«Treasures from the Wreck of the Unbelievable» è la prima grande personale di Damien Hirst in Italia, esposta nelle due sedi veneziane della Pinault Collection, Palazzo Grassi e Punta della Dogana, in occasione della apertura della 57ª edizione dellaBiennale di Venezia.
La monumentale mostra, a cura di Elena Geuna, racconta la storia dell'antico naufragio della grande nave “Apistos” e ne espone il prezioso carico riscoperto: l'imponente collezione appartenuta al liberto Aulus Calidius Amotan (Cif Amotan II), e destinata a un leggendario tempio dedicato al Dio Sole in Oriente.
E sui social media si scatena la polemica: l'artista nigeriano Victor Ehikhamenor pubblica su Instagram un'immagine dell'opera «Golden Heads (Female)» di Hirst, copia di una scultura nigeriana (una delle teste di Ife) del XIV secolo, esportata dal paese di origine durante il dominio coloniale inglese, ora nelle collezioni del British Museum.
Hirst avrebbe riprodotto la scultura Yoruba e si sarebbe indebitamente appropriato di un'icona della cultura nigeriana oscurandone la reale storia e significato. Ma molto più rilevante, dietro al caso, si celerebbe il ricordo cruento dei nigeriani della dominazione degli inglesi del XIX secolo che si è conclusa con il saccheggio da parte dell'esercito di molte opere d'arte, al centro di numerose battaglie per il loro rimpatrio e mai restituite dal governo britannico.
Alle critiche, l'artista si è difeso sostenendo che nella mostra sono presenti altre memorabili sculture, come «The Severed Head of Medusa» (la Gorgone), figura ricorrente nella collezione e «Sphinx» (la sfinge), simbolo dell'iconografia egizia, e che la descrizione di «Golden Heads», contenuta nella guida, si riferisce in modo diretto e non equivoco alle celebri opere del regno di Ife.
“Nonostante i giudizi severi, non sembra fondata un'azione legale” afferma l'avvocato Silvia Stabile, Focus Team Arte e beni culturali di BonelliErede. “I diritti economici d'autore sulla scultura Yoruba sono da lungo tempo scaduti. Inoltre, la legge pur riconoscendo all'autore di un'opera d'arte i diritti morali d'autore, che sono trasferiti agli eredi dopo la sua morte, nel caso della scultura nigeriana, come per la maggior parte delle opere dell'arte antica, non possono essere oggetto di tutela, in quanto è del tutto impossibile risalire ai discendenti dello scultore del capo di Ife, che è rimasto ignoto nei secoli”, conclude.
Alla Biennale di Venezia, quest'anno, la Nigeria partecipa per la prima volta con un proprio padiglione, il commissario è Godwin Obaseki e il curatore Adenrele Sonariwo. Victor Ehikhamenor è uno dei tre artisti che espone insieme a Peju Alatise e Qudus Onikeku alla Scoletta dei Tiraoro e Battioro, San Stae, Santa Croce 2059 in laguna.
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