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L’Associazione Shimamoto ha una casa grazie alla Fondazione Morra

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libri e archivi d’artista

L’Associazione Shimamoto ha una casa grazie alla Fondazione Morra

Giuseppe Morra, fotografato da Fabio Donato con alle spalle un'opera di Shozo Shimamoto
Giuseppe Morra, fotografato da Fabio Donato con alle spalle un'opera di Shozo Shimamoto

A quattro anni dalla morte, la Fondazione Morra celebra Shozo Shimamoto (Osaka, 1928 – 2013), dando sede, nel settecentesco Palazzo Spinelli Tarsia a Napoli, all'Associazione Shozo Shimamoto che si configura sia come spazio permanente di esposizione sia come sede dell'Archivio dell'opera dell'artista giapponese protagonista del movimento d'avanguardia Gutai, fondato negli anni 50, che ha sovvertito l'idea tradizionale dell'arte giapponese floreale e decorativa. Shimamoto, definito dai Morra: «il giovane giapponese arrabbiato del secondo dopoguerra», mediante bombardamenti, dripping, tagli e buchi della tela e la messa al bando del pennello, ha fatto un uso spregiudicato dei materiali enfatizzando il gesto e l'evento artistico fino a sconfinare nella spettacolarità e nel rito degli happenings.
L'Associazione Shozo Shimamoto è stata costituita nel 2006, con sede in Italia e Giappone, da Fondazione Morra in accordo con l'artista ancora in vita. «Siamo il trait d'union tra tutti coloro che posseggono le opere del maestro - spiega Giuseppe Morra ad Arteconomy24 - e un punto di riferimento per le istituzioni che intendono conoscere i lavori più importanti per mostre pubbliche. Abbiamo l'autorizzazione a svolgere attività di autenticazione delle opere, assieme agli eredi che, dopo la morte di Shozo Shimamoto, sono entrati a far parte dell'associazione e con cui siamo in continuo contatto anche tramite il nostro coordinatore giapponese, Andrea Mardegan, che oltre ad essere stato a stretto contatto con l'artista, mantiene i contatti di ricerca con varie istituzioni a livello mondale».

L'esposizione permanente. La prima fase dell'esposizione permanente della sede, che sarà inaugurata a Napoli il prossimo 15 dicembre, comprende 30 grandi opere, tra sculture e pitture. «Ma sono circa 200 le opere di Shozo Shimamoto a nostra disposizione - continua Giuseppe Morra - per mostre ed eventi di interesse culturale. Le attività dell'Associazione saranno infatti molteplici, tenendo conto che il gruppo Gutai ha avuto una forte riscoperta storico-artistica negli ultimi dieci anni e che l'attività attorno ad esso e ai singoli maestri è ancora tutta da sviluppare. Quali sono i lavori di Shozo Shimamoto maggiormente apprezzati dai collezionisti? Quelli degli anni 60e 70, quelli della serie «Whirlpool» e attualmente c'è grande interesse per l'ultima produzione realizzata in Italia».

L'Archivio. Nato altresì nel 2006 contemporaneamente alla costituzione dell'Associazione Shozo Shimamoto, attualmente comprende 1.800 opere uniche, per la prima volta identificate e archiviate, sulle circa 2.000 costituenti il corpus artistico del maestro appartenenti per la maggior parte a istituzioni pubbliche e a importanti collezioni private. Un delicato lavoro di archiviazione e autenticazione che annovera, nel comitato di expertise dell'Associazione, Achille Bonito Oliva, Giuseppe Morra, Andrea Mardegan, Lorenzo Mango, Romano Gasparotti, Hitomi Shimamoto e, come membri del consiglio direttivo, Laura Montanari, Giuseppe Morra, Hitomi Shimamoto, Hiroko Loco e Takashi Shimamoto. I mezzi economici e di finanziamento a sostegno dell'Archivio provengono dalle quote associative, dai diritti di autentiche e archiviazione, oppure da sponsor.

Shozo Shimamoto in asta. Nel 2017, per Shimamoto i prezzi più alti di aggiudicazione sono stati a Hong Kong. Il 2 aprile da Sotheby's, «Explosion 64-1», 1964, è stato aggiudicato per 2.050.488,00 di euro, mentre il 27 maggio da Christie's, «Black Wirlpool», 1965, è stato aggiudicato per 1.664.600 euro. Il suo mercato, che oscilla tra 10mila e 50mila dollari, si muove tra Asia, Usa ed Europa e il suo turnover nel 2017 è schizzato a 5,5 milioni di dollari con 20 lotti e un invenduto del 36,7%,

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