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Condanna per 31 anni per il furto dei capolavori di Castelvecchio

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Condanna per 31 anni per il furto dei capolavori di Castelvecchio

In attesa che i capolavori del Museo di Castelvecchio rientrino in patria, il tribunale di Verona oggi ha inflitto oltre 31 anni di carcere per la rapina del 19 novembre 2015 a quattro imputati ritenuti colpevoli di rapina a mano armata in concorso e sequestro di persona. Il gip Luciano Gorra ha praticamente accolto le richieste del pubblico ministero Gennaro Ottaviano condannando a 10 anni e 8 mesi Pasquale Silvestri Ricciardi, a 10 anni suo fratello gemello Francesco, 6 anni alla moldava Svitlana Tkachuk compagna di Pasquale e a 5 anni per il connazionale di quest'ultima Victor Potinga. In precedenza gli altri due imputati, il bresciano Denis Damaschin e il moldavo Anatolie Burlac avevano patteggiato una condanna rispettivamente a tre anni e 4 mesi e il moldavo a un anno e otto mesi.

Il processo è stato celebrato senza corpo del reato. Le 17 opere d'arte trafugate a Castelvecchio, tra le quali capolavori di Mantegna, Rubens, Tintoretto, Pisanello, Caroto, non sono ancora state restituite dall'Ucraina, dopo essere state ritrovate lo scorso 6 maggio sotterrate in un bosco ai confini con la Moldavia. Dal furto è passato un anno e i quadri non tornano. «Vista la paralisi della democrazia ho deciso di passare alle vie legali» ha annunciato il 21 novembre l'avvocato veronese Guariente Guarienti, che ha presentato una doppia denuncia penale contro il presidente ucraino Petro Poroshenko sia alla procura di Kiev che a quella di Verona: «Anche la nostra magistratura può indagare – ha sostenuto il legale – in quanto si tratta di reato commesso da pubblico ufficiale estero ma su corpo di reato italiano». I reati ipotizzati sono appropriazione indebita e/o ricettazione». Guarienti ricorda che, in un primo tempo, fu spiegato che le opere, ritrovate dalle forze speciali della polizia ucraina prima di essere spostate in Moldova, erano state conservate nella residenza di Porosenko, successivamente nel museo d'arte occidentale e orientale Bogdankhamenko.

«Attualmente – ha scritto il legale – non si sa dove le opere d'arte si trovino. Ora, se in un primo momento appare comprensibile e legittimo che il Presidente della Repubblica volesse valorizzare il ritrovamento con un'esposizione nella capitale, dopo un anno è legittimo ritenere che il trattenimento dei quadri costituisca reato». Per Guarienti, infatti, la vicenda rende possibile l'apertura di un procedimento non solo in Ucraina ma anche in Italia sulla base del comma 1, numero 4 dell'art. 7 del codice penale; norma che punisce «il cittadino o lo straniero che commette in territorio estero (tra gli altri) i delitti commessi da pubblici ufficiali a servizio dello Stato, abusando dei poteri o violando i doveri inerenti alle loro funzioni». «Il Presidente della Repubblica ucraina – ah concluso l'avvocato veronese – è certamente pubblico ufficiale e, nella vicenda dei quadri rapinati al museo di Castelvecchio, trattenendoli da oltre sei mesi, ha abusato dei suoi poteri».

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