Le immagini dei soldati dello Stato Islamico che distruggono le statue e i bassorilievi del museo di Mosul e le mura di Ninive sono ancora vivide nella nostra memoria. Per cercare di porre fine a quel “cultural cleansing”, pulizia culturale, come definita dall'allora direttrice generale dell'UNESCO Irina Bokova, nel febbraio 2015, ilConsiglio di Sicurezza dell'ONU, avente mandato in materia di mantenimento della pace e sicurezza globale, ha adottato la Risoluzione 2199. Il Consiglio era rimasto immobile fino a quando il suo organo ausiliario, il Monitoring Team, non ha fornito le prove necessarie per stabilire un collegamento tra il traffico illecito di oggetti d'arte di provenienza irachena e siriana con il finanziamento del terrorismo, minaccia per la sicurezza mondiale. Il contenuto della Risoluzione, vincolante per i paesi membri, chiede alla comunità internazionale di fare gli “opportuni passi” per fermare i flussi illeciti di beni d'arte provenienti da Siria e Iraq.
Stop ai traffici illeciti. Ora la Siria ha ratificato laConvenzione dell'UNIDROIT sul traffico illecito di oggetti d'arte, seconda convenzione che ratificata dallo scoppio della guerra (l'altra sul doping nello sport), e questo avrà un impatto a livello internazionale, poiché potrà richiedere indietro quei beni che ad oggi vengono utilizzati per finanziare il terrorismo, beni che talvolta vengono veicolati, attraverso siti web e operatori del mercato dell’arte, anche se scambiati in buona fede.
Dal 2015 ad oggi abbiamo assistito all'intensificarsi di misure per la tutela del commercio lecito di beni d'arte tanto a livello internazionale quanto a livello europeo. L'Europa, che celebra l'anno europeo della cultura e lavora su un nuovo Regolamento all'importazione di beni culturali, riporta l'attenzione sull'importanza del bene d'arte sia come manifestazione dell'identità umana, sia come bene eccezionale che deve circolare legalmente fuori e dentro i confini europei. A livello internazionale il lavoro congiunto di UNESCO, UNIDROIT, UNODC, INTERPOL, OMD, ICOM ed altri partner sta portando i suoi frutti. Workshop e training delle forze dell'ordine, delle autorità di dogana, di militari, di magistrati e ufficiali ministeriali dei territori vittime di saccheggi ha permesso la sensibilizzazione verso le tematiche attinenti al traffico illecito.
La notizia del deposito dello strumento di adesione alla Convenzione UNIDROITdel 1995 presso il MAECI(Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale) con cui la Siria aderisce al trattato diffusa oggi dall'UNIDROIT, segna la fine di un'era. Come i musei americani sono soliti scandire il tempo in avanti, dopo la Convenzione UNESCO del 1970 sultraffico illecito, così sarà per la Siria con UNIDROIT. La Convenzione dell'UNIDROIT sui beni culturali rubati o illecitamente esportati prevede la restituzione dei beni d'arte sottratti o usciti illegalmente da uno Stato, anche se acquistati da un terzo in buona fede. Inoltre il trattato fissa un indice di diligenza che ogni acquirente di opere d'arte dovrebbe seguire, anche utilizzabile in giudizio come test processuale per provare il comportamento responsabile del compratore che agisca per l'ottenimento di un equo indennizzo. Per fare un esempio, le antichità siriane di provenienza illecita, approdate in Italia successivamente all'entrata in vigore della Convenzione UNIDROIT per la Siria e in vendita presso antiquari, Ebay, siti di aste online, etc. dovranno essere restituite al mittente. Le azioni di restituzione per furto o scavi clandestini si prescrivono in 50 anni dal momento in cui questi sono avvenuti e possono essere promosse tanto dallo Stato quanto dai privati.
Marina Schneider, funzionario giuridico di UNIDROIT, commenta l'adesione della Siria alla Convenzione ritenendola “un potenziamento della protezione del patrimonio culturale nazionale già garantita dalla ratifica della Convenzione UNESCO del 1970”. La Schneider ricorda quanto sia indispensabile un “approccio olistico alle Convenzioni culturali” e cita larisoluzione del Parlamento Europeocon cui si richiedeva agli Stati Membri Eu di ratificare congiuntamente i trattati UNESCO e UNIDROIT.
Questo gesto, proveniente da uno Stato dilaniato dalla guerra e depredato di quello che ha di più prezioso, insegna che è giunto il tempo di arrendersi dinnanzi alla consapevolezza che un mercato internazionale con un valore di quasi 50 miliardi di dollari, come quello dell'arte, è inevitabilmente un mercato in cammino verso la best practice e che la deregolamentazione può considerarsi sempre di più un privilegio perduto.
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