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Pace Usa-Russia in nome dell’arte

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Pace Usa-Russia in nome dell’arte

(Olycom)
(Olycom)

I musei americani hanno una lunga tradizione di scambi culturali e prestiti in entrata di opere d’arte da istituzioni culturali straniere. Per favorire questa policy il 16 dicembre il Congresso degli Stati Uniti ha approvato una legge – il Foreign Cultural Exchange Jurisdictional Immunity Clarification Act – che accorda l’immunità dalla giurisdizione delle corti federali e statali e il divieto di confisca alle opere d’arte prestate da istituzioni pubbliche di altri stati per mostre di rilevanza nazionale negli Usa.

Fanno eccezione – e restano soggette alla giurisdizione americana – le azioni relative al recupero di opere trafugate tra il 1933 e il 1945 e, in particolare durante la II Guerra Mondiale, dalla Germania o da suoi alleati e dopo il 1900, nelle campagne sistematiche di confisca perpetrate da un governo a danno di specifici gruppi o etnie. Negli ultimi anni il rischio di confisca di beni culturali esibiti all’estero è divenuto un serio ostacolo alla circolazione delle opere fuori dal paese d’origine, soprattutto in ragione del crescente contenzioso legato alla restituzione di beni espropriati dai regimi comunisti dell’Est Europa o dai nazisti durante la II Guerra Mondiale.

Ad esempio, dopo un lungo contenzioso, nel 2010, la comunità ortodossa ebraica Chabad ha vinto una causa ottenendo la restituzione di un’importante collezione di libri e manoscritti antichi dalla Russia. Ne hanno risentito i prestiti di opere dai musei di Stato russi come l’Hermitage di San Pietroburgo e il Pushkin di Mosca, che sono stati congelati. La rigorosa normativa Usa nel 2011 ha fatto cambiare proprietario al «Cristo portacroce trascinato da un manigoldo» del 1542 di Girolamo Romanino: di proprietà della Pinacoteca di Brera prestato per una mostra al Brogan Museum di Tallahassee, in Florida, la denuncia degli eredi di Federico Gentili di Giuseppe che ne rivendicavano la proprietà come «atto di spoliazione per ragioni razziali» portò al sequestro dell’opera e alla riconsegna agli eredi che la misero in asta.

«Cristo portacroce trascinato da un manigoldo» del 1542, di Girolamo Romanino

Con la legge sull’immunità giurisdizionale, gli scambi culturali tra gli Stati Uniti e le grandi collezioni museali di altri stati saranno di nuovo incentivati. Taluni però hanno criticato la legge in quanto impedisce agli eredi dei legittimi proprietari di opere espropriate dai regimi dittatoriali dell’Europa dell’Est o dal regime di Castro a Cuba di far valere le proprie ragioni nelle corti Usa. Ciò varrebbe anche per i beni archeologici trafugati di recente dai territori controllati dall’Isis. In effetti, il rischio di contenzioso sarebbe minimizzato se, prima del prestito, i musei svolgessero una seria attività di due diligence volta a verificare la legittima provenienza dell’opera. «In realtà le ricerche sulla provenienza e le due diligence per accertare la proprietà delle opere sono attività rimesse alla discrezionalità dell’istituzione culturale ospitante – spiega l’avvocato Silvia Stabile, del Focus Team Arte e beni culturali di BonelliErede –, nonostante siano raccomandate dall’International Council of Museums. Occorrerebbe sottolineare il valore non solo etico, ma anche giuridico di tali comportamenti, rendendoli necessari prima di un prestito o di un’acquisizione». «È sempre difficile trovare un giusto punto di equilibrio tra le legittime istanze degli eredi dei beni trafugati e il favor per la circolazione delle opere nei musei che ne consente un’ampia fruizione. Questa legge ci prova, assicurando l’immunità per le opere prestate, fatta eccezione per i casi più plateali di violazione della norma internazionale. Credo questo sforzo vada apprezzato» conclude il professor Alberto Saravalle, Team leader del Focus Team Arte di BonelliErede.

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