ArtEconomy24

Basquiat: una star tra mito e mercato, ora in mostra al Mudec di Milano

  • Abbonati
  • Accedi
mercato dell’arte

Basquiat: una star tra mito e mercato, ora in mostra al Mudec di Milano

Jean-Michel Basquiat (1960-1988) - Untitled - signed and dated 'Jean-Michel Basquiat Modena 82' (on the reverse) - acrylic on canvas - 238,7 x 500,4 cm - Painted in 1982. Christie's New York: Tuesday, May 10, 2016 - Post-War and Contemporary Art Evening Sale - Estimate: No Estimate Received - Sold For 57.285.000 $ Premium
Jean-Michel Basquiat (1960-1988) - Untitled - signed and dated 'Jean-Michel Basquiat Modena 82' (on the reverse) - acrylic on canvas - 238,7 x 500,4 cm - Painted in 1982. Christie's New York: Tuesday, May 10, 2016 - Post-War and Contemporary Art Evening Sale - Estimate: No Estimate Received - Sold For 57.285.000 $ Premium

«Voglio essere una star, non una mascotte della galleria». Il desiderio di Jean-Michel Basquiat, emblema dell'artista maledetto, graffitaro che a 20 anni ha portato la street art nelle gallerie prima di morire prematuramente di overdose e diventare leggenda, si è avverato in pieno. Il suo nome è un marchio noto a tutti, celebrato sia dai musei - al Mudec di Milano è in corso fino al 26 febbraio 2017 una mostra con 140 opere degli anni ’80 - che dal mercato. Il percorso della mostra, curata dal suo primo talent scout Jeffrey Deitch e da Gianni Mercurio, è pensato con due chiavi di lettura: quello geografico legato ai luoghi che hanno segnato il percorso artistico di Basquiat e quello cronologico.

Il percorso. I visitatori possono attraversare la vita, le gioie e le insicurezze di questo giovane artista: un uomo pieno di talento, perso nelle proprie fragilità e in una società che lo acclamava come artista, ma lo rifiutava per il colore della pelle. L'esposizione presenta circa 140 lavori realizzati tra il 1980 e il 1987 e accosta opere di grandi dimensioni, disegni, foto, collaborazioni con l'amico Andy Warhol e una serie di piatti di ceramica nei quali, con ironia, Basquiat ritrae personaggi e artisti di ogni epoca: opere caratterizzate dall'uso di materiali poveri e da un segno grafico inconfondibile, pieno di rabbia, provenienti in larga parte della collezione di Yosef Mugrabi.

Star in asta. Protagonista della scena artistica americana e mondiale degli anni '80, le opere di Basquiat sotto il martello valgono milioni. Nel 2015 il fatturato totale per 72 suoi lavori battuti è stato pari a 132,3 milioni di dollari; nella prima metà di quest'anno sono stati venduti 41 lotti per un totale di altri 101,7 milioni di dollari. Più della metà di questo risultato è stato raggiunto grazie ad una sola opera record, aggiudicata lo scorso maggio daChristie's a New York: 57,3 milioni di dollari per la tela «Untitled» del 1982 che solo 12 anni prima era stata scambiata per 4,5 milioni di dollari da Sotheby's a Londra, con un rendimento di più di 50 milioni in poco più di dieci anni. L'ha acquistata un collezionista giapponese,Yusaku Maezawa, quarantenne magnate dell'e-commerce che ha fatto fortuna con le compagnie Start Today e Zozotown e intende aprire una fondazione d'arte contemporanea a Tokyo.

Tra fiere ed aste. Anche nei giorni scorsi ad Art Basel Miami Beachun'opera dello stesso anno, 1982, intitolata «Made in Japan I», è stata venduta dal potente gallerista Helly Nahmaddurante l'anteprima della fiera a 15 milioni di dollari, una delle transazioni più care della fiera. L'ha acquistata il famoso collezionista e finanziere greco , che ha dichiarato che ora che l'opera gli appartiene, la provenienza prestigiosa fa Dimitri Mavrommatis crescere ulteriormente il valore. All'asta nel 2014 era passata di mano per 8 milioni di dollari.

Nella collezione di David Bowie. Una delle sue tele inconfondibili con teschi e graffiti era anche nella collezione della star, dispersa a ottobre a Londra dopo la morte del cantante icona a gennaio, intitolata «Air Power» venduta per 7 milioni di sterline, rispetto ad una stima di 2,5-3,5 milioni. Bowie l'aveva acquistata dalla gallerista Mary Boonenel 1995, un anno prima di recitare la parte di Warhol nel film su Basquiat di Julian Schnabel, per 132.134 dollari, secondo quanto riporta Artnet(oggi sarebbero 208.800 dollari). Un affare anche all'epoca. Nel 1989, infatti, un anno dopo la morte di Basquiat, l'opera era stata venduta da Christie's a New York per 350.900 dollari. Nello stesso anno ben 101 opere di Basquiat furono messe all'asta, tra queste «Arroz con Pollo» che a 484.000 $ allora segnò un record per l'artista sotto il martello della casa d’asta di Pinault.

Il periodo preferito. Sono soprattutto le opere degli anni ’80 che, in particolare a partire dal 2012, hanno fatto moltiplicare i valori dell'artista. Sono quei lavori che riflettono l'ascesa vertiginosa dell'ambizioso giovane talento, amico di Warhol, diventato una star dalla sera al mattino, e rimandano all'incredibile espansione del mercato dell'arte e del collezionismo in quel decennio in cui esplode la voglia di pittura - sostenuta dalle possibilità economiche - dopo anni di rigore minimalista e concettuale.

Una vita spericolata. Nato nel 1960 da padre haitiano, ragioniere, e madre di origini portoricane, Basquiat sin da bambino vuole diventare disegnatore di cartoni animati. Vive la separazione dei genitori a sette anni, se ne va di casa a 15 e passa otto mesi prendendo acidi a Washington Square Park. A 17 anni viene cacciato dalla scuola (racconta di aver lanciato una torta in faccia al direttore) e inizia a scrivere sui muri di SoHo. Nasce SAMO®, “same old shit”, la sua “tag”, il suo marchio di fabbrica che cattura l'attenzione del pubblico. E anche di Keith Haring.

Frequenta la scena underground, il Club 57, le inaugurazioni. È il 1980, il Neo-Espressionismo imperversa, Cucchi, Clemente e Chia espongono da Sperone Westwater. Lentamente inizia a comparire sui muri la scritta “SAMO is dead”, Samo è morto, e Basquiat si dedica sempre di più alla sua arte. Vive in un piccolo appartamento del Lower East Side, dove un giorno va a visitarlo il gallerista e curatore Jeffrey Deitch che gli compra cinque disegni per 250 dollari, come racconta un articolo dell'epoca del New York Times. Probabilmente la sua prima vendita. L'anno dopo partecipa alla mostra «New York/New Wave» al P.S.1 dove lo nota il gallerista svizzero Bruno Bischofberger, ma ancora non lo acquista, mentre il curatore Henry Geldzahler è colpito e gli compra un'opera per un valore superiore al suo mercato: 2.000 dollari.

La scoperta in Italia. Gli inizi del mercato di Basquiat sono strettamente legati ad alcuni personaggi italiani: primo fra tutti il gallerista modenese Emilio Mazzoli che, su suggerimento di Sandro Chia, gli compra dieci opere a 10.000 dollari per una mostra a Modena nel 1981: il primo viaggio in Europa e la prima personale fa sold out a prezzi tra 500.000 lire e il milione. Nel settembre dello stesso anno, sempre su suggerimento di Chia, entra a far parte della galleria di Annina Nosei, inaugurata l'anno prima a SoHo, che gli fornisce uno spazio per lavorare, attrezzi e colori, e lo piazza in numerosissime collezioni con una semplice strategia: offrire agli acquirenti che comprano opere a 25.000 dollari di aggiungere 1.000-1.500 dollari per avere un Basquiat.

Il ritorno nella Grande Mela. Ma questo tipo di produzione "industriale" infastidisce l'artista che l'anno dopo, di nuovo a Modena per una seconda personale (è proprio qui che dipinge l'opera venduta a 57,3 milioni di dollari al collezionista giapponese), manda all'aria tutto e cancella la mostra. Tornato a New York interrompe la collaborazione con Nosei (è a questo riguardo che afferma di non voler essere una mascotte della galleria) e per tutto l'autunno del 1982 si ritira in un isolamento creativo. Alla fine, corteggiato da numerose gallerie tra cui Tony Shafrazi e Metro Pictures, decide di unirsi a Mary Boone, che si era fatta un nome come gallerista rampante e testarda.

Nel 1984 Basquiat ha la prima personale da Mary Boone e nello stesso mese viene incluso nella mostra d'inaugurazione della sede rinnovata del MoMA. Nella primavera successiva una sua opera che fino a due anni prima valeva 4.000 dollari passa all'asta da Christie's a 20.900 dollari, cinque volte tanto. I ritmi di produzione ora sono più lenti rispetto al periodo con Annina Nosei, intorno ai 30-40 dipinti all'anno, divisi tra Mary Boone e Bischofberger, che lo rappresenta in Europa. I prezzi? Da 10.000 a 25.000 dollari.

Il successo maledetto. Ma il successo è pericoloso e la pressione di produrre può fare brutti scherzi (un assaggio dello stress a cui sono sottoposti gli artisti emergenti oggi, spremuti tra fiere, aste e liste d’attesa in galleria). Le opere di Basquiat in alcuni casi diventano troppo soft; alcuni critici vedono l'influenza di Warhol, a cui l'artista è strettamente legato da un'amicizia molto forte dal 1984 e con cui spesso collabora (ha fatto notizia un dipinto dei due del 1984, «Olympics», passato di mano per 10,5 milioni di dollari da Phillips nel 2012). La morte di Warhol, poi, lo getta in una profonda depressione.

Il tunnel. Gli ultimi anni sono segnati dall'abuso di droghe; la collaborazione con Mary Boone si interrompe e Basquiat espone con Vrej Baghoomian, cugino di Tony Shafrazi e suo ultimo mercante. Il 12 agosto 1988 viene trovato morto nel suo loft di Great Jones Street. Al suo funerale il padre - che amministrerà il suo archivio fino alla morte, nel 2013, per poi lasciarlo alle sorelle dell'artista, Jeanine Heriveaux e Lisane Basquiat - invita pochi intimi, ma il numero dei galleristi accorsi supera quello degli amici, come riporta un articolo dell'epoca del New York Times. L'elogio funebre viene letto da Jeffrey Deitch, allora art advisor diCitibank. La settimana successiva Christie's inizia la valutazione del lascito: 917 disegni, 25 quaderni di schizzi, 85 stampe e 171 dipinti. Il mito è appena cominciato.

© Riproduzione riservata