Il patrimonio culturale non si tocca: il testo della nuova convenzione internazionale sui reati contro il patrimonio che sarà oggetto di discussioni a fine febbraio a Strasburgo e finalizzato poi nella riunione ministeriale che adotterà il testo a Cipro, ha animato il 3 e 4 febbraio a Lucca il seminario internazionale organizzato dalla Scuola IMT Alti Studi Lucca in collaborazione con il Consiglio d'Europa sulle “Nuove prospettive della tutela penale dei beni culturali”. Non è la prima volta che il Consiglio d'Europa si interessa alla criminalizzazione delle offese aventi per bersaglio i beni culturali, infatti nel 1985 gli stati membri adottarono la European Convention on Offences relating to Cultural Property, mai entrata in vigore per il mancato raggiungimento del numero massimo di ratifiche.
Al seminario, tra i relatori erano presenti alcuni membri del comitato europeo di direzione dei lavori, noti penalisti italiani, esperti internazionali, nonché esponenti di alcune delle organizzazioni coinvolte nel drafting, come rappresentanti di Unesco e dell'Ufficio delle Nazioni Unite contro il Crimine e la Droga (UNODC).
Il progetto, oltre ad incentivare la cooperazione nazionale ed internazionale anche da un punto di vista giudiziario, tende all'armonizzazione di alcune fattispecie di reato come l'illecita esportazione e il furto di beni culturali, che peraltro formano già l'oggetto della Convenzione UNIDROIT (1995) di diritto privato di cui l'Italia è parte.
A chiudere il ciclo di interventi sono stati il Ministro della Giustizia Andrea Orlando e il Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini. Quest'ultimo nel suo discorso ha fatto riferimento alla posizione di leadership che da sempre l'Italia ha quanto a strumenti, iniziative e alla “avanzata” legislazione per la tutela dei beni culturali che, peraltro, sarà nuovamente oggetto di riforma.
Infatti lo scorso dicembre il Consiglio dei Ministri ha approvato un disegno di legge che delega il Governo alla riforma della disciplina sanzionatoria in materia di reati contro il patrimonio. La proposta di legge introduce nuove offese come il furto, la ricettazione, il traffico illecito di beni culturali, il possesso ingiustificato di strumenti per il sondaggio del terreno o di apparecchiature per la rilevazione dei metalli (metal detector) nelle aree archeologiche. Si elevano inoltre ad autonome fattispecie di reato la distruzione, il danneggiamento, il deturpamento e l'imbrattamento di beni culturali. Tali modifiche avranno un effetto di trascinamento su aggravanti, come l'aggravante per il delitto di riciclaggio di beni culturali, e strumenti processuali come l'arresto in flagranza di reato, il processo per direttissima e le intercettazioni telefoniche.
La riforma, ha dichiarato il Ministro Franceschini, tenderà “a dare centralità nell'ambito del sistema penale alla tutela del patrimonio culturale”, aggiungendo che “si lavorerà perché entro la legislatura il disegno di legge diventi legge”.
Il Ministro ha fatto poi riferimento al ruolo di “traino” che il nostro paese ha e deve continuare ad avere nella protezione del patrimonio culturale.
Infatti, in passato, l'Italia si era già fatta promotrice di alcune delle principali iniziative internazionali sul tema della distruzione e traffico illecito di beni culturali, nonché sulla penalizzazione dei reati contro il patrimonio.
Nel dicembre 2014, il Ministero ha sponsorizzato la pubblicazione di un commentario per l'implementazione delle Linee Guida internazionali per la lotta al traffico dei beni culturali, elaborate dalla Commission on Crime Prevention and Criminal Justice sotto l'egida di UNODC ed in parte finanziate dall'Italia.
L'inverno scorso è stata la volta dell'endorsment alla task force UNESCO #Unite4Heritage, a seguito del quale il Governo italiano ha salutato la nascita dei cosiddetti “caschi blu per la cultura”.
Sempre nell'ambito della repressione dei crimini contro il patrimonio, come follow-up della Dichiarazione di Milano, le Rappresentanze Permanenti d'Italia e Giordania presso le Nazioni Unite, assieme a INTERPOL, UNESCO e UNODC, hanno organizzato una serie di expert meeting protrattisi per tutto il 2016.
Ed è sempre su iniziativa italiana e cipriota che il prossimo 28 febbraio, presso la sede delle Nazioni Unite di New York, gli stati membri si riuniranno per l'indizione di una task force per stimolare la ratifica della Convenzione UNIDROIT sui Beni Rubati o Illecitamente Esportati e di altri strumenti internazionali.
Inoltre, dopo l'ennesima condanna da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ai continui attacchi dello Stato Islamico al patrimonio culturale siriano ed in occasione della presidenza italiana del G7, Franceschini fa sapere che il primo “G7 Culture” si terrà a Firenze tra il 30 e il 31 marzo. La riunione, sostiene il Ministro, “sarà l'occasione per condividere azioni concrete contro la devastazione dei beni culturali che la stessa direttrice dell'UNESCO Irina Bokova ha definito veri e propri crimini di guerra spesso collegati al traffico illecito di beni culturali che finanzia il terrorismo”. Sulla stessa linea è la Corte Penale Internazionale, che il 27 settembre scorso, con una sentenza già divenuta storica, ha condannato a nove anni di carcere il jihadista Ahmad Al Faqi Al Mahdi per la distruzione intenzionale dei monumenti religiosi della città maliana di Timbuctù.
L'acuita sensibilità che la comunità internazionale ha dimostrato sulla tutela dei beni culturali, ha portato con sé, come si è visto a Lucca, una riflessione sull'importanza della protezione del patrimonio da un punto di vista non soltanto privatistico ma anche penalistico.
Il fine auspicato dei vari interventi internazionali in materia, laddove recepiti nelle leggi interne dei vari stati, è quindi il raggiungimento di una comune lex culturalis che ponga fine alle dissintonie tra i vari diritti e allo stesso tempo tenga in considerazione il carattere speciale di questi beni.
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