
Artissima 2016. Ecco l'Oval, con nello sfondo le montagne già innevate. La nostra Artissima inizia con il corridoio delle new entry, tra le quali spicca la galleria Cavalo con i dipinti di Felipe Cohen che meritatamente vincono il premio delle novità. A fianco la Loom Gallery presenta un processo inverso della scultura con i busti intriganti di Andreas Burger, mentre a fine percorso la galleria Fuoricampo di Siena ci fa scoprire la presenza magnetica dei lavori di Marco Andrea Magni, appunto. Per le tre gallerie sarà una buona fiera, lasciando ben sperare nel futuro. Proseguiamo senza troppi criteri tra i corridoi colorati. Alla fine del rosso la nuovissima formazione della Chert/Lüdde ci fa scoprire la poesia delle foglie metalliche di Alvaro Urbano intitolate, He would always leave a window open, even at night e quella illuminante del neon di David Horvitz Wherever I take a shower I always wonder when the water was a cloud. La fiera va a gonfie vele e siamo contenti per loro e la poesia in generale.
Dal lato opposto la simpatia dello staff di Alfonso Artiaco ci spiega la formula del surriscaldamento urbano di Liam Gillick e racconta di una fiera tutto sommato positiva anche se caratterizzata da vendite di opere medio/piccole, iniziando quello che sarà un commento comune tra i galleristi presenti. Risaliamo i colori fino al “padrone di casa” Franco Noero ovviamente contento della fiera e dell'esito delle sue esposizioni in città, tra lo spazio nuovo e quello nuovissimo del centro, con Henrik Olesen e Robert Mapplethorpe. A questo punto cerchiamo anche l'altra locale amica Norma (Mangione) che sorride soddisfatta per il sold out dell'iniziativa allo studio del padre Salvo, ricordato dalle opere di Jonathan Monk vendute “ad albero dipinto”. Mentre cerchiamo Norma abbiamo la fortuna di cogliere altri alberi meravigliosamente a matita tracciati da Christiane Löhr sulle pareti di Tucci Russo.
“Basta così poco, a volte” - commentiamo.
Ci voltiamo per salutare i ragazzi di Magazzino, che confermano le buone impressioni di questa Artissima e ci indicano il presidente Obama che piange ritratto da Mircea Cantor: parliamo delle loro prossime elezioni e concludiamo con un preoccupato “speriamo bene”.
Cercando le galleria non presente “Massimo De Carlo” troviamo altro: Enrico Astuni contento della fiera e della vendita della scultura con le bolle di sapone; Daniel Marzona con lo stand premiato e appagato dai suoi Braco Dimitrijević e Paolo Chiasera; Vera Cortez soddisfatta più dal vino piemontese che dal resto; la Galleria Dvir che avrebbe venduto altre tre volte i bellissimi lavori di David Maljkovic se solo avesse potuto; la premiata ditta Zack Braniska-Timothy Person per i quali Artissima va sempre bene e che orgogliosi commentano: “we sold everything”.
“Bravó!” Rispondiamo noi.
Ancora qualche nota: le bellissime fotografie di Mimmo Jodice da Vistamare; il cervellotico studio sui dadi di Attila Csörgő dal pago Podnar (Gallerija Gregor Podnar); lo stand buio del Present/Future dei P420, con i tre quadri (ovviamente venduti) di Rodrigo Hernandez, che dà forma ai sogni di un curatore amico, raccontati però dalla fidanzata di lui. Alla ricerca di un ormai necessario caffè da Illy arriviamo al termine dell'Oval dove Simone Menegoi propone una bellissima mostra sulle collezioni torinesi che lascia piacevolmente stupiti. Riflettendo sull'arte della città ci sembra doveroso correre dall'altro lato della fiera, nella zona degli editori, per omaggiare lo stand del vero grande assente di questa Artissima: quel Giorgio Maffei dai cui libri tutti noi abbiamo attinto, studiato e imparato. Ma sul tragitto Massimo (Minini) indica la parete centrale del suo stand. Cosa ci fa un quadro di un anonimo pittore francese dell'Ottocento tra Ariel Schlesinger, Stefano Arienti e Sheila Hicks? Discutiamo delle mille possibili interpretazioni, mentre lui, senza dire, mini(n)amente, vispo, sorride.
(*) gallerista accompagnato nel tour da Maria Adelaide Marchesoni
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