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Helen Marten è la vincitrice del Turner Prize 2016

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Premi e concorsi

Helen Marten è la vincitrice del Turner Prize 2016

Helen Marten la vincitrice dell'edizione 2016 del Turner Prize, il premio più prestigioso dell'arte contemporanea, assegnato ogni anno dalla Tatead un artista sotto i 50 anni che è nato o è attivo in Gran Bretagna come riconoscimento per una mostra di rilievo presentata nell'anno precedente in qualsiasi parte del mondo. È stato annunciato ieri sera durante una trasmissione sulla BBCche è sempre molto seguita. Alla vincitrice e vanno 25.000 sterline e agli altri tre nominati 5.000 sterline ciascuno.

Le installazioni di Helen Marten, nata a Macclesfield (Gb) nel 1985, vive a Londra, sono composte da sculture, stampe e testi dell'artista colme di riferimenti alla contemporaneità, alla storia, alla quotidianità, all'enigma. L'artista riunisce oggetti fatti a mano e trovati creando dei collage in cui invita gli osservatori a guardare molto da vicino gli elementi e riconsiderare gli oggetti che ci circondano nel mondo moderno.

“La carriera di Helen si è sviluppata molto in fretta, e ciò non sorprende vista l'assoluta unicità della sua ricerca artistica” commentano Paola Guadagnino e Marco Altavilla, direttori della galleria T293, che la rappresentano dal 2010. “Da quel momento in poi è stato un susseguirsi di soddisfazioni: la partecipazione a due Biennali di Venezia (2013 e 2015), una personale al Fridericianumdi Kassel (2014), la mostra alla Serpentine Sackler Gallery, conclusasi da poco, e la vincita della prima edizione dell'Hepworth Prize for Sculpture. Il fatto che istituzioni così prestigiose abbiano da subito riconosciuto il suo talento non poteva non influire sullo sviluppo della sua carriera e del suo mercato”. Oltre a T293Helen Marten è rappresentata da altre tre gallerie: GreeneNaftalidi New York, Koenig Galerie di Berlino e Sadie Coles HQ di Londra. Il price range va da 80.000 sterline per le sculture a parete a 120.000 sterline per le installazioni ambientali. “Il mercato di Helen Marten rispecchia la nostra contemporaneità” spiegano Paola Guadagnino e Marco Altavilla: “è assolutamente globale, seduce tanto a est quanto a ovest. Sicuramente interessa più a istituzioni e a grandi collezioni, vista anche la complessità delle installazioni”.

I candidati. Oltre a Helen Marten, i candidati di quest'anno erano Michael Dean, Anthea Hamilton e Josephine Pride. Alla base delle opere di Michael Dean, nato a Newcastle nel 1977, c'è la scrittura, alla quale l'artista dà una forma fisica. Dean crea dei calchi delle parole, astraendole e distorcendole in un alfabeto di dimensioni umane. Per le sue sculture, che spesso includono elementi del corpo umano, usa il cemento, l'acciaio, la sabbia, la terra, i fogli di metallo corrugato. Il suo scopo non è creare frasi leggibili, ma visualizzare un elemento del linguaggio, immaginare una parola. L'artista è rappresentato da Supportico Lopez, galleria nata a Napoli nel 2003 e trasferita a Berlino nel 2008, anno a cui risale anche l'inizio della collaborazione con Michael Dean. Dal 2011 l'artista lavora anche con Herald St. Gallery di Londra e dal 2013 con Mendes Wood di San Paolo. “Dall'inizio della nostra collaborazione ad oggi la carriera e il mercato di Michael Dean sono stati un continuo crescendo” ci dicono i galleristi di Supportico Lopez Gigiotto Del Vecchio e Stefania Palumbo. “Il suo mercato è sviluppato in Europa, Usa e Sudamerica”. I prezzi per le sue sculture di piccole dimensioni partono da 3.000 sterline e arrivano a 50.000 sterline per le installazioni più complesse. Attualmente sta lavorando ad alcuni progetti istituzionali importanti e mostre collettive in vari musei e centri d'arte internazionali che non sono stati rivelati, ma sappiamo già che a marzo sarà in una collettiva sul linguaggio alla Kunsthalle di Vienna, invitato da Luca Lo Pinto.

Anthea Hamilton. Al centro del lavoro di Anthea Hamilton, nata a Londra nel 1978, c'è la ricerca: ogni soggetto viene studiato da vicino e usato come una lente attraverso la quale osservare il mondo. Hamilton dice di essere fortemente influenzata dallo scrittore e drammaturgo francese del XX secolo Antonin Artaud e dal suo appello alla “conoscenza fisica delle immagini”. Ed è questa “risposta del corpo” ad un'idea o un'immagine che l'artista mira a suscitare con il suo lavoro, l'uso di materiali e dimensioni inaspettati e l'umorismo.

“Il suo mercato è per i pochi, raffinati collezionisti che acquistano arte da una prospettiva più curatoriale, spesso per includere le opere in una mostra o una fondazione” spiega Magnus Edensvard della galleria Ibid di Londra che ha rappresentato l'artista dal 2006 al 2011. Ora, a quanto risulta, lavora senza una galleria. “Iniziammo a entrare in contatto con i collezionisti con la sua prima personale in galleria nel 2006. Tutte e sette le opere furono vendute a collezioni di ottima reputazione. Stessa cosa a Liste e Art Basel Statements nel 2006-2007. Ma, si sa, il mercato è cambiato molto da allora e i criteri per acquistare un'opera sono cambiati”. Edensvard aggiunge che allora Hamilton produceva pochi lavori per il mercato e la sua attenzione si concentrava sui progetti istituzionali. “Ciò ha reso difficile tenere il passo come galleria commerciale” spiega Edensvard. “Detto ciò, negli anni sono riuscito a collezionare una decina di sue opere per la mia collezione privata”. I prezzi? “L'ultima volta che ho controllato andavano da 1.000 $ a 100.000 $.

Josephine Pride. Nata nel 1967 a Alnwick, Northumberland (Gb), attiva a Londra e Berlino, Josephine Pryde usa la fotografia e la scultura per analizzare la natura della creazione e della esposizione delle immagini. “Le prime importanti mostre sono iniziate nel 2001 con la personale “Serena” al Kunstverein di Braunschweig, in Germania” racconta Mareike Begner della Galerie Neu di Berlino, che è stata la prima galleria a rappresentarla, a partire dal 1995. Oggi lavora anche con le gallerie Reena Spaulings Fine Art di New York, dove ha avuto la prima personale nel 2004, e Simon Lee Gallery con sede a Londra e Hong Kong, dove ha avuto la prima personale nel 2012. “Il grande salto c'è stato nel 2011 - continua Mareike Begner - con la mostra alla Chisenhale Gallery di Londra. Oggi il suo mercato è in Europa e negli Stati Uniti, e si rivolge soprattutto alle collezioni istituzionali, ma anche a quelle private”. Mentre le sculture costano 9.000 euro, le fotografie in edizione di 3+2 prove d'artista di 60 x 44,5 cm quotano 12.000 euro.

La giuria. Presieduta dal direttore della Tate Britain Alex Farquharson, la giuria di quest'anno era composta dalla direttrice del Kunstverein di Bonn Michelle Cotton, dalla curatrice Tamsin Dillon, dalla direttrice dello Stedelijk Museum di Amsterdam Beatrix Ruf e dal direttore del museo Hepworth Wakefield Simon Wallis. Le opere dei quattro candidati rimangono in mostra alla Tate Britain fino al 2 gennaio 2017.

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