La settimana delle aste di arte moderna e contemporanea che si è tenuta da Dorotheum a Vienna ha fatto registrare ottimi risultati per l'Arte Informale grazie ad una collezione dedicata a questo movimento messa in vendita da un italiano. Si trattava di opere di qualità di artisti come Emilio Vedova, Giuseppe Santomaso, Nicolas de Stael, Hans Hartung, Jean Fautrier e Jean Paul Riopelle rimaste in collezione per 30 anni e mai apparse sul mercato, caratteristiche che hanno fatto moltiplicare le quotazioni. “Abbiamo scelto di aprire il catalogo con questo gruppo di opere non solo perché si trattava di una collezione unica” ha commentato al telefono con ArtEconomy24 Alessandro Rizzi, responsabile della sede di Milano per l'arte moderna e contemporanea, “ma anche perché recentemente abbiamo notato la voglia dei clienti di qualcosa di diverso sia rispetto ai monocromi e alle estroflessioni della pittura oggetto, che rispetto alla Pop art romana, e questa intuizione è stata premiata dal mercato con ottimi risultati di vendita. C'è, infatti, un ritorno a valori pittorici più tradizionali, non tanto intesi come Novecento, ma come pittura informale degli anni 50-60, sia italiana che francese. Si veda a tale proposito anche il record per Pierre Soulages daSotheby'sa Londra (6,1 milioni di euro, ndr)”.
Il trend. “L'Informale ha vissuto un'ascesa tra il 2005 e il 2008, per poi essere rimpiazzato da espressioni come la pittura oggetto e fenomeni di riscoperta come la Pop art. Ora questi artisti hanno raggiunto quotazioni molto alte e sono stati oggetto di speculazioni, ma nell'ultimo anno hanno subito una frenata” spiega Rizzi. Il lotto di apertura dell'asta, un olio su tela di Emilio Vedova del 1959, «Tensione, N. 4 V», è stato venduto per 792.500 euro rispetto ad una stima di 150-200mila euro, stabilendo un nuovo record mondiale per l'artista veneziano. “Il precedente record era del 2008 – prosegue Rizzi, – lo abbiamo migliorato non di moltissimo, ma è significativo perché è stato realizzato per un artista che in questo momento non è oggetto di speculazioni o di operazioni di mercato, bensì perché si trattava di una bella opera con datazione molto significativa e una storia di esposizioni e pubblicazioni coeve alla realizzazione dell'opera. Un elemento importante per un artista come Vedova, la cui fondazione negli ultimi anni è stata oggetto di confusione, e per il quale non vengono rilasciate più autentiche e certificati, per cui c'è un grosso gap tra le opere che hanno documentazione coeva e quelle che hanno solo l'autentica che attesta la data”. L'opera è stata aggiudicata ad un'importante collezione europea. “Abbiamo avuto moltissimo interesse da quattro continenti” racconta Rizzi. “Prima dell'asta avevamo almeno dieci o dodici telefonate per l'opera e altre offerte scritte. È stata una sorpresa anche per noi: il proprietario era in sala e poco prima dell'asta lo avevo rassicurato dell'interesse e avevo ipotizzato 350-400mila euro di prezzo di martello, invece è stato di 650mila euro. La soddisfazione è stata grande, tanto che speriamo ci consegni per la vendita un altro bel Vedova che ancora conserva”.
Risultati. Nel complesso l'asta serale del 31 maggio ha totalizzato 8.348.329 euro con il 70% dei lotti venduti (la percentuale di venduto per valore non è disponibile) e 2.886.108 euro nell'asta diurna dell'1 giugno con il 64% dei lotti venduti. “Un'asta solida” l'ha definita Alessandro Rizzi.
Il Moderno. Quella di arte moderna, invece, con un totale di 3.247.204 euro e il 64% dei lotti venduti, non è stata tra le più brillanti della storia di Dorotheum. La sessione dello scorso novembre aveva dato risultati più alti grazie alla vendita di uno Chagall del 1924 che aveva superato il milione. Ma anche in questo caso il top lot è stato italiano: un bronzo di Marino Marini, il lotto di copertina, rappresentante un fantino scalzato da cavallo, quindi in una posizione di estremo equilibrio, che da una stima di 220-320 mila euro ha realizzato il prezzo di 405.600 euro. “Il comparto moderno soffre del fatto che l'arte italiana moderna intesa come Novecento attualmente fa grande fatica per un evidente cambio di gusto – spiega Rizzi. – A meno che non si vada su grandi capolavori, per il resto è molto debole, e questo si riflette sulle sessioni d'asta”.
Le riscoperte. Quali sono, invece, i movimenti artistici italiani sottovalutati con potenziale di rivalutazione, e quelli che stanno già risvegliando interesse sul mercato internazionale? “Un fenomeno di recente riscoperta è l'Arte analitica – risponde l’esperto di Dorotheum –, quindi gli anni 70 con Griffa, Zappettini, Cotani, Cacciola, Marchegiani: artisti che non hanno ancora quotazioni alte, però appartengono ad un movimento omogeneo che potrebbe dare soddisfazioni. Inoltre noi abbiamo visto un interesse molto forte per i lavori di Spalletti: due opere in catalogo hanno raddoppiato le stime sulla scia di altri risultati di aste precedenti e sono state vendute a collezionisti internazionali per 81.250 e 137.200 euro, cifre degne di nota per l'artista. Personalmente credo anche che la Scuola del Pastificio con artisti come Nunzio, Tirelli, Bianchi e Pizzi Cannella possa fare un salto di qualità. Per quanto riguarda gli anni 80 e 90, mi sembra difficile che emergano fenomeni artistici o correnti considerati così importanti da essere inseriti in contesti internazionali”.
© Riproduzione riservata