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Dopo 30 anni tornano alla luce 50 capolavori occultati di Imelda e Ferdinand…

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Mercato dell'arte

Dopo 30 anni tornano alla luce 50 capolavori occultati di Imelda e Ferdinand Marcos

Sono trascorsi 30 anni da quando è iniziata la caccia all'incredibile, immenso tesoro di gioielli e opere d'arte accumulato da Imelda e Ferdinand E. Marcos, controverso ex-presidente delle Filippine, il cui governo fu contraddistinto dalla corruzione e dalla violazione dei diritti umani, sottoponendo il Paese alla legge marziale dal 1972 al 1981. Ferdinand Marcos rimase in carica sino al 1986, quando venne cacciato da una sommossa popolare. La ricerca delle autorità filippine non si è ancora conclusa, ma a dieci giorni dal seppellimento di Stato delle spoglie del ex-presidente, deceduto nel 1989, avvenuto alla presenza dei figli e della moglie Imelda, con tanto di onori militari nel Cimitero degli Eroi a Tagalong il 18 novembre scorso, come imposto dalla Corte suprema dell'arcipelago, 50 opere d'arte occultate sono tornate alla luce.

Languivano da cinque anni in un magazzino climatizzato di Brooklyn. Tra le preziose tele di cui si erano perse le tracce, importanti dipinti impressionisti come “L'Eglise et la Seine à Vétheuil” (1881) di Claude Monet, “Langland Bay” ( 1897) di Alfred Sisley, “Le Cyprès de Djenan Sidi Saïd” di Albert Marquet.
Diversi quadri sono stati occultati da Vilma Bautista, segretaria personale di Imelda, che lavorò negli anni Settanta come funzionario del governo filippino presso le Nazioni Unite di New York. Oggi è una anziana signora di 78 anni incriminata nel 2012 per traffico di opere d‘arte rubate e frode fiscale e per aver venduto parte dei dipinti della collezione dei Marcos, acquistati in origine in modo illecito attraverso fondi statali, tra cui, appunto, la tela di Alfred Sisley tornata alla luce, “La Baia di Langland” (1897), oltre ad un capolavoro di Claude Monet, “Le Bassin aux Nympheas” (1899), ceduto per 32 milioni di dollari ad una società panamense controllata da una galleria londinese, la quale la rivendette a sua volta ad un hedge found manager in Svizzera per 42 milioni.

Mancano all'appello ancora molti capolavori. Alcune fotografie, infatti, ritraggono Imelda Marcos nella sua lussuosa residenza di Manila circondata da importanti dipinti alle pareti, tra i quali è riconoscibile anche una tela di Pablo Picasso. Facevano parte di una raccolta che si stima composta almeno da 200 pezzi. Non risultano ancora individuati “Il Ritratto della Marchesa de Santa Cruz” di Francisco de Goya, la tela di Picasso “Reclining Woman VI”, probabilmente quella immortalata nelle fotografie, una “Natura morta” di Paul Gauguin, e un dipinto di Vincent Van Gogh. La maggior parte di queste opere ornavano la sede ufficiale del governo, residenza dei Marcos, a Manila, nelle Filippine, e l'ambasciata delle Filippine a Manhattan.

Il punto ora è stabilire chi è il legittimo proprietario, come ha a affermato Robert Swift, avvocato per i diritti umani che rappresenta circa 10.000 vittime del regime di Marcos. Sì, perché le parti in causa sarebbero tre: le 10.000 vittime della dittatura di Marcos rappresentate, appunto, da Robert Swift; il governo filippino dell'attuale discusso presidente dal pugno duro Rodrigo Duterte, rappresentato dalla Presidential Commission for Good Government (PCGG), agenzia che ha avviato lo scorso anno la ricerca delle opere anche attraverso una pubblicazione online dei dipinti ; e, incredibile ma vero, Vilma Bautista, che sostiene di aver ricevuto parte delle tele sequestrate in dono da Imelda Marcos.

“Abbiano davanti a noi ancora molte sfide da affrontare a causa dei tentativi della famiglia Marcos di nascondere e prendere possesso della loro ricchezza illecita” - ha sottolineato Reynold S. Munsayac, presidente della Presidential Commission for Good Government (PCGG), agenzia costituita nel 1986 al fine di recuperare gli “stolen assets” dei Marcos. “Vogliamo essere certi che ogni centesimo recuperato finisca alla Stato e al popolo”. Si ritiene che in 21 anni di governo i Marcos abbiano sottratto 10 miliardi di dollari. Imelda Marcos detta “Farfalla d'acciaio”, ma anche soprannominata “Regina delle scarpe” per via delle 2.700 paia di calzature accumulate, tante da far impallidire persino Maria Antonietta che ne collezionò “solo” 500, acquistò anche gioielli meravigliosi, degni sì di una regina: “Se non avessi saputo di chi era la collezione, avrei pensato che appartenesse a una famiglia reale» ha commentato lo scorso febbraio David Warren, esperto di Christie's incaricato di stimare per conto delle autorità filippine 300 pezzi, tra cui un diamante rosa da 25 carati valutato 5 milioni di euro, una tiara di Cartier da 100.000 euro, per un valore complessivo 21 milioni di euro. Ma si tratta di una stima approssimativa.

Con il supporto dell'Art Loss Register nel 1998 venne rintracciata una tela del 1954 di Pablo Picasso, “Head of a Woman,” che faceva parte della raccolta, dopo che un avvocato californiano la acquistò da Christie's per 992.500 dollari. Nel 1987, ad un anno dall'abbandono della presidenza da parte di Marcos, vennero sequestrati diversi dipinti antichi nelle mani di Adnan M. Khashoggi, il ricco saudita trafficante d'armi legato strettamente a Ferdinand Marcos, il cui patrimonio all'epoca era stimato 4 miliardi di dollari. Le tele, attribuite a Tiziano, Raffaello, El Greco, facevano parte della collezione conservata nelle proprietà di New York dall'ex-presidente filippino. Battute da Christie's, resero alla Presidential Commission for Good Government 15 milioni di dollari.

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