Un'enorme architettura in cartone costruita e poi distrutta da tutta la comunità è stato il simbolo di #menouno, la festa con cui Matera ha voluto celebrare il 19 e il 20 gennaio l'avvio del conto alla rovescia verso il suo anno da Capitale Europea della Cultura.
La scultura, ideata dall'artista visivo Olivier Grossetête, è un monumento alla condivisione, un'opera fortemente simbolica che ricorda i valori alla base della candidatura di Matera e che rappresentano di fatto la sua peculiarità tra i modelli delle Capitali Europee della Cultura. Durante l'occasione sono stati anche presentati alla comunità i 27 Project Leader della scena creativa lucana che lavoreranno per tutto il 2018 ai progetti presentati nel dossier di candidatura ed equivalenti al 50% dell'intera programmazione culturale del 2019.
Si tratta di una scelta voluta e pianificata da tempo. Quando nel 2014 Alessandro Bollo e Joseph Grima insieme alla futura direzione artistica del comitato, tra cui anche Christopher Torch e Agostino Riitano, hanno iniziato a lavorare al dossier di candidatura sono stati subito messi a fuoco i valori di condivisione che hanno ispirato la realizzazione del programma Matera 2019.
Il documento, intitolato appunto “Open Future”, è un piano di lavoro aperto che intende costruirsi nell'arco dei sei anni (2014-2020) grazie al supporto dei moltissimi operatori nazionali e internazionali coinvolti, ma soprattutto grazie alla scena creativa lucana che è stata individuata come la vera protagonista della costruzione e produzione dei progetti.
Alla base di questa decisione, che rappresenta anche la grande innovazione apportata da Matera 2019nell'ambito della progettazione culturale, c'è l'idea di lavorare in un'ottica più macroscopica che sia in grado di sviluppare l'ecosistema creativo locale nel lungo periodo e sappia andare oltre il 2019.
Come dichiarato da Agostino Riitano, Project Manager Supervisor Area Cultura Matera 2019: “l'approccio proposto è stato pensato per generare un processo di co-creazione partendo proprio dai bisogni delle singole organizzazioni locali. Questo approccio ha determinato cinque temi di lavoro sostanziali: la dimensione europea, la componente artistica, il management, la produzione di output per il pubblico e la sostenibilità delle produzioni. Soprattutto, abbiamo lavorato avendo ben in mente la necessità di produrre output culturali non scontati e che potessero continuare a generare l'interesse dei cittadini nel lungo periodo, offrendo sostenibilità economica e sociale al progetto stesso”.
Un lavoro che guarda lontano. I 27 progettisti coinvolti, che al momento stanno lavorando sulla produzione di 20 progetti circa, hanno affrontato negli ultimi due anni un intenso percorso di capacity-building con tecnici, esperti internazionali e un camp residenziale in cui si è lavorato sulla creazione di una comunità di intenzioni.
Dei circa 50 milioni di euro messi a budget per la realizzazione di Matera 2019, la commissione di valutazione europea ha assegnato per questa fase di co-progettazione una somma di 5.672.000 €, ma che secondo il direttore di Matera 2019 Paolo Verri attiverà complessivamente risorse per un totale di 7.481.100 €. Oltre ai costi specifici di realizzazione dei progetti, che saranno coperti all'80% dalla Fondazione Matera-Basilicata 2019, questa somma servirà a erogare una serie di strumenti finalizzati alla crescita professionale e all'internazionalizzazione dei Project Leader e delle organizzazioni culturali coinvolte.
Tra gli strumenti messi a disposizione dalla Fondazione c'è il voucher da 2.000 € elargito per acquisire competenze utili alla stesura dei progetti esecutivi o il voucher ‘go and see', un ticket da 2.019 € offerto alle singole organizzazioni per partecipare alle manifestazioni europee, farsi ispirare e stringere partenariati con enti transnazionali. Anche grazie a questo strumento, ad oggi sono stati coinvolti circa 180 enti da tutta Europa raccolti in una mappa interattiva e in continuo aggiornamento su Open Street Map. Quest'ultimo è un esempio calzante della linea di comunicazione che si intende instaurare con chi non è addetto ai lavori, consentendo a tutti di partecipare all'evoluzione del progetto.
La co-progettazione e di seguito la co-produzione con la comunità locale è di per sé una sperimentazione nell'ambito della progettazione culturale: un processo su misura che ha tenuto conto delle esigenze degli operatori, degli artisti, delle organizzazioni e dei cittadini e che potrebbe essere non solo modello per tutte le altre Capitali Europee della Cultura, ma anche per i policy maker nella realizzazione di politiche culturali efficaci e sostenibili. Come ci spiega Agostino Riitano: “si tratta di una modalità che non standardizza l'approccio, ma crea insieme alla comunità, adattando ad essa anche il modello di gestione. Questa buona pratica che stiamo attuando a Matera si compone di un'interrelazione di tre temporalità: un input che è il processo di co-crezione, che nel nostro caso è stata la progettazione e la candidatura, un output che è il processo di co-produzione del programma quello che stiamo vivendo in questo momento e un outcome ovvero la consapevolezza della co-generazione degli impatti sul lungo termine in cui la comunità è attiva nello scegliere la direzione delle politiche culturali”.
Un intervento non solo infrastrutturale, ma che vuole trasformare il modo di essere comunità e di agire per il suo benessere. Un modello che già sembra aver avuto ricadute positive su tutto il territorio lucano con una crescita esponenziale degli arrivi nazionali e internazionali e un Pil che segna un +7,6%, staccandosi di 6 punti percentuali dalla media italiana, secondo il Rapporto Svimez 2017. Nonostante ciò, moltissime sono ancora i contenitori e le infrastrutture promesse che ancora devono essere realizzate, il cui mancato compimento rischia di vanificare gli sforzi di un'intera comunità d'intenti. Se Matera sarà un'occasione perduta o un modello da seguire e da esportare lo sapremo solo fra qualche anno, per ora non ci resta che aspettare l'arrivo del 2019.
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