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Libri e archivi d’artista

Parigi, nasce il Giacometti Institute. Parla la direttrice della Fondazione Catherine Grenier

Alberto Giacometti
Alberto Giacometti

La Fondation Alberto et Annette Giacometti di Parigi ha annunciato l'apertura, prevista per il 20 giugno 2018, del Giacometti Institute, un centro di ricerca che si dedicherà principalmente allo studio dell'opera di Giacometti e della scultura moderna e contemporanea. Verrà inaugurato nel quartiere di Montparnasse dove l'artista svizzero ha vissuto e lavorato per tutta la sua carriera e sarà diretto da Catherine Grenier, direttrice della Fondazione Giacometti. Avrà sede in un'antico hôtel particulier al numero 5 di rue Victor-Schœlcher, un indirizzo storico perché qui un tempo Picasso, per un breve periodo, aprì il suo atelier. Si tratta di uno spazio di 350mq, accessibile solo su appuntamento, al cui interno verrà ricreato lo studio dell'artista conservato nella sua interezza dalla sua vedova, Annette Giacometti (1923-1993) e fino ad oggi conservato dalla Fondazione.
“Il Giacometti Institute offrirà un ampio programma di ricerca volto a contribuire alla riscrittura della storia dell'arte attraverso nuove originali ricerche dedicate al periodo moderno - racconta ad ArtEconomy24 la direttrice Catherine Grenier. - Attraverso seminari e conferenze all'interno della School of Modernitiestenute da esperti, storici dell'arte e curatori, saranno presentati saggi originali che daranno un nuovo contributo alla storia dell'arte. Inoltre verrà stanziata una sovvenzione per sostenere la ricerca. Metteremo a disposizione una vasta biblioteca con importanti libri di storia dell'arte moderna e una serie completa di libri e recensioni d'arte su Alberto Giacometti, poiché la fondazione sta raccogliendo e conservando da anni ogni libro che menziona l'artista dagli anni Trenta ad oggi”.

Un biblioteca per ricercatori, studenti e amanti dell'arte.
“Abbiamo ideato e progettato l'Institute Giacometti come un centro dedicato alla storia dell'arte moderna a partire da Giacometti, ma che analizzerà anche i rapporti con i molti artisti con cui il maestro è entrato in contatto. Una sala permanente, o meglio un cabinet d'art graphique, presenterà la nostra vasta collezione di disegni, quaderni e sarà adibita a mostre temporanee che toccheranno aspetti molto specifici dell'opera di Giacometti.
Presenteremo, inoltre, per la prima volta la ricostituzione dello studio di Giacometti, con i mobili, gli strumenti di lavoro, diverse fragili opere in gesso e argilla, alcune delle quali mai esposte pubblicamente, e gli intonaci principali rimasti al interno dell'atelier sino alla sua morte”.

L'atelier parigino in cui lavorava Alberto Giacometti (Borgonovo di Stampa, 1901 – Coira, 1966) era un ambiente molto povero, che assomigliava più ad una tana o a un deposito nei ricordi di Giorgio Soavi, con attrezzi vari, molta polvere, giornali sparsi un po’ ovunque, sempre ingombro di disegni, sculture, come testimoniano anche le molte immagini in bianco e nero conservate dalla stessa Fondazione. Qui l'artista ha disegnato, dipinto e scolpito nel corso della sua vita i visi delle stesse persone.
Una celebre immagine in bianco e nero di Henrie Cartier-Bresson ritrae Giacometti mentre attraversa sotto la pioggia con il suo immancabile impermeabile tirato fin sulla testa, rue d'Alésia, una strada poco distante dal suo studio parigino di rue Hippolyte Maindron 46 in cui regnava la confusione della vita.
Fu tra le pareti di questo atelier che tra il 12 settembre e il 1 ottobre del 1964 James Lord, il giovane soldato americano appassionato d'arte, in 18 infinite sedute si fece ritrarre da Giacometti. Il ritratto, sempre rimasto nelle mani di James Lord, venne poi venduto tramite la casa d'aste Christie’s nel 2015 per 20.885.000 di dollari.
Il Giacometti Institute farà capo alla Fondation Alberto et Annette Giacometti di Parigi creata nel 2003, che possiede la più grande collezione al mondo di opere dell'artista svizzero, la più prominente raccolta di opere del maestro con oltre 5mila pezzi compresi 87 dipinti, 112 bronzi, 370 gessi, e centinaia di disegni.
Oggi la fondazione si trova al 3 bis di cour de Rohan, nel sixième arrondissement di Parigi, in un edificio che in origine fu acquistato da Annette Giacometti, vedova dell'artista.
Fu proprio Annette a volere la creazione della Fondazione avvenuta poi solo un decennio dopo la sua morte, nel 2003. Tra gli obiettivi della Fondazione, accanto alla promozione e alla tutela del lavoro di Giacometti a livello internazionale, vi è la conservare della collezione e la lotta alla contraffazione: “La Fondazione Giacometti si concentra sulla promozione e la tutela del lavoro di Alberto Giacometti - spiega Catherine Grenier. - Il nostro obiettivo principale è preservare l'ampia collezione che abbiamo ereditato. Abbiamo avviato una grande campagna di restauro che ha permesso di ampliare il numero di opere che possiamo ora presentare al pubblico. La Fondazione organizza e cura mostre in tutto il mondo in collaborazione con i più importanti musei e le principali istituzioni internazionali, specialmente in paesi dove le opere di Giacometti non sono mai state mostrate prima come Turchia, Cina, Corea, Canada, Qatar, Marocco, ad esempio. Attualmente stiamo collaborando con il Musée National des beaux-arts de Québece il Guggenheimdi New York e Bilbao per realizzare una grande retrospettiva del suo lavoro. La ricerca è un aspetto molto importante della fondazione; ogni mostra per noi è anche un'opportunità per sviluppare nuove ricerche. Disponiamo di 5mila opere tra cui molti disegni inediti e un archivio molto grande in cui c'è ancora molto da
scoprire”.
La Fondazione Giacometti è istituzione privata di interesse pubblico, che, per quanto sia riconosciuta dallo Stato francese, non riceve alcuna sovvenzione dallo Stato. Nel 2015, per autofinanziarsi, si è trovata nella condizione di vendere attraverso Sotheby's un tela di Joan Mirò che faceva parte della collezione di Giacometti e che l'artista spagnolo donò al maestro nel 1954 come segno di amicizia. Il dipinto, mai esposto prima di finire sotto il martello della case d'asta inglese, intitolato semplicemente “Peinture”, venne aggiudicato per 7.765.000 di sterline.
“La Fondazione Giacometti - prosegue la direttrice - è un'istituzione privata riconosciuta come di interesse pubblico francese. Ciò significa che può ricevere sponsorizzazioni da società private, ma non è finanziata dallo Stato. Dopo aver ricevuto un lascito dalla vedova Annette di Giacometti, la Fondazione detiene la sua parte di diritti dell'artista. Inoltre, le pubblicazioni e il merchandising rappresentano una ulteriore risorsa.”
Tra i compiti e gli obiettivi fondamentali della Fondazione vi è la lotta alla contraffazione. “La Fondazione Giacometti, attraverso il comitato scientifico composto da un gruppo di esperti incaricati di verificare l'autenticità delle opere, mira a pulire il mercato dalla contraffazione. Dobbiamo “sorvegliare il mercato” perché di tanto in tanto ci troviamo ancora ad affrontare il problema dei falsi. La gestione dell'archivio Giacometti è un fondamentale strumento per verificare l'autenticità delle opere che ci vengono sottoposte dai proprietari e dai collezionisti. Stiamo inoltre lavorando al «catalogue raisonnée» al fine di censire l'intera produzione dell'artista. Sconsigliamo pertanto l'acquisto di opere non accompagnate dal certificato di autenticità rilasciato dalla fondazione”.
La recente biografia pubblicata da Catherine Grenier attraverso lo studio di documenti inediti e nuove ricerche di archivio, ha ricostruito in modo vivido la vita affascinante e il percorso artistico di Giacometti. L'opera di Giacometti, è stata indagata in molti modi, anche accostandola ai grandi artisti del Novecento con cui lo scultore è entrato in rapporto. Nel 2016 il Musée Picasso di Parigi, in collaborazione con la Fondazione Giacometti, ha messo a confronto Giacometti con Picasso. Prossimamente, a partire dal 29 aprile, la Fondation Beyeler di Basilea metterà a confronto i dipinti e le sculture filiformi di Giacometti con i quadri e i trittici Francis Bacon. Il gallerista Ernst Beyeler nelle sue conversazioni con Christophe Mory, raccontò della sua profonda amicizia con Giacometti e di come riuscì a mettere a segno uno dei più grandi colpi di tutta la sua attività di mercante d'arte: l'acquisto di quella che ai tempi era ritenuta la più grande collezione di opere di Alberto Giacometti, una raccolta composta da 90 pezzi formata dal collezionista americano George David Thompson (1899 -1963). Ma la più importante retrospettiva del 2018 dedicata ad Alberto Giacometti sarà quella che il Solomon R. Guggenheim di New York, in collaborazione con la Fondazione Giacometti, organizzerà a partire dal prossimo 8 giugno sino al 12 settembre, che presenterà al pubblico oltre 175 sculture, dipinti e disegni del grande artista svizzero.

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