Il 2016 è stato l'anno in cui in Italia si è tornato a parlare di mecenatismo culturale. Anche grazie all'introduzione di un credito d'imposta tra i più favorevoli in Europa quale l'Art Bonus, si sta delineando un nuovo donatore 3.0 che usa il web come canale per effettuare donazioni, anche di piccole somme, rendendosi sempre più partecipe alla vita culturale della comunità. Dall'ultimo rapporto a cura di Marta Mainieri - Mappatura delle Piattaforme Collaborative (2016) - emerge che il 9,4% delle piattaforme italiane di crowdfunding si occupa verticalmente di cultura, una categoria ancora giovane che si è resa visibile nelle statistiche solo dal 2014.
Innamorati della Cultura è una piattaforma nata nel 2013 con la volontà di creare una comunità di veri e propri attori culturali e non di semplici donatori. La piattaforma ha una percentuale di chiusura dei progetti del 25% per una richiesta digrant che si aggira tra i 15.000 e i 20.000 euro e una donazione media intorno agli 80 euro. Nel 2016 ha seguito 16 campagne online chiudendone sei. Tra le più importanti “Fai volare il Grifalco”, campagna sostenuta dall'associazione Cortona On The Move che prevede il restauro di un bene storico attualmente inutilizzato e la creazione di un'Accademia Internazionale dedicata alle Arti Visiveal suo interno. Secondo l'esperienza della sua fondatrice, Emanuela Negro Ferrero, il tema principale su cui devono ragionare le organizzazioni culturali che si affacciano a questo mondo è la creazione di un crowd: “il crowdfunding è una prova di leadership, i progettisti non devono pensare semplicemente a reperire fondi, ma piuttosto devono pensare a come costruire e conoscere il proprio pubblico per far sopravvivere il progetto anche dopo la chiusura della campagna”.
Produzioni dal Basso nasce alla fine del 2004 da un'idea di Angelo Rindone senza una categorizzazione di settore specifica ma, con più del 70% dei progetti finanziati nel settore culturale nel 2016, non possiamo negare la sua importanza in questo settore. Rispetto ad altre piattaforme minori, Produzioni dal Basso vanta cifre alte: solo nell'ultimo anno ha raccolto 1,3 milioni di euro sui 3,5 totali raccolti e ha aiutato a finanziare 550 progetti. Oltre a una comunità di fidelizzati che conta quasi 1500.000 utenti, molti dei quali ritornano sulla piattaforma per donare, è l'unica a poter vantare una diversificazione nella modalità di pagamento.
Tra i metodi di donazione, nel 2016, Produzioni dal Basso ha introdotto anche il bonifico, un strumento più tradizionale che però, considerando il notevole aumento del traffico (+30%) e della donazione media passata da 38 euro nel 2015 a 52 euro nel 2016, sembra utile a far superare le diffidenze degli italiani legate al pagamento telematico. Questa piattaforma, inoltre, offre la possibilità di accedere ai fondi raccolti anche durante la campagna, senza dover necessariamente raggiungere il budget prefissato: il 42% dei progettisti gode di questo strumento. Secondo Marta dell'Omo di Produzioni dal Basso, l'utilizzo della metodologia “raccogli tutto” dovrebbe essere incentivato poiché fare le campagne di crowdfunding significa innanzitutto promuovere il proprio progetto e una disponibilità economica immediata consente di poter subito investire in una cura maggiore nella grafica e nella comunicazione, che spesso manca ai progettisti culturali.
BeCrowdy è una piattaforma di crowdfunding reward-based esclusivamente dedicata alla cultura. Dalla sua nascita nel 2014 sono stati finanziati circa 67 progetti su un totale di 100 pubblicati, a fronte di circa 400 progetti pervenuti. La donazione media oscilla tra i 20 e i 40 euro, cifre relativamente basse, che grazie all'altissimo numero di donatori conferisce alla piattaforma un'alta percentuale di raggiungimento dell'obiettivo. Questa dinamica può essere spiegata attraverso la natura spiccatamente musicale della piattaforma: un settore culturale che molto più di altri riesce a creare aggregazione e a formare crowd. Secondo Rossella Lombardozzi di BeCrowdy, il crowdfunding è ancora troppo legato alle realtà da cui provengono questi progetti. Come ci conferma il rapporto sopracitato della dottoressa Mainiero, il 44% dei finanziatori dona per prossimità geografica, mentre il 51% per prossimità digitale o per contatto diretto con i beneficiari. Sebbene la cerchia dei progettisti sia fondamentale per attivare la campagna, “bisogna evitare il localismo ed è in primis la piattaforma che deve costruirsi una community su scala nazionale e internazionale”.
Eppela è la prima piattaforma italiana di crowdfunding basata sul sistema delle ricompense (reward-based), fondata nel 2011 da Nicola Lencioni sostiene progetti in ambiti estremamente eterogenei: comics, games, tecnologia e innovazione, no profit, arte, design, cinema e teatro. Con più di 450.000 utenti registrati e più di 80.000 visitatori unici la settimana, Eppela è la quinta piattaforma europea, con un 10% dei finanziamenti raccolti che provengono dall'estero. Dalla sua creazione ha già finanziato oltre 3.500 progetti e raccolto circa 15 milioni di euro toccando soglie altissime di raggiungimento dell'obbiettivo, quasi il 60% dei progetti viene finanziato.
Questo avviene anche grazie a un modello di collaborazione che Eppela ha ideato con grandi aziende italiane – Poste Italiane, Fastweb, Infinity, ma anche UnipolSai e Fondazione CRT- che si impegnano a coprire una parte del grant richiesto dal progetto; con questo sistema, le aziende partner hanno già erogato più di 3,5 milioni di euro alla piattaforma. Nel 2016, Eppela ha avuto un incremento del 30% sulla categoria artistico-culturale, finanziando oltre 100 progetti. Tra i più importanti del 2016 c'è “Sostieni San Paolo”, la campagna realizzata da Unicoop Firenze che, dopo il restauro del Battistero di Firenze, si è sfidata in una nuova campagna per la città di Pisa. Unicoop ha coinvolto Eppela per raccogliere i 200.000 euro restanti per completare il progetto e, sebbene l'esposizione web sia stata utilissima al progetto anche ai fini di promozione, è innegabile che gli obiettivi siano stati raggiunti soprattutto grazie all'attenzione che l'arcivescovato, le cooperative e gli enti locali sono riuscite a generare intorno al progetto.
Quest'ultima esperienza ci ricorda che solo attraverso la costruzione di relazioni e la legittimazione istituzionale di determinati beni o progetti passa il futuro del crowdfunding, che non deve essere considerato un mero strumento di reperimento fondi, ma un luogo d'incontro digitale.
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