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intervista

Manifesta: la Biennale si rinnova per Palermo e tra i curatori c’è OMA di Rem Khoolaas

Ippolito Pestellini Laparelli
Ippolito Pestellini Laparelli

Ippolito Pestellini Laparelli, siciliano tra i partner dello studio d’architettura olandese OMA / AMO, è stato nominato oggi “creative mediator” di Manifesta 12. La biennale itinerante, nata all’indomani del crollo del muro di Berlino per indagare la scena artistica europea emergente, aveva scelto Palermo, eletta a Patrimonio dell’Umanità Unesco nel 2015, per la sua seconda tappa italiana dopo il Trentino Alto Adige nel 2008 e annunciato una nuova progettualità. OMA, infatti, che sta per Office for Metropolitan Architecture, è stato fondato nel 1975 dagli architetti Rem Koolhaas ed Elia Zenghelis insieme a Madelon Vriesendorp e Zoe Zenghelis, e in parallelo a progetti prettamente architettonici, spesso museali, ha supportato Koolhaas nella direzione della 14.Mostra Internazionale di Architettura alla Biennale di Venezia del 2014. L'annuncio è avvenuto oggi nella città sede della prossima edizione con una conferenza stampa presieduta dal sindaco, Leoluca Orlando, e dalla fondatrice e direttrice di Manifesta, Hedwig Fijen, che abbiamo raggiunto per un'intervista esclusiva.

Da biennale specializzata in arte visive, Manifesta 12 intraprenderà un percorso multidisciplinare. Come e perché?
Abbiamo già cominciato questo percorso con l'ultima edizione di Manifesta appena conclusa, a Zurigo, in cui avevamo scelto di lavorare con un artista - curatore, Christian Jankowski, e puntare sulla performance e su attività diffuse sul territorio per riallacciarci all'eredità del Movimento Dada. Quando tre anni fa siamo arrivati a Palermo, ci siamo subito chiesti con il sindaco quale poteva essere il ruolo di Manifesta qui, e la risposta è stata: “Possiamo aiutare i cittadini a riprendere possesso della città”, una frase che è già nel nostro titolo provvisorio. Per riuscire in questa missione programmatica le arti visive non bastano, ci vuole l'intervento di altre discipline.

Qual è dunque la nuova missione di Manifesta?
Non miriamo più solo a organizzare mostre, la nuova funzione di questa biennale è fungere da incubatore, offrire i mezzi e gli strumenti ai cittadini per portare avanti il lavoro iniziato da questo progetto, sviluppare consapevolezza sociale e resilienza. Manifesta 12 prometterà davvero molta più interazione con la città. Inoltre, la tradizione della biennale di fare da raccordo tra ovest ed est del continente europeo sarà ribaltata su nord e sud.

Quali sono i punti di partenza di questo percorso?
Palermo è una città complessa, c'è tanta bellezza ma non mancano i problemi, dall'immigrazione al cambiamento climatico, dal razzismo all'abbandono di edifici di valore culturale. Credo che la città possa assumere un ruolo importante come elemento di cambiamento, ispirazione e sperimentazione nell'ottica di maggiore sincretismo e coabitazione.

Quale sarà il ruolo di Ippolito Pestellini Laparelli e OMA / AMO?
Quando si lavora su un territorio che non è il nostro, conoscere la cultura e la specificità del luogo è imprescindibile. Manifesta 12 ha invitato OMA / AMO, e Rem Khoolaas ha suggerito di lavorare con Ippolito Pestellini Laparelli perché è originario di Messina, conosce la realtà palermitana e ha sviluppato progetti di grande qualità in Italia, con la Fondazione Prada ad esempio. Rem Koolhaas anche sarà coinvolto, ma il rispetto e la conoscenza della cultura italiana sarà garantita dalla presenza di Ippolito Pestellini Laparelli, che oltre a essere “creative mediator”, e quindi coordinatore di questa prima fase di indagine sulla città, sarà anche “primus inter pares” di un gruppo di curatori e specialisti di vari settori.

Quando saranno annunciati gli altri curatori e da quali settori provengono?
Ippolito Pestellini Laparelli lavorerà con quattro esperti internazionali, di cui due già molto conosciuti in Sicilia. Le discipline sono la musica, la sociologia, l'arte, l'architettura e l'immagine in movimento. I loro nomi saranno annunciati a gennaio 2017. Saranno loro ad espletare la prima fase di lavoro, che durerà quattro mesi, al termine della quale toccherà a Manifesta tradurre la loro visione nel programma di una biennale e individuare le sedi.

La città parteciperà anche in questa prima fase?
Certamente, stiamo finalizzando un programma di incontri, proiezioni, conferenze cui tutti sono inviati a partecipare. Alcuni eventi saranno specifici per le scuole, altri aperti a tutti, ma non mancherà da subito l'interazione.

Manifesta 11 ha chiuso da pochi mesi. Cosa porterà con se di questa edizione nella prossima avventura a Palermo?
Manifesta 11 ha avuto un grande successo, quasi 200.000 visitatori e critiche molto positive, ma ci siamo resi conto che nonostante l'impalcatura originale messa in campo dal curatore Christian Jankowski, l'aspetto più apprezzato è stato propria la capacità di superare la rigidità dei musei e delle istituzioni quando si tratta di coinvolgere cittadini, professionisti, e la società intera. L'obiettivo è rendere questa esperienza più sostenibile nel tempo, affinché quando lasceremo Palermo sia il pubblico stesso a continuare questo processo di cambiamento.

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