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Riciclaggio sui capolavori, gli Usa aprono una inchiesta

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Riciclaggio sui capolavori, gli Usa aprono una inchiesta

«Dustheads» 1982 di Jean Michel Basquiat, top record da Christie's NY il 15 maggio 2013, per 48.843.750 $ dalla stima tra 25-35 milioni di $
«Dustheads» 1982 di Jean Michel Basquiat, top record da Christie's NY il 15 maggio 2013, per 48.843.750 $ dalla stima tra 25-35 milioni di $

Agli artisti e agli innamorati dell’arte questa storia non piacerà affatto e i fustigatori del mercato dell’arte troveranno argomenti per le loro invettive. La vicenda sicuramente richiama a riflettere sulla necessità di regole, presenti nel credito, aggirate in questo mercato dell’arte troppo finanziarizzato. L’affaire Jho Low, il finanziare malese coinvolto in un’indagine di riciclaggio di denaro negli Stati Uniti, pone sotto accusa l’art financing, cioè i finanziamenti con sottostante l’arte, che in alcuni casi ha “protetto” e “nascosto” operazioni di money laudering. Le accuse non sono rivolte solo alle banche d’affari, boutique come JPMorgan Chase & Co. – poco prima di essere indagato mister Low aveva chiesto in prestito oltre 100 milioni di dollari –, ma sfiorano anche le case d’aste, rinominate shadow bank. In breve mister Low con soldi distratti a un fondo statale malese ha acquistato arte in asta, ponendola poi a garanzia per ottenere liquidità dalle case d’asta. Vittime oltre ai contribuenti malesi, opere di artisti come Van Gogh, Monet, Basquiat, Fontana, Rothko e altri, i cui valori sono stati gonfiati.

Ma andiamo con ordine con una premessa: le case d’asta sebbene soggette alle leggi antiriciclaggio, non devono sottostare ai rigorosi obblighi di segnalazione del Bank Secrecy Act, dichiarando gli strumenti negoziabili oltre i 10mila dollari. La competizione per strappare ai venditori i capolavori milionari facilmente liquidabili rende la case d’asta aggressive: in asta il segmento delle opere valutate oltre il milione – pari al 57% del valore del mercato e all’1% del numero di scambi (Tefaf 2016) – è cresciuto del 400% dal 2005-2015 e del 1000% oltre i 10 milioni.

Gli obblighi delle case d’asta

La vicenda Low mette sotto la lente Sotheby’s, società quotata con obblighi di comunicazione, e anche la rivale Christie’s priva di questi obblighi. Secondo un portavoce di Christie’s, la casa d’asta non dispone di una divisione di Finance per concedere finanziamenti con garanzia arte, ma effettua un’attività di anticipo di denaro alla clientela che consegna le opere per l’asta, ponendo queste a garanzia. Insomma le somme concesse da Christie’s non sono prestiti, ma anticipi della durata da tre a nove mesi per oltre i 10 milioni di $ e fino alla copertura del 50% della stima minima del collaterale, concessi solo in possesso dell’opera. Negli ultimi anni Christie’s ha concesso anticipi per somme tra 50 e 100 milioni di dollari. Sotheby’s, al contrario, in questi ultimi anni ha ampliato il suo modello di business al segmento Finance che opera in prevalenza a leva con ricavi in decisa crescita: sono triplicati i valori dei prestiti a 682 milioni di dollari e nel 2015 ha modificato il contratto con le banche per la linea di credito, salendo da 485 milioni a circa 1 miliardo al fine di aumentare la sua capacità di indebitamento del Finance. La nuova linea di credito revolving è stata concessa dalle banche, tra cui JP Morgan e HSBC Holdings Plc.

La causa del Governo Usa

Torniamo all’azione del governo Usa contro la condotta criminale di mister Low: per ottenere in prestito 107 milioni di $ ha dato in garanzia a Sotheby’s 17 opere nel 2014 del valore compreso tra 191,6 e 258,3 milioni – emerge nella denuncia del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti presentata il 20 luglio –, nel tentativo di recuperare oltre 1 miliardo di asset presumibilmente sottratti dal fondo malese 1Malaysia Development Berhad (1MDB). Il fondo, istituito nel 2009, aveva lo scopo di trasformare Kuala Lumpur in un centro finanziario con investimenti strategici attraverso emissioni di obbligazioni di Goldman Sachs. Il fondo ha attirato l’attenzione nei primi mesi del 2015 dopo che sono saltati i pagamenti per alcuni degli 11 miliardi di $ verso banche e obbligazionisti.

Acquisti di capolavori

Il Dipartimento di Giustizia Usa sostiene che 3,5 miliardi sono stati oggetto di appropriazione indebita da 1MDB. Nella denuncia risultano trasferiti più di un miliardo di fondi sottratti negli Stati Uniti utilizzando società di comodo e conti bancari del cliente (Low) al fine di finanziare acquisti immobiliari, la produzione del film «The Wolf of Wall Street» e l’acquisto di capolavori – gran parte conclusi dalla Tanore Finance Corp. fondata da Eric Tan – attraverso il conto presso la Falcon Private Bank Ltd di Zurigo dove venivano convogliati i miliardi dirottati dalle casse del fondo 1MDB. Tanore ha aperto un conto presso Christie’s nel maggio 2013, nel corso di due mesi ha acquistato sette opere per circa 137 milioni di $, con denaro che da Falcon Bank veniva trasferito su un conto presso JPMorgan intestato alla casa d’aste, oltre a due opere in asta a beneficio della Fondazione Leonardo Di Caprio (interprete del film). Tanore ha anche acquistato da Christie’s nel maggio del 2013 «Dustheads» di Jean-Michel Basquiat per 48,8 milioni di dollari, prezzo record e ben al di sopra della stima tra 25-35 milioni. Gli acquisti sono proseguiti, per 79,5 milioni altre due opere finiscono in portafoglio: «Untitled (giallo e blu)» di Mark Rothko e «Concetto spaziale, Attese» di Lucio Fontana, in una transazione privata da Christie’s – secondo la denuncia, – cui si uniscono altre opere, tra cui un disegno di Vincent Van Gogh e due dipinti di Claude Monet.

Opere come bancomat

Nel marzo 2014, Low ha richiesto un altro prestito, ottenuto un mese dopo dalla Financial Services di Sotheby’s con sottostante a garanzia «Dustheads», il disegno di Van Gogh e 15 altre opere, secondo il Dipartimento di giustizia. Il finanziamento è stato ottenuto per la Triple Eight Ltd, entità con sede alle Isole Cayman interamente controllata da Low. Sotheby’s ha dichiarato che la domanda di prestito era conforme, ma ora la casa d’asta sta cooperando con l’inchiesta del governo Usa e sta limitando le sue operazioni di finanziamento con arte come sottostante. La decisa crescita del mercato dell’arte ha “trasformato” il business: Sotheby’s e altre boutique finanziarie hanno sostituito le banche nella concessione di prestiti per milioni di dollari al di fuori del sistema finanziario regolamentato, pratica che alimenta le preoccupazioni che questi finanziamenti facilitino il riciclaggio di denaro.

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