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Museion: collezionare ed esporre la forza della fotografia

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Museion: collezionare ed esporre la forza della fotografia

Letizia Ragaglia, direttice di Museion
Letizia Ragaglia, direttice di Museion

La fotografia come sistema aperto di segni, occasione narrativa e strumento di costruzione di una realtà politica e sociale. Tante sono le sue manifestazioni nella mostra appena inaugurata dal Museion di Bolzano dal titolo La forza della Fotografia, visitabile fino al 17 settembre 2017,che riunisce appena il 12% di quanto presente in una collezione arricchita dai comodati d'uso a lungo termine di Paolo Della Grazia ed Enea Righi. La mostra è una ricognizione nelle molteplici ibridazioni del linguaggio fotografico dagli anni '60 a oggi - dalle performance eteree di Joan Jonas e Roni Horn agli intensi ritratti di Zanele Muholi e Santu Mofokeng che indagano i codici visivi di un riscatto sociale – e segna un importante passo avanti nella trattazione della fotografia nel panorama dei musei italiani non specialistici. Abbiamo dunque raggiunto la direttrice di Museion, Letizia Ragaglia, per parlare di una collezione in crescita, del suo sguardo sulla fotografia e della sua scelta del fotografo trentenne Nicolò Degiorgis, fondatore della prestigiosa casa editrice Rorhof, come curatore in residence del museo per il 2017.

A cosa si deve la decisione di proporre questa mostra?
Oggi l'interesse per la fotografia è quasi obbligato perché fa parte dei mezzi espressivi della contemporaneità. Anzi, in questa mostra l'obiettivo è proprio sostenere che la fotografia ha anche partecipato con un ruolo importante all'ibridazione dei generi artistici ed è stata mezzo privilegiato, dagli anni '60 in poi, per gli artisti che si sono interrogati su tematiche esistenziali e sociali come corpo, identità, alterità, e il rapporto dell'individuo con il contesto urbano.

Le opere appartengono tutte alla collezione del Museion. Me ne parla?
La collezione di Museion conta 500 opere fotografiche, di cui 258 sono del museo e il resto è in comodato. È molto eterogenea, ma ha dei nuclei specifici che la caratterizzano, come il rapporto tra immagine e testo o le opere di luce. A oggi il museo ha un budget di circa 90mila euro annui per la collezione, e per ottimizzare si cerca di coniugare programmazione espositiva e acquisizioni. Nella mostra i visitatori troveranno, ad esempio, Rä di Martino, di cui abbiamo tenuto delle fotografie dopo la sua personale. Così il museo arricchisce le sue collezioni e al contempo testimonia il suo lavoro, ed è questa la direzione in cui continueremo ad andare.

La fotografia ha la capacità di mettere in dialogo mondi diversi, quali ha scelto di esporre per questa mostra?
La fotografia è uno dei mezzi concettuali più importanti della nostra contemporaneità. La Forza della Fotografia la esplora, ad esempio, con gli artisti dell'Azionismo Viennese, Günter Brus e Arnulf Rainer, che si sono serviti della fotografia per documentare le loro azioni indirizzate a scalfire certi tabù, le griglie rigide della società borghese. Ma la fotografia è stata utile anche per interrogate le questioni di genere, e in questo caso abbiamo Eleanor Antin che si traveste da uomo e in maniera ludica cerca di portare l'attenzione sul travestimento, ancora malvisto nella società. Si prosegue con l'artista femminista Valie Export, in cui la fotografia offre lo spunto per indagare come il contesto influenzi i nostri comportamenti, e molto altro.

Quali sono gli scenari della fotografia oggi?
Oggi la fotografia è sdoganata come opera d'arte, e gli artisti sono molto liberi: usano il colore, realizzano opere meno amatoriali. Certe estetiche del passato in fotografia erano spesso motivate dal bisogno di togliersi di dosso il canone della bella pittura, dell'equilibrio compositivo e della tecnica. Nelle nuove generazioni, questo aspetto non lo percepisco più e anzi abbiamo approcci tanto diversi quanto le istantanee di Nico Vascellari o immagini più riflessive nell'opera dell'artista altoatesino Michael Fliri, che congela un momento di una performance individuandone il punctum di cui parla Roland Barthes.

Questa esposizione mi sembra anche preliminare all'apprezzamento del progetto espositivo del fotografo altoatesino Nicolò Degiorgis, che non è presente in questa mostra ma sarà curatore in residence per Museion l'anno prossimo, dopo l'artista Francesco Vezzoli e Pierre Bal-Blanc, curatore di Documenta 14. Mi racconta come lo ha scelto?
Nicolò Degiorgis rappresenta una nuova generazione di artisti altoatesini, ma è anche molto attivo a livello internazionale. Ha vinto premi ai Rencontres d'Arles e a Paris Photo per Hidden Islam, un progetto in cui, di nuovo, la fotografia entra come strumento concettuale, per mappare le moschee nascoste nel Nord Italia. Ed è proprio per questa capacità di unire interesse locale e sguardo internazionale che ho deciso di affidargli il ruolo di curatore in residence di Museion per il 2017, per cui realizzerà una mostra in più capitoli che si completerà a settembre.

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