un punto di vista unico” spiega Feldman.
Negli ultimi due anni la galleria ha supportato l'artista nel riordino del suo archivio, per la pubblicazione del suo primo catalogo ragionato per i tipi di Prestel e in occasione della mostra al Queens Museum. Sfogliandola con il gallerista, si scopre che la maggior parte delle opere sono ancora disponibili sul mercato. “Sto definendo i prezzi in questi giorni, credo sia arrivato finalmente un buon momento per Mierle: i collezionisti non temono più di buttar via soldi nel lavoro delle artiste, e poi quando ho iniziato a lavorare con Andy Warhol dicevano che la sua carriera era finita, e invece l'ho portato a cifre record” ricorda. In vendita andrà anche il suo famoso manifesto, le celebri fotografie del camion dell'immondizia con i lati specchianti, e in molti vorrebbero acquistare anche la locandina della mostra, che in questi giorni su iniziativa del Dipartimento è incollata su oltre 5000 camion. “Deciderà Mierle” risponde Feldman, e torna a lavorare.

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